Cossiga, il picconatore che diede agibilità alla destra: la sua tesi su Bologna e le stragi irrisolte
Il 2010 moriva a 82 anni Francesco Cossiga, uno degli uomini politici più importanti del nostro dopoguerra. Ministro degli interni(dimissionario) durante il sequestro di via Fani, presidente del Consiglio durante le stragi di Ustica e di Bologna, presidente della Repubblica dopo Pertini e capace di picconare un sistema che, dopo la caduta del muro di Berlino, stava andando a pezzi.
Cossiga e via Fani
Ministro degli interni del governo di unità nazionale guidato da Andreotti, Francesco Cossiga soffrì tantissimo per la strage di via Fani e il sequestro dell’amico Aldo Moro. Si dimise il giorno stesso della strage, annunciando che sarebbe rimasto in carica fino al ritrovamento del presidente della Dc. Non si perdonò mai l’omicidio dello statista barese.
Bologna e la strage “fascista”
Da presidente del Consiglio dovette affrontare le due stragi di Ustica e di Bologna. Sulla prima resse per tanto tempo l’ipotesi dell’incidente, mentre sulla seconda fu proprio l’allora primo ministro a dire che si trattava certamente di una matrice “fascista”. Più tardi lo stesso Cossiga chiederà scusa al Msi, che aveva anche tirato in ballo come partito collaterale, affermando che l’evento bolognese era stata la conseguenza del “lodo Moro”, l’accordo che l’Italia avrebbe stretto con i palestinesi e che permetteva loro di transitare con le armi nel nostro Paese in cambio dell’impegno di esonerare la nostra Nazione da qualsiasi attentato. Disse ancora, però, che “la verità non sarebbe mai venuta a galla”.
Gli anni al Quirinale
Eletto da presidente del Senato al Quirinale il 1985, Cossiga, dopo la caduta del muro di Berlino, interpretò il suo ruolo in chiave presidenzialista. Attaccò il Pci ma non risparmiò nemmeno il suo partito di origine, la Dc. Fu sottoposto ad impeachment dal Pds, nato dalle ceneri di Gramsci, ma le Camere respinsero l’accusa di avere violato la Costituzione.
Il suo stile provocatorio
Secondo molti era bipolare(ma ovviamente non era affatto “matto” come confermato da tanti psichiatri). Nominò Indro Montanelli senatore a vita, insieme a Giovanni Agnelli, ricevendo dal grande giornalista toscano il rifiuto. Fu anche il promotore, con un gruppo di fuoriusciti di centrodestra, del governo D’Alema, che per lui rappresentava una sorta di sdoganamento postcomunista.
Provocatore intelligente, è considerato insieme a Giulio Andreotti il depositario dei grandi segreti italiani e il custode di un atlantismo che in Italia prese anche la forma di Gladio, l’organizzazione militare costruita nel dopoguerra per fronteggiare un’eventuale colpo di stato comunista.
Parente di Segni e Berlinguer
Sassarese, figlio di un notabile massone e di una cattolica, Cossiga era cugino sia di Antonio Segni, suo predecessore al Quirinale, che di Enrico Berlinguer, segretario nazionale del Pci.