I film cult sul Ferragosto: quella “maledetta” vena di solitudine che infrange gli stereotipi (video)
Tante le pellicole italiane ambientate nelle città deserte di Ferragosto con una sottile vena di malinconia. Le vacanze al mare con le grandi abbuffate in spiaggia, le grigliate chiassose in campagna e le “cocomerate” d’obbligo sono gli stereotipi che molti film hanno scardinato restituendo al contario un’aura di solitudine che attraversa il “dover essere”, l’obbligo di “fare qualcosa” il 15 agosto. E allora c’è l’imbarazzo della scelta per i “malinconici” di Ferragosto che vogliano accostarsai ad alcuni “cult” tra caldo, città vuote, negozi ‘chiusi per ferie’ e la solitudine di chi resta. Tra le pellicole italiane ormai classiche c’è ‘Il Sorpasso’ di Dino Risi, ‘Un Sacco bello’ di Carlo Verdone, ‘Caro diario’ di Nanni Moretti, ‘Ferie di agosto’ di Paolo Virzì con il recente sequel ‘Un altro Ferragosto’ girato a distanza di ventotto anni. ‘Una botta di vita’ con Alberto Sordi e ‘Pranzo di ferragosto’ di Gianni Di Gregorio: una commedia sulla terza età del 2008 molto delicata che offre diversi spunti di riflessione.
“Il sorpasso”
Tra i primi a raccontare la città svuotata e le imprevedibili avventure dei ‘sopravvissuti’ che restano, è stato uno dei film manifesto della commedia all’italiana: ‘Il Sorpasso’, diretto da Dino Risi, scritto con Ettore Scola e interpretato da due giganti del cinema: Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. E’ l’estate del 1962, nel giorno di Ferragosto, Bruno Cortona vaga per una Roma deserta a bordo della sua Lancia in cerca di sigarette e di un telefono pubblico. Non trovandoli, incontra Roberto, uno studente di giurisprudenza rimasto a casa per preparare gli esami. Dopo avergli concesso la telefonata, Bruno convince Roberto ad unirsi a lui. Un incontro fatale. La loro avventura inizia all’insegna della comicità: Roberto si troverà ad assecondare l’entusiasta Bruno che sembra volersi godere ogni secondo della giornata. I due sono esattamente uno l’opposto dell’altro: tanto serio Roberto quanto allegro e passionale Bruno. Le ore passano veloci in un susseguirsi di episodi tragicomici, fino all’epilogo inatteso e drammatico.
“Un sacco bello”
Un altro film consideraqto a torno un film “comico” datato 1980, sempre ambientato in una Roma deserta, è ‘Un sacco bello’: esordio alla regia di Carlo Verdone. Commedia italiana, pluripremiata, racconta le disavventure di tre personaggi: Enzo, Leo e Ruggero (tutti interpretati da Verdone), che a modo loro cercano di combattere la propria solitudine e ‘organizzare’ il ferragosto. C’è Leo Nuvolone, ingenuo e goffo ragazzo di Trastevere. Ossessionato dalla dispotica madre che lo attende a Ladispoli per trascorrere il Ferragosto. Per strada si imbatte in Marisol: una giovane turista spagnola in difficoltà che lo convince a ospitarla a casa, ad accompagnarla in giro per Roma e poi a organizzare una romantica cena in terrazza. Ma sul più bello piomberà in casa il fidanzato di lei. La colonna sonora di Ennio Moricone è struggente, la cornice eccellente.
Solitudine di Ferragosto
Enzo è un ragazzone quasi trentenne, che nasconde la sua solitudine dietro una falsa sicurezza e aneddoti improbabili. Convince il suo demotivato conoscente Sergio a partire per una vacanza, il giorno di Ferragosto, a Cracovia. Ma appena fuori città, questi avverte un fortissimo malore ed Enzo è costretto a portarlo in un ospedale, dove intrattiene infermieri e portantini con i suoi racconti mirabolanti. Il ricovero d’urgenza di Sergio per calcolosi biliare fa sfumare il viaggio. Enzo non si dà per vinto e si mette alla disperata ricerca di qualcuno con cui rimpiazzarlo.
Ruggero, un hippy svampito convinto di aver avuto un’esperienza mistica. Vive in ritiro in una comunità di Città della Pieve, dove si professa l’amore libero e il ‘distacco dal mondo materialistico’. Trovandosi a Roma con la sua ragazza Fiorenza, incontra casualmente suo padre, che invita i due in casa per una chiacchierata nel tentativo di convincere suo figlio a rientrare nei ranghi. Lì la coppia s’intrattiene con una bislacca terna di personaggi (un ambiguo sacerdote, un professore arrogante e moralista e il pignolo e logorroico cugino Anselmo) in quello che si trasforma via via in un surreale e patetico dialogo tra sordi.
“Pranzo di Ferragosto”: elegia ironica sulla terza età
Bellissimo e insolito è ‘Pranzo di Ferragosto’ commedia di esordio alla regia di Gianni Di Gregorio, che ne è anche sceneggiatore e interprete. I protagonista è Gianni, un uomo di mezz’età, figlio unico, che vive con sua madre in una vecchia casa nel centro di Roma. Tiranneggiato da lei, nobildonna decaduta, trascina le sue giornate fra le faccende domestiche e l’osteria. Il giorno prima di Ferragosto l’amministratore del condominio gli propone di ospitare in casa la propria madre per i due giorni di vacanza. In cambio gli scalerà i debiti accumulati negli anni sulle spese condominiali. Costretto ad accettare, Gianni si ritroverà in casa anche la zia dell’amministratore che non sa dove collocare. Gianni, travolto e annichilito dallo scontro fra i tre potenti caratteri, si adopera eroicamente per farle contente. Accusa un malore e chiama un amico medico che lo tranquillizza ma, implacabile, gli lascia la sua vecchia madre perché è di turno in ospedale. Gianni passa ventiquattr’ore d’ inferno. Quando arriva il sospirato momento del congedo però le signore cambiano le carte in tavola…
“Una botta di vita”
Una storia simile, con protagonista la solitudine degli anziani, era stata quella raccontata in ‘Una botta di vita‘, commedia del 1988 diretta da Enrico Oldoini, con Alberto Sordi. Siamo alla vigilia di Ferragosto, Elvio Battistini è un anziano che si ritrova solo a casa dopo che la sua famiglia è partita in vacanza per la Grecia, abbandonandolo in città. Destino che lo accomuna al coetaneo Giuseppe Mondardini, individuo solitario ma pieno di vitalità, proprietario di una Lancia Aurelia. I due decidono quindi di partire per Bordighera, ma finiscono per ritrovarsi a Saint Tropez, dove vivono avventure paradossali e tragicomiche.