Arrestato il killer di Pierina Paganelli: è il vicino di casa. “Odio” per i Testimoni di Geova il movente
Fermato per l’omicidio di Pierina Paganelli il vicino di casa Louis Dassilva, cittadino del Senegal. All’alba di oggi, 16 giugno, la polizia – a quanto riferisce ‘Il resto del Carlino’ – ha fatto un blitz in via del Ciclamino contestando all’uomo l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Emessa dal gip del Tribunale di Rimini l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’infermier 78enne era stata uccisa il 3 ottobre scorso con una trentina di coltellate dopo aver parcheggiato la macchina nel box sotterraneo comune a diversi palazzi a Rimini.
L’arresto del killer di Pierina Paganelli
Il vicino Dassilva è indagato da giugno. Paganelli è stata uccisa sotto casa con 15 coltellate. La sera prima alle 20 aveva partecipato a una riunione di preghiera nella sala del Tempio dei testimoni di Geova a Bellariva di Rimini. Secondo la ricostruzione la donna sarebbe tornata alle 22, avrebbe parcheggiato l’auto in garage e poi avrebbe aperto la porta interna che porta alle scale e all’ascensore per entrare in condominio. Qui l’avrebbe aggredita il suo assassino. Il figlio di Pierina, Giuliano, si trovava all’epoca in ospedale dopo aver subito un’aggressione. La donna ne aveva altri due: Chiara e Giacomo. Il movente dell’omicidio potrebbe essere collegato proprio alla religione. Manuela Bianchi, nuora di Pierina, aveva infatti una relazione con Dassilva e per questo rischiava di essere cacciata dai Testimoni di Geova.
Il 4 ottobre il consiglio dei saggi dei Testimoni di Geova di Miramare avrebbe dovuto decidere il destino di Bianchi. L’ex marito di Pierina Gianfranco Saponi aveva anche parlato di «odio religioso» come movente dell’omicidio.
Le indagini e la svolta finale
Il gip ha ritenuto la sussistenza delle tre aggravanti contestate per avere commesso li fatto per futili motivi, per avere agito con crudeltà nei confronti della vittima e per avere approfittato di condizioni di tempo, di luogo e di persona, tali da ostacolare la privata difesa. Il gip ha ritenuto la gravità indiziaria sulla base di una pluralità di indizi, connotati da gravità, precisione e tra loro di “indubbia concordanza”.
Tra questi ci sono le immagini di una telecamera di via Ciclamino che aveva ripreso un uomo di spalle, mentre camminava in direzione del portone del civico 31. Pur nella scarsa qualità dell’immagine, la persona raffigurata risultava di carnagione scura. Dagli accertamenti è emerso che l’unico abitante di colore nel condominio 31 (come in quelli limitrofi) era l’indagato.
Dassilva, sia nelle dichiarazioni rese al pm, come persona informata sui fatti prima e come indagato poi, come nelle plurime interviste rilasciate nelle varie trasmissioni televisive, ha sempre affermato di essere rimasto a casa dalle 20 del 3 ottobre fino alle 8 del mattino successivo. L’ipotesi degli inquirenti è che l’uomo abbia compiuto l’omicidio e sia uscito per liberarsi dell’arma, non rinvenuta dalla polizia giudiziaria, per poi rientrare nel proprio appartamento.