Meloni: “Il no a von der Leyen scelta di coerenza. L’Italia mantiene un ruolo centrale in Europa”

18 Lug 2024 19:01 - di Annamaria Gravino
meloni von der leyen

Una scelta di coerenza, che non compromette il ruolo dell’Italia e non inficia la collaborazione con Bruxelles. Giorgia Meloni è intervenuta sulla scelta di FdI di non votare per la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea con un videomessaggio da Oxford, dove si trova per il vertice della Comunità politica europea. “Siamo rimasti coerenti con la posizione espressa nel Consiglio europeo di non condivisione del metodo e del merito”, ha spiegato, chiarendo che “questo non comprometterà la collaborazione che il governo italiano e la Commissione europea hanno già dimostrato di saper portare avanti su molte materie, come ad esempio la materia della migrazione”.

Meloni: “Da FdI una scelta di coerenza, non compromette i rapporti tra governo e Commissione”

“Voglio approfittare comunque per fare gli auguri di buon lavoro” a von der Leyen, ha proseguito Meloni, sottolineando di non avere “ragione di ritenere che la nostra scelta possa in alcun modo compromettere il ruolo dell’Italia nella Commissione”. “L’Italia – ha rivendicato il premier – è un Paese fondatore, la seconda manifattura, la terza economia d’Europa, con uno dei governi più solidi tra le grandi democrazie europee. Ed è sulla base di questo e solo di questo – ha concluso – che si definisce il peso italiano”.

Nasce la “minoranza Ursula”: eletta col voto degli sconfitti

Ursula von der Leyen è stata confermata presidente della Commissione Ue con 401 voti. Si tratta della somma matematica dei partiti che fin da subito hanno fatto blocco per sostenerla: Ppe, socialisti e liberali di Renew. C’è un però: in corso di seduta per la votazione anche i Verdi hanno annunciato che l’avrebbero votata, e i Verdi hanno 53 voti. Dunque, von der Leyen, pallottoliere alla mano, avrebbe dovuto avere dalla sua oltre 450 voti. Ma così non è stato. Se ne deduce che senza la stampella dei Verdi la presidente non sarebbe arrivata neanche alla maggioranza richiesta di 361 voti, impallinata dal voto segreto dei franchi tiratori; che in Europa c’è un fronte che ancora una volta ha pensato di poter vincere facendo somma delle sconfitte. Più che una nuova maggioranza Ursula, si è delineata una minoranza Ursula. Per parte italiana anche la Lega se n’è tenuta fuori. Ma è soprattutto sul voto di FdI che si sono affastellati commenti e analisi, nonostante si tratti di un voto rispetto al quale c’è poco da spiegare: FdI era stata molto chiara sia sull’impossibilità di trovarsi in maggioranza con la sinistra sia sul fatto che le linee programmatiche sul Green deal sarebbero state centrali nella sua valutazione.

La stampella dei Verdi per mantenere lo status quo

Le parole di von der Leyen nel discorso e l’endorsement dei Verdi hanno reso evidente la linea scelta dalla presidente: la conferma di uno status quo che, come ha sottolineato anche Meloni, è sia di metodo che di merito. E che tradisce l’istanza di cambiamento presentata dai cittadini con il voto alle europee, che proprio ai Verdi ha assestato la mazzata più sonora.

Tradito il “messaggio di cambiamento” arrivato dalle urne

“Le scelte che sono state fatte in questi giorni, la piattaforma politica, la ricerca di un consenso a sinistra, allargato fino ai Verdi, che sono arrivati addirittura ad annunciare un loro voto a favore della presidente von der Leyen, hanno reso impossibile un nostro sostegno”, ha chiarito il capodelegazione di FdI all’europarlamento, Carlo Fidanza. “Riteniamo che non venga dato seguito a quel forte messaggio di cambiamento che è uscito dalle urne del 9 giugno, è che non viene recepito in alcun modo dagli impegni programmatici della presidente von der Leyen e dalla maggioranza che oggi l’ha sostenuta in quest’aula”, ha aggiunto, chiarendo che la decisione è stata assunta “in stretto contatto anche con il presidente Giorgia Meloni”.

Il messaggio di FdI: “Noi restiamo quello che siamo”

Questo non significa che sui singoli dossier FdI non possa collaborare con von der Leyen. Significa che la destra italiana è decisa a farlo da una posizione di coerenza che le dà forza e credibilità. “Noi restiamo quelli che siamo: moderati nei toni, ma estremamente fermi nei principi. Per noi votare a favore di von der Leyen avrebbe significato andare contro alcuni nostri principi”, ha detto il co-presidente di Ecr, Nicola Procaccini, sottolineando che von der Leyen si è “messa in mano ai più grandi sconfitti delle europee”, da Timmermans a Macron, passando appunto per i Verdi, e che questo  “racconta che qualcosa non ha funzionato”.

La conferma che arriva da Roma: l’Italia non è più il Paese dei “signorsì”

Si tratta di un approccio che, fino all’avvento del governo Meloni, è stato inedito per l’Italia in Europa. Come è un inedito il fatto che il primo partito di governo abbia votato contro la presidenza della Commissione. Ed è qui la vera rivoluzione portata dalla destra italiana in Europa: Roma ha smesso di essere capitale dei “signorsì” ed è finalmente diventata quella dell’interesse nazionale. Un cambio di passo che la sinistra continua non solo a non capire, ma a rifiutare. E di fronte al quale, non a caso, continua a gridare al rischio irrilevanza per l’Italia, quando ciò che accade è l’esatto contrario.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *