Oltre le ideologie: servono idee e programmi per vincere le elezioni presidenziali negli Stati Uniti

29 Ago 2024 14:44 - di Francesco Nicola Maria Petricone*

“La scelta non sarà tra partito democratico e partito repubblicano. La scelta questa volta sarà tra comunismo e libertà”. Scandisce bene le parole Trump, nel suo discorso da Detroit. Più volte ha fatto riferimento al pericolo rosso, che questa volta riafferma senza se e senza ma. Così anche la campagna elettorale per la Casa Bianca rispolvera gli stereotipi degli “ismi”. Come il nazismo di cui l’aggressore dell’Ucraina accusa il presidente Zelensky, usato per giustificare la guerra a quel paese. Ma è anche il “nazifascismo criminale, imperialista e golpista” dei suoi oppositori che Maduro ogni giorno sventola di fronte le telecamere della televisione di stato, per giustificarne la repressione. Quando si pensava che le democrazie occidentali contemporanee fossero ormai immuni dagli schemi politici del Novecento, ecco che il candidato ancora dato favorito per guidare per i prossimi quattro anni la società democratica numero uno al mondo rispolvera il passato. Quello che, per intendersi, si usava nel dopoguerra in Italia, alla Don Camillo e Peppone, rispolverato dal primo Berlusconi trent’anni fa, ogni tanto purtroppo ancora cavalcato da una parte dell’attuale minoranza da noi nei confronti del partito di maggioranza relativa del governo, guidato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Prosegue così la campagna elettorale oltreoceano, in questi giorni successivi alla convention nazionale del partito democratico, in attesa del secondo dibattito tra i candidati alla presidenza americana, il primo tra Trump e la Harris. Un segno di debolezza per il tycoon. A farlo capire è stata la Haley, tra una intervista televisiva a sostegno di the Donald e un viaggio a Taiwan per sostenere la candidatura di quel paese ad essere rappresentato alle Nazioni Unite. “Trump farebbe bene a smetterla di parlare della persona Harris, dei suoi ideali politici, e meglio a criticare la sua politica” ha detto la Haley “Attaccala sull’aumento delle tasse, sulla crisi ai confini, sulla debacle in Afghanistan” non sul fatto che sia comunista o meno. Perché se è vero, come è vero, che le donne afroamericane sono tornate a registrarsi per il voto di novembre per oltre il 175 per cento, è segno che quello che interessa loro sono i programmi e non i proclami. E loro certo non voteranno per Trump, se sventola lo spauracchio del comunismo della Harris. Se il vantaggio con Biden poteva essere rassicurante fino alla fine di giugno, ora Trump deve confermare di essere capace di interpretare il sentimento degli elettori come fece nel 2016, oltre gli stereotipi degli idealismi. Il rischio è altrimenti di apparire oggi sempre più come the DonOld, il vecchio, il superato ed è quello su cui i democratici continueranno a puntare. Cercando di avvicinare il loro rivale a Putin e a Maduro. Come già stanno facendo.

*Università Lumsa

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