Crosetto, dura replica al “Corriere”: “Noi veri amici degli ucraini. Mieli non ha approfondito le mie parole”
Lettera di Crosetto al Corriere. «Caro direttore affidabili, seri e saldi nell’azione a loro sostegno. Così ci giudicano gli ucraini, a partire dal loro presidente Zelensky». Con queste righe inizia la replica del ministro della Difesa Guido Crosetto al quotidiano di via Soferino. “Allo stesso modo ci giudicano i nostri alleati della Ue e della Nato. In primis gli americani. Esattamente il contrario dell’immagine che del governo italiano scaturisce l’editoriale di ieri (13 agosto, ndr) di Paolo Mieli».
Ucraina, Mieli sul “Correre della Sera” aveva definito l’Italia inaffidabile
L’editorialista e storico nel suo articolo di fondo aveva scritto: “Vatti a fidare dell’Italia come alleato. A fronte dello sconfinamento ucraino in territorio russo, l’Europa con una dichiarazione ufficiale ha sentenziato: «L’Ucraina ha diritto ad attaccare il nemico ovunque lo ritenga necessario». Gli Stati Uniti, tramite il portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha detto più o meno la stessa cosa: «Spetta all’Ucraina decidere in merito a questa offensiva». Pur se poi l’ha esortata a non spingersi troppo «oltre il confine». L’Italia se n’è apertamente dissociata». A suffragio della sua tesi Mieli riportava le parole del ministro della Difesa. «Che ha ribadito che mai arma italiana avrebbe sparato un sol colpo al di là del confine che divide l’Ucraina dal Paese invasore. E fin qui niente di nuovo- aggiungeva- restiamo nel tradizionale ipocrita distinguo tra uso «difensivo» e uso «offensivo» delle armi fornite alla resistenza ucraina”.
Crosetto risponde per le rime a Mieli (e al Corriere)
La replica di Crosetto è secca: si tratta di “un giudizio «poco ponderato», «strumentale». «Mi rivolgo ai lettori del Corriere, più che allo stesso Mieli, che non si occupa di guerra in Ucraina con la costanza e con la conoscenza, con le quali me ne occupo io. È certamente più facile discutere di questa grave questione senza conoscere tecnicamente la materia, ciò che accade ogni giorno, gli avvenimenti sul campo, le tattiche, le difficoltà, e l’evoluzione continua di un conflitto oramai endemico, diffuso e complesso», spiega il ministro. ”Se si vuole davvero del bene a questa nazione, su queste materie non si dovrebbe giudicare con un occhio di parte, o con il gusto della polemica per la polemica”.
Crosetto: “Dispiace che Mieli non si sia informato meglio sulle mie reali parole”
“Dispiace, continua Crosetto, che ”Mieli non abbia avuto modo di informarsi meglio sulle mie reali parole. Avrebbe scoperto che io ho spiegato, subito, di fronte a chi parlava di aggressione, che l’attacco ucraino non è un’invasione ma una tattica difensiva: un modo per allentare la tensione in Ucraina, costringere i russi a spostare i propri uomini in Russia; che si pone l’obiettivo di ottenere un maggiore equilibrio sul campo; di trovarsi più forti davanti a un futuro, auspicabile, tavolo di pace. Non è difficile comprendere le motivazioni che hanno spinto all’attacco in quella zona o quale sia il potenziale obiettivo della manovra. Come ho già avuto modo di dire (bastava cercarlo su Google) è stata una mossa razionale, con una logica sia di tecnica militare che di politica militare”.
“Giudizi grossolani sui rimproveri della Meloni…”
Per Crosetto ”è difficile accettare i giudizi espressi in modo grossolano; che sfociano in assurde provocazioni, maligne ricostruzioni di una Meloni che mi avrebbe chiamato per rimproverarmi. Se ho espresso un giudizio sulla tattica ucraina è perché è mio obbligo interrogarmi: per chiedermi se questa scelta aiuti o indebolisca la causa ucraina. Gli amici, i veri amici, non dicono sempre hai ragione. Il loro compito è aiutare a riflettere. E noi siamo veri amici degli ucraini. Non sostenitori di maniera, o per ossequio al politicamente corretto, come molti ne abbiamo visti in questi anni”.
Ancora: Mieli si dice “stupito che Mieli non capisca il ragionamento sull’invasione o sull’utilizzo delle armi italiane sul suolo russo. Un ragionamento complesso che non pone un distinguo rispetto al giudizio, alla scelta di con che parte stare”. Quando si parla di utilizzo di armi italiane sul suolo russo “qualcuno pensa a cose generiche su cui dare un giudizio generico sulla base di ciò che fanno altre nazioni, io no. Io so di cosa si parla, di come si usano, di chi ne autorizza l’uso, come avviene ogni dinamica di decisioni e di utilizzo. Io conosco, così come conosco le norme italiane che lo regolano. Diverse da quelle di altre nazioni. Inadeguate probabilmente ad affrontare il momento che viviamo. Come ho avuto modo di dire in Parlamento e al Consiglio supremo di difesa”.