I democratici preoccupati per Kamala Harris: calo dei consensi e Kennedy terzo incomodo
I democratici temono che Kamala Harris possa andare incontro a una sonora sconfitta nello scontro del 5 novembre contro Donald Trump. Anche se l’attuale vicepresidente, che ancora non ha ricevuto l’investitura ufficiale attesa fra tre settimane alla convention di Chicago, apparentemente sembra godere della fiducia del partito, dopo la rinuncia di Joe Biden, crescono i timori di una debacle, alimentata anche dal successo che sta mietendo un altro rappresentante della saga dei Kennedy, candidato indipendente, terzo incomodo e in grado di erodere tanti consensi alla Harris.
I democratici e gli Stati in bilico: lo scarso appeal di Kamala
I democratici, come scrive The Hill, pensano che Kamala Harris abbia poco appeal, per la deludente esperienza di numero due alla White House, e che questo diventi determinante negli Stati in bilico: Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin, laddove Trump risultava essere in vantaggio già nei confronti di Biden. Il dubbio è che dopo il primo, immediato effetto relativo alla sostituzione del presidente in carica emergano i limiti dell’azione della Harris, la sua incapacità di porre un freno all’immigrazione incontrollata, le continue gaffe e una rabbia eccessiva che ne fanno una candidata invisa alla sinistra radicale e a quei settori progressisti che addirittura la considerano una sorta di reazionaria.
Il successo di Kennedy
Anche stavolta ci sarà un Kennedy alle presidenziali e la sua corsa potrebbe frenare quella della vicepresidente in carica. Si tratta di Robert junior, figlio di quel Bob ucciso il 1968 proprio mentre cercava di riportare Casa Bianca. Robert Kennedy, cattolico come tutta la famiglia e fervente no-vax, corre da indipendente(dopo avere rinunciato alle primarie democratiche) e sembra riscuotere grandi consensi. Ovviamente non per competere alla vittoria ma abbastanza per far perdere Kamala Harris. Per The Hill, il nipote del presidente assassinato nel 1963 a Dallas sarebbe decisivo proprio negli Stati considerati in bilico e seppure sia in grado conquistare voti dei conservatori attrae quei ceti operai che sulla carta dovrebbero votare per i democratici.
Biden vuole riformare la Corte Suprema
Intanto Joe Biden ha presentato la proposta di legge per riformare la composizione della Corte Suprema e per rimodulare l’immunità presidenziale. Il presidente vuole che la nomina dei giudici(che oggi rimane per tutta la vita) non superi i 18 anni e ha detto che bisogna evitare che vi sia l’immunità assoluta per chi occupa la Casa Bianca. L’ennesimo atto di sfida a Trump che proprio di recente ha avuto dal giudice delle leggi il riconoscimento dell’immunità per alcuni presunti reati legati al periodo in cui occupava la White House.