Il Tribunale Ue condanna Von der Leyen: scarsa trasparenza sui contratti da 2,7 mld per i vaccini Covid

17 Lug 2024 18:54 - di Giovanni Pasero

La Commissione Europea non ha concesso al pubblico un accesso “sufficientemente ampio” ai contratti di acquisto di vaccini contro il Covid-19: la condanna arriva dal Tribunale dell’Ue, in una sentenza relativa a cause intentate da eurodeputati e privati cittadini contro i numerosi e corposi estesi omissis apposti dalla Commissione ai contratti di acquisto relative ai contratti. L’infrazione riguarda in particolare le clausole dei contratti relative all’indennizzo, nonché le dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi dei membri della squadra negoziale per l’acquisto dei farmaci.

Scarsa trasparenza su contratti da 2,7 miliardi euro

I contratti (Apa, Advanced Purchase Agreement) sono stati stipulati tra la Commissione guidata da Ursula von der Leyen e alcune case farmaceutiche: complessivamente 2,7 mld di euro sono stati messi a disposizione per un ordine a fermo di 1 mld di dosi. Nel 2021, alcuni eurodeputati e privati cittadini hanno chiesto di accedere ai documenti, sulla base del regolamento, per assicurarsi che l’interesse pubblico fosse tutelato. L’esecutivo ha concesso un accesso parziale ai contratti, che sono stati pubblicati in versioni ampiamente oscurate, sicché gli eurodeputati e i cittadini hanno presentato al Tribunale dei ricorsi. Nelle sentenze, il Tribunale accoglie parzialmente i ricorsi e annulla le decisioni della Commissione nella parte in cui contengono “irregolarità”.

Vaccini Ue: la Commissione non ha concesso un accesso più ampio agli atti

Quanto alle clausole dei contratti relative all’indennizzo delle case farmaceutiche da parte degli Stati membri, per eventuali risarcimenti in caso di difetto dei vaccini, il Tribunale sottolinea che il produttore è “responsabile” del danno causato da un difetto del suo prodotto e che la sua responsabilità “non può essere soppressa o limitata”, nei confronti del danneggiato, da una clausola esonerativa o limitativa di responsabilità. La Corte rileva che nessuna disposizione della direttiva vieta ad un terzo di rimborsare gli importi pagati a titolo di risarcimento da un produttore a causa della difettosità del prodotto. Ricorda anche che la ragione per la quale le clausole relative all’indennizzo sono state integrate nei contratti, vale a dire compensare i rischi corsi dalle imprese farmaceutiche connessi all’abbreviazione del termine di messa a punto dei vaccini, era stata avallata dagli Stati membri ed era di dominio pubblico.

Per i giudici di Lussemburgo, la Commissione non ha dimostrato che un accesso più ampio alle clausole avrebbe effettivamente nuociuto agli interessi commerciali delle imprese. Inoltre, la Commissione non ha fornito spiegazioni “sufficienti”, che consentissero di capire in che modo l’accesso alle definizioni di “dolo” e di “ogni ragionevole sforzo” in alcuni contratti, e l’accesso alle clausole dei contratti relative alle donazioni e alle rivendite dei vaccini avrebbero potuto nuocere, “concretamente ed effettivamente”, agli interessi commerciali delle imprese. Per quanto riguarda la tutela della vita privata delle persone, invocata dalla Commissione per negare parzialmente l’accesso alle dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi dei membri della squadra negoziale per l’acquisto dei vaccini, il Tribunale ritiene che i privati abbiano “debitamente dimostrato” il fine di servire l’interesse pubblico.

Infatti, osservano i giudici, è solo in possesso dei loro cognomi, nomi e del loro ruolo professionale o istituzionale che i ricorrenti avrebbero potuto verificare l’assenza di conflitto di interessi. Inoltre, la Commissione “non ha preso sufficientemente in considerazione” tutte le circostanze del caso, per soppesare correttamente gli interessi in gioco, connessi all’assenza di conflitto di interessi e ad un rischio di pregiudizio alla vita privata delle persone coinvolte.

La replica della Commissione Ue: valutiamo opzioni legali

Nella sua replica, la Commissione europea sostiene di avere “dovuto trovare un difficile equilibrio tra il diritto del pubblico, compresi i deputati al Parlamento europeo, all’informazione e gli obblighi giuridici derivanti dai contratti” sui vaccini anti-Covid-19, “che avrebbero potuto comportare richieste di risarcimento danni a spese dei contribuenti”. L’esecutivo Ue rivendica il rispetto “dei principi di apertura e trasparenza” e “esaminerà attentamente le sentenze”, riservandosi “le proprie opzioni legali”.

E riferisce di prendere atto delle sentenze nelle due cause riguardanti l’accesso ai contratti relativi ai vaccini anti-Covid e alle informazioni correlate. Nei pronunciamenti odierni, “il Tribunale segue la Commissione su molte rivendicazioni. Ha solo parzialmente confermato” il ricorso legale mosso da alcuni cittadini e dagli eurodeputati dei Verdi “su due punti”, spiega l’esecutivo Ue, ricordando alcuni passaggi delle sentenze nei quali i giudici di Lussemburgo in primo grado “hanno stabilito che la Commissione avrebbe dovuto fornire maggiori spiegazioni per giustificare il diniego di accesso a determinate disposizioni dei contratti” e “avrebbe dovuto fornire i dati personali relativi ai membri dei team negoziali, composti da rappresentanti degli Stati membri e funzionari della Commissione”.

La Commissione Ue sui contratti per i vaccini: dobbiamo proteggere la privacy

“In generale, la Commissione garantisce il più ampio accesso possibile del pubblico ai documenti, nel rispetto dei principi di apertura e trasparenza”, sottolinea Bruxelles, indicando che “in molti casi passati la Corte di giustizia ha riconosciuto la necessità di tutelare gli interessi commerciali di una controparte contrattuale”. La Commissione, viene spiegato, “aveva fornito al Parlamento europeo (ai sensi dell’accordo quadro sulle relazioni tra le due istituzioni) informazioni complete sui contratti relativi ai vaccini anti-Covid” e “conformemente al suo ruolo istituzionale, è tenuta a garantire l’assenza di qualsiasi conflitto di interessi e ha inoltre il dovere di proteggere la privacy e i dati personali degli interessati”.

Anelli (Fnomceo): i cittadini meritano trasparenza

Nelle questioni economiche e burocratiche che riguardano farmaci e vaccini “la trasparenza deve essere massima, quindi condivido la decisione del Tribunale Ue: non c’è ragione per cui non si debbano conoscere tutti i dettagli sull’acquisto dei vaccini anti COVID. I cittadini dell’Unione europea hanno tutto il diritto di avere tutte le informazioni possibili e immaginabili”. Così all’Adnkronos Salute il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, in merito alla decisione del Tribunale dell’Ue, che ha giudicato “non sufficientemente ampio” l’accesso pubblico ai contratti d’acquisto per i vaccini COVID, in risposta a cause intentate da eurodeputati e privati cittadini contro gli estesi omissis apposti dalla Commissione ai contratti stessi. In ogni caso, aggiunge Anelli, “non è un problema di scienza, non abbiamo nulla da nascondere. I problemi possono essere di carattere economico o politico, ma gli accordi devono essere fatti con larga trasparenza. Non c’è nulla da temere dalla trasparenza: la scienza è chiara, la scienza è trasparenza. Sui vaccini nessun timore: se ci sono processi di carattere burocratico non chiari il problema è la burocrazia, non certo la scienza o i medici”, conclude.

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