Bolkenstein, “sciopero gentile” dei balneari per 2 ore. E Repubblica scopre la categoria sempre snobbata

9 Ago 2024 15:55 - di Elsa Corsini

Non una serrata pesante. Tra ombrelloni chiusi, flash mob in mare e brindisi in spiaggia (come a Rimini) per due ore (dalle 7,30 alle 9,30) i balneari hanno scioperato per sollecitare  il governo a dare una risposta normativa entro la pausa estiva dell’annosa questione delle concessioni degli arenili. Che una direttiva Ue, la Bolkenstein, vorrebbe mettere a bando tra tutti i paesi membri rischiando di mettere in ginocchio  i piccoli e storici gestori italiani.

Balneari, sciopero soft per premere sul governo

La manifestazione nazionale ha coinvolto diverse zone costiere della penisola e delle isole del Paese. In una nota, il presidente di Fiba Confesercenti, Maurizio Rustignoli parla di “una grande adesione, al di sopra delle aspettative”. La maggiore partecipazione alla protesta – secondo i sindacati – si è avuta in Liguria. A Rimini, invece, i bagnini hanno scelto una rivendicazione dolce con un brindisi e i calici alzati insieme ai turisti all’ora di pranzo. Così, a scorrere l’arenile riminese gli ombrelloni appaiono aperti come ogni giorno.

Il Codacons parla di flop inaspettato

La pensa diversamente il Codacons che parla di flop. “Il numero dei lidi che hanno chiuso nelle due ore di sciopero è inferiore alle aspettative e la protesta non ha raggiunto i risultati sperati”, si legge in una nota. “Al di là delle istanze della categoria, che chiede giustamente certezze sul proprio futuro, proclamare scioperi nel bel mezzo della stagione estiva si conferma una scelta sbagliata, bocciata sia dai consumatori sia dagli stessi gestori.” Qualcuno lo chiama “sciopero gentile”, come il concessionario dello stabilimento Belsito ad Ostia.

Nel mirino la direttiva Bolkenstein sulle concessioni

Il nodo resta la procedura di infrazione europea che pende sull’Italia, accusata di non aver ancora fatto partire le gare sulle concessioni prevista dalla Bolkestein. La riassegnazione deve avvenire entro la fine di quest’anno, ma mancano all’appello criteri nazionali. Tra i più attivi il deputato di FdI di Lucca, Riccardo Zucconi che ha presentato una proposta di legge per gli indennizzi ai concessionari uscenti. “Il no dei giudici europei sulla base dell’attuale Codice della Navigazione non pregiudica la legge sugli indennizzi alla quale sta lavorando il Parlamento, che punta proprio a modificare l’articolo 49 del testo”, ha spiegato.

L’impegno storico di FdI a tutela delle imprese italiane

FdI farà di tutto per negoziare con l’Europa a tutela della categoria., fa sapere l’eurodeputata Elena Donazzan. “È  necessario un approccio prudente e collaborativo per preservare in questo particolare periodo dell’anno il legittimo interesse dei consumatori. Il governo Meloni non si è ancora espresso con un provvedimento ad hoc perché sta negoziando con l’Unione europea le migliori tutele per i concessionari uscenti con la richiesta di indennizzi per le strutture inamovibili, affinché anni di investimenti non vengano vanificati”.

Il governo in ‘trattativa’ con la Ue

Sul tavolo  dunque – come spiega anche il ministro Matteo Salvini – prelazione e indennizzi per i balneari. “Poi, vinca il migliore. Ma occorre l’ok dell’Europa”. Il tema – dice il viceministro alla Giustizia, Paolo Sisto, “è quello di trovare una posizione di mediazione tra le giuste esigenze degli imprenditori e le regole europee”. Fa effetto che certa stampa, Repubblica in prima fila, da sempre indifferente alla causa dei balneari oggi, pur di alimentare la crociata contro il governo, si scopre alleata della categoria, sempre snobbata. Il giornale diretto da Molinari non si smentisce e titola in prima pagina “”Voltafaccia balneare” dedicando due pagine allo sciopero parlando di “via stretta della Meloni”.

Il Pd cavalca la protesta contro le bugie della destra

Neanche a dirlo il Pd si tuffa nella protesta. “Sulle concessioni balneari sta crollando il castello di bugie della destra costruito negli ultimi anni. Sarebbero dovuti andare a Bruxelles a chiedere la disapplicazione della direttiva Bolkenstein, e invece sono vittime della loro propaganda”, dicono al Nazareno. Il radicale Riccardo Magi conferma la linea della deregulation, invoca le gare, e parla delle concessioni “come una regalia della politica  in cambio di voti”.

 

 

 

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