Ucraina, giallo su un piano segreto contro Mosca. La Russia chiama gli Usa: “Attenzione”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intende elaborare un piano d’azione per raggiungere la pace in Ucraina entro la fine di novembre 2024. “Ho assegnato un compito in questo senso alla mia amministrazione e alla nostra squadra diplomatica. Penso che il piano sarà pronto per la fine di novembre”, ha dichiarato Zelensky in un’intervista alla televisione pubblica giapponese Nhk. Da Mosca, invece, è stato fatto sapere che la Russia non alcuna intenzione di discutere un negoziato di pace presentato dall’Ucraina. A chiarirlo è stato il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, commentando la visita del suo omologo ucraino, Dmitry Kuleba, in Cina. Intanto dagli Usa rimbalza la notizia di un presunto piano segreto ucraino intercettato dalla Russia, che avrebbe chiesto e ottenuto un altolà da Washington.
Zelensky annuncia un piano per raggiungere la pace “entro novembre”
Secondo Zelensky i fattori decisivi del piano saranno il rafforzamento dell’esercito ucraino, la pazienza, il sostegno all’Ucraina – in primo luogo degli Stati Uniti – e la pressione diplomatica internazionale sulla Russia. Il presidente ucraino ha poi detto di aver ricevuto proposte non ufficiali per congelare il conflitto, ma ha sottolineato di non poterle accettare. Zelensky ha inoltre aggiunto che la base del piano d’azione sarà la questione dell’integrità territoriale dell’Ucraina e che questo argomento sarà discusso in modo sostanziale con i Paesi interessati.
Mosca: “Noi ai piani di Zelensky. La posizione cinese non è cambiata”
Le dichiarazioni di Zelensky arrivano all’indomani dell’importante visita di Kuleba a Pechino, che ha fatto sperare nella volontà della Cina di assumere un nuovo ruolo diplomatico rispetto al conflitto. Una possibilità rispetto alla quale Mosca ha voluto mettere le man avanti. “Wang Yi (il ministro degli Esteri cinese, ndr) ci ha raccontato come sono andate le sue conversazioni con Kuleba, e abbiamo ritenuto che la posizione cinese rimane invariata” ovvero quella “di concentrarsi sulle cause profonde del conflitto ucraino”, ha detto Lavrov dal Laos dove si trova per la riunione dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico.
“La posizione cinese è formulata molto chiaramente nei loro documenti: si può parlare di preparare una conferenza di qualche tipo, una sorta di evento multilaterale solo se i parametri e le condizioni per la convocazione dell’evento sono accettabili per tutte le parti e solo se tutte le iniziative disponibili sono messe in agenda”, ha detto Lavrov, secondo quanto riferito dall’agenzia Tass. “Si tratta – ha proseguito – di un rifiuto diretto di lavorare solo sulla base della ‘formula di pace’ di Zelensky, che è una formula utopica e illusoria che non si realizzerà mai. Tutti se ne sono già resi conto, anche se per inerzia l’Occidente sta ancora cercando di menzionarla come un ultimatum”, ha sostenuto il ministro degli Esteri di Mosca, aggiungendo che “tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno raggiunti, non esiste alcun dubbio”.
L’indiscrezione del Nyt sul “piano segreto” dell’Ucraina contro la Russia
Secondo quanto riferito dal New York Times, inoltre, il nuovo ministro della Difesa russo Andrei Belousov il 12 luglio avrebbe chiamato il segretario alla Difesa Usa Lloyd J. Austin per chiedergli conto di un’operazione segreta dell’Ucraina contro la Russia, con la “benedizione” di Washington. Belousov avrebbe chiesto conferma del coinvolgimento del Pentagono nel complotto, avvertendo sul potenziale inasprimento delle tensioni tra Mosca e Washington. Sul quotidiano Usa si legge che i funzionari del Pentagono sono stati sorpresi dalle accuse, non essendo a conoscenza di alcun complotto di questo tipo. Ma qualsiasi cosa Belousov abbia rivelato, hanno riferito tre funzionari al Nyt, è stata presa abbastanza sul serio da indurre gli americani a contattare gli ucraini e a dire, in sostanza, “se state pensando di fare qualcosa del genere, non fatelo”. Tanto i funzionari russi, quanto quelli ucraini avrebbero rifiutato di commentare la vicenda.