“Trame nere” è un titolo delirante, Ferrara contro Repubblica: parole grottesche per “mostrificare” Meloni
L’espressione “Trame nere contro la Ue” non si può nè sentire né leggere. Giuliano Ferrara sul Foglio oggi in edicola ridicolizza il titolo sulla prima di “Repubblica”. Con questa espressione il quotidiano ha bollato la candidatura italiana italiana a Bruxelles di Raffaele Fitto: “Bonaria figura di democristiano efficiente nel ruolo di ministro delegato al piano dei fondi europei”. Non usa perifrasi: “E un titolo delirante – scrive Ferrara- . Si può capire che la famiglia Stellantis abbia qualche risentimento per il trattamento gelido riservatole dal governo Meloni. Si può capire che il nostro caro Maurizio Molinari, con quello che succede nel suo e nostro mondo, lasci ad altri la politica nazionale. E che questi altri vogliano incardinarsi nella tradizione del giornale: Craxi nemico della democrazia, Berlinguer ti voglio bene, Di Pietro araldo della legalità, Berlusconi “cavaliere nero”, Fini eroe della resistenza liberale e altre scemenze”.
Ferrara ridicolizza il titolo di Repubblica: “Trame nere più che un errore è un tic”
Ma c’è un limite a tutto: «“Trame nere” gridato a proposito degli incontri preparatori di Giorgia Meloni per la formazione del nuovo assetto di guida della Commissione europea rischia il ridicolo; nonché l’irrilevanza professionale”, bacchetta il fondatore del Foglio. “Errori e iperboli buffe sono correnti nel giornalismo, compreso il nostro, se vogliamo”. Il titolo rimarrebbe esagerato anche se – è il ragionamento- “Meloni, irritata con Macron e Scholz” dovesse fare una scelta drastica: “volare a Parigi per abbracciare Marine Le Pen, votare contro la presidente proposta per la Commissione, Ursula von der Leyen”. Anche in questo scenario “trame nere” rimarrebbe esagerato, ché la formula in genere si riferisce a Freda o a Concutelli, ma passerebbe in cavalleria. Così è difficile anche solo farla passare come un clamoroso errore di giudizio e professionale. Peggio di un errore, è un tic”.
Ferrara: la mostrificazione dell’avversario è il genere preferito di Repubblica
E qui inizia la sua requisitoria contro il modus operandi di Repubblica che giudica “il giornale dei tic, come il braccio levato di Peter Sellers, lo Stranamore immortale della guerra fredda. Solo che al posto del genio satirico spesso pone la seriosità del pugnetto”. Ancora: “E’ un giornale che si piace moltissimo”. Poi l’affondo politico: “La mostrificazione dell’avversario, “Trame nere contro la Ue”, è il suo genere letterario e giornalistico preferito: come la santificazione del banale e dell’andante che è sempre nell’aria. Con questa tecnica cinica ma non maliziosa ha venduto un sacco di copie: ora qualcuna di meno, ma perso il pelo non ha perso il vizio. Una volta questa sua scarsa autorevolezza divertiva Gianni Agnelli, il capostipite della saga poi Stellantis. Ora affligge tutti e rende grottesca la sua filosofia portatile“.