L’intervista. Zanettin : “Bene riforme Nordio, Toti vittima di abusi, stop alle intercettazioni sui giornali”
Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione giustizia al Senato, già membro laico del Csm, in un’intervista al Secolo affronta i temi dell’attualità della giustizia, partendo dal ddl Nordio appena approvato dalle Camere e toccando la vicenda di Giovanni Toti, il presidente ligure dimessosi venerdì scorso dopo le due ordinanze di custodia domiciliare.
Che ne pensa della riforma Nordio?
Il ddl Nordio, che è appena diventato legge, è un ottimo inizio, in chiave garantista, di un progetto di riforma della Giustizia più ampio, che per quanto mi riguarda deve comprendere anche la separazione delle carriere tra Pm e giudici, una riforma della carcerazione preventiva e una profonda revisione del sistema delle intercettazioni.
Sono particolarmente fiero che all’interno del provvedimento siano stati approvati dei miei emendamenti che vietano una volta per tutte le intercettazioni tra avvocato e cliente e garantiscono maggiore privacy alle conversazioni dei terzi estranei. Ma c’è ancora molto da lavorare.
E’ la prova di un un rapporto patologico tra potere giudiziario e politica. Di fatto i magistrati hanno imposto a Toti di dimettersi dalla carica di Presidente, nonostante egli fino ad oggi non abbia subito nessuna condanna e i reati di cui è accusato, presentino, oggettivamente, aspetti di incertezza interpretativa, alla luce della legge vigente sul finanziamento ai partiti. Toti aveva il diritto di essere processato restando in carica. Aver preteso le sue dimissioni per concedergli la libertà lo giudico in effetti un abuso.
Nessun regalo alla mafia! Questa accusa è del tutto priva di fondamento e pretestuosa, tant’è che tutti i nostri disegni di legge in materia escludono chiaramente limitazioni alle intercettazioni per reati di mafia e terrorismo. Ma non si può nemmeno accettare la logica secondo cui ogni reato è “mafioso”, solo perché potrebbe essere commesso anche da un mafioso. In materia confliggono due valori di rango costituzionale: il diritto ad investigare e punire i colpevoli, ma anche il diritto alla riservatezza delle conversazioni. Un significativo passo in avanti si potrà fare quando sarà approvato anche dalla Camera il mio disegno di legge, già votato dal Senato, sul sequestro delle smartphone, in cui si trova ormai conservato l’universo mondo dei cittadini.
Che fine ha fatto la riforma del Trojan?
C’è un mio disegno di legge in materia da tempo depositato al Senato. A suo tempo il ministro Nordio aveva chiesto di accantonarlo in attesa di un disegno di legge governativo. In una recente intervista al Messaggero il ministro ha ribadito che intende presentare tale riforma, per limitarne l’utilizzo ai reati di mafia e terrorismo. Aspettiamo con fiducia questa sua iniziativa.
Si continuano a pubblicare intercettazioni prive di reato: qual è la sua opinione?
Quando ho letto sui giornali le intercettazioni delle conversazioni in carcere tra il padre e Filippo Turetta sono inorridito e ho presentato subito una interrogazione al ministro Nordio. Tenuto conto che l’imputato era reo confesso e la dinamica dell’omicidio era chiara, quelle intercettazioni sono processualmente irrilevanti e dimostrano solo un intento voyeuristico, per esporre alla gogna mediatica i genitori dell’omicida. Dopo una prima fase, in cui si sono sprecate le critiche alla famiglia, ora sono intervenuti a stigmatizzare la pubblicazione delle intercettazioni anche il ministro Crosetto e il presidente dei giornalisti Bartoli.
Certo che si. Per questo abbiano voluto introdurre le cosiddette pagelle del magistrati. Fino ad oggi le valutazioni di professionalità erano positive nel 99 % dei casi, spesso accompagnate da aggettivazioni elogiative e ridondanti. Con le pagelle, il Consiglio Superiore della Magistratura potrà esprimere invece dei giudizi differenziati, premiando i magistrati davvero meritevoli. Ma la riforma continua a ricevere le critiche dei magistrati e il lavoro da fare è ancora tanto.