Iran-Israele, Teheran apre a uno spiraglio: “Con la tregua a Gaza non attaccheremo”. Ma il nodo resta l’intesa

13 Ago 2024 19:49 - di Prisca Righetti
Iran-Israele

Iran-Israele, fonti da Teheran aprono a uno spiraglio: «L’Iran non attaccherà se dai negoziati scaturisce la tregua a Gaza». Il nodo degli accordi si attorciglia intorno alla ricerca di un’intesa tra Tel Aviv e Hamas, che sembra ancora in bilico e legata a un braccio di ferro alacremente in corso e al momento impaludata sulla presenza dell’Idf nella zona di confine con l’Egitto.

Iran-Israele, tutto ruota intorno all’accordo su Gaza

Non solo. Nel frattempo il diario di guerra di cui dà conto il Times of Israel aggiorna le ostilità in corso sulla Striscia di Gaza al lancio di due razzi mirati sul centro di Israele: uno di essi sarebbe finito in mare, al largo della costa di Tel Aviv. Mentre l’altro, secondo l’Idf, non sarebbe riuscito a oltrepassare il confine di Gaza. E così, mentre Hamas rivendica la responsabilità dell’attacco, i residenti della zona riferiscono di aver sentito un’esplosione. Durante l’offensiva, però, non sono risuonate sirene, dal momento che i razzi non erano diretti verso zone popolate.

Iran-Israele, fonti di Teheran aprono a uno spiraglio

L’ultima volta che Hamas ha lanciato razzi su Tel Aviv è stato a fine maggio. Oggi, poi, il nuovo attacco seguito dalla rivendicazione. E tutto mentre il leader dell’ufficio politico di Hamas Yahya Sinwar si dichiara «pronto per un cessate il fuoco». Obiettando contestualmente – secondo quanto riferisce in queste ore l’emittente all-news saudita Al-Sharq citando una fonte del movimento palestinese – sulla concreta possibilità di realizzarlo, con accuse indirizzate al governo israeliano. Governo a cui Sinwar addebita la responsabilità di voler «ostacolare e sabotare (i negoziati) quando si avvicina ad un accordo».

Ma è braccio di ferro sui negoziati tra Israele e Hamas

Sempre secondo la stessa fonte, allora, la posizione possibilista di Sinwar su un accordo godrebbe «del sostegno di tutti i membri dell’ufficio politico», concordi su un’intesa «che garantisca il cessate il fuoco. Il ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza, compresa la fascia di confine con l’Egitto. E il ritorno degli sfollati e lo scambio di prigionieri, fino alla ricostruzione di Gaza».

Secondo il Nyt Israele sarebbe «meno flessibile sui termini del negoziato»

Un punto su cui, a detta del New York Times, gli  israeliani sarebbero meno flessibili al tavolo delle trattative con Hamas. La testata d’oltreoceano, in un articolo rilanciato dal Jerusalem Post, racconta – sulla base di documenti contenenti valutazioni israeliane di fine luglio – di come i negoziatori israeliani sarebbero diventati meno inclini a un’intesa negli ultimi mesi riguardo i termini di un accordo con Hamas. Documenti da cui emergerebbe meno flessibilità rispetto allo scorso maggio.

Tutto si rinvia comunque a giovedì prossimo, d-day in cui è atteso l’inizio di un nuovo round di colloqui. La proposta israeliana di maggio, a differenza di quella di luglio, non prevedeva – si legge – che le Idf continuassero a controllare il confine sud di Gaza. E componenti della delegazione israeliana non escluderebbero la possibilità che i nuovi termini possano impedire ancora una volta il raggiungimento di un’intesa.

L’ufficio del premier, si legge ancora, ha risposto al quotidiano precisando di non mettere in discussione l’autenticità dei documenti, ma negando che lo stesso abbia aggiunto nuove condizioni. «La missiva del 27 luglio non introduce nuovi termini – si afferma –. Al contrario comprende chiarimenti essenziali per aiutare nell’attuazione della proposta del 27 maggio». Non solo: si insiste sul fatto che è stato «Hamas a chiedere 29 modifiche alla proposta del 27 maggio».

Ma il Wsj: “Sinwar disponibile alla tregua solo con lo stop alle operazioni a Gaza”

Così, in un continuo rimpallo di responsabilità e accuse, per l’ufficio di Netanyahu, il leader di Hamas Yahya Sinwar «è stato e resta l’unico ostacolo all’accordo sugli ostaggi». Intanto al Cairo proseguono i colloqui tra una delegazione israeliana e le controparti sulle “soluzioni” per la Philadelphi Route e il valico di Rafah tra la Striscia di Gaza e l’Egitto.

Per arrivare a un accordo, evidenzia ora il Wsj, restano da risolvere anche i punti che riguardano l’identità dei detenuti palestinesi in Israele che verrebbero rilasciati sulla base dell’intesa. L’identità e il numero degli ostaggi che verrebbero rilasciati. E la gestione della sicurezza per il Corridoio di Netzarim, che è controllato da Israele e taglia in due la Striscia di Gaza

E, evidenzia il Wsj, non è chiaro se un eventuale attacco dell’Iran (la minacciata “risposta” all’uccisione del 31 luglio a Teheran dell’ormai ex capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh) possa avere ripercussioni sui colloqui. Il giornale considera anche la scelta di Sinwar, “erede” di Haniyeh, come «un altro grande ostacolo» nei colloqui. E, conclude, la sua nuova posizione potrebbe mettere da parte gli esponenti di Hamas su posizioni più moderate nei colloqui.

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