L’intervista. Toccalini: “Siamo una coalizione unita, solida e leale, per questo continuiamo a vincere”
«L’obiettivo raggiunto, quello superare il dato delle scorse politiche, ci rende orgogliosi e sempre ambiziosi di poter fare meglio». Luca Toccalini deputato leghista alla seconda legislatura e segretario Federale della Lega Giovani, traccia un primo bilancio del verdetto delle urne. Che consegnano un centrodestra solido e in crescita, a dispetto del racconto dei media che per settimane hanno infiocchettato presunte liti, competizioni e sgambetti nella maggioranza. «Direi che la luna di miele degli italiani con il governo è tutt’altro che finita».
Smentite le Cassandre della vigilia sul crollo della Lega e le difficoltà di Salvini?
«I numeri parlano chiaro. Poi c’è un dato sintomatico da non trascurare per comprendere meglio la portata del risultato: a urne aperte un ex segretario ha dichiarato, di fatto, di votare per un altro partito, qualche detrattore ha passato il tempo a fare campagna elettorale “contro” invece che a favore, per non parlare di certa stampa. Eppure abbiamo centrato l’obiettivo: il consenso che i cittadini ci hanno dato è il frutto del grande lavoro del segretario e dell’impegno dei militanti. Perché nella Lega la militanza c’è ed è forte».
In tanti hanno remato contro…
«Forse siamo stati troppo buoni, nei prossimi giorni verranno prese decisioni importanti. Il diritto di critica è doveroso e necessario, ma gli insulti e gli attacchi sono altro e fanno solo danni».
Capitolo Vannacci, come ha vissuto questa candidatura?
«Al di là che abbia preso una valanga di preferenze, oltre mezzo milione, si è rivelato un valore aggiunto. Tanti leghisti lo hanno votato al contrario di quanto veniva previsto da qualcuno alla vigilia, ma sono tanti anche i consensi tornati alla Lega dopo qualche delusione, magari dovuta all’ingresso nel governo Draghi. Si è percepito un cambio di passo».
Un colpaccio di Salvini?
«Certamente è stato un’ottima intuizione del segretario, che ha avuto ancora una volta ragione. E poi quante strumentalizzazioni, il generale Vannacci non va bene ma una persona agli arresti domiciliari sì?»
E veniamo alla coalizione: si registra una crescita di tutti i partiti rispetto alle politiche e nessuno avanza a discapito degli alleati.
«È stato un grande risultato dei squadra. Ci siamo complimentati con la premier Meloni per il successo di Fratelli d’Italia e con Forza Italia, che è stata capace di prendere qualche voto in più di noi. Siamo abituati a fare i complimenti, non come fanno a sinistra. Quando, come ci ha insegnato Berlusconi, si dà priorità all’unione della coalizione, i risultati arrivano. E oggi premiano il lavoro dell’esecutivo. Generalmente dopo qualche anno di governo, la coalizione di maggioranza registra un calo, invece dopo quasi due anni a Palazzo Chigi il centrodestra vede incrementare i consensi. Significa che siamo sulla strada giusta e che il governo andrà avanti per tutta la legislatura. E speriamo oltre».
Nessuna battuta d’arresto alle porte?
«Abbiamo dimostrato di non essere invidiosi degli altri perché siamo una coalizione vera, non forzata. Lo abbiamo visto anche in Piemonte, dove registriamo un’ampia vittoria dovuta a un’alleanza unita, che fa scelte coerenti e non si allea sul territorio pensando alle convenienze personali. Ora dobbiamo guardare fuori per contrastare il forte astensionismo. Dobbiamo lavorare per recuperare il malcontento e la delusione dei cittadini».
Da questa domenica in Europa il vento è cambiato?
«Ci sono risultati incredibili. Penso alla Francia, ma non solo. Oggi ho sentito e mi sono congratulato con il presidente del Rassemblement national, Jordan Bardella, un amico fin dalla nostre “giovanili” a Roma e Parigi. Sono molto contento per la straordinaria capacità di un ragazzo di 28 anni che ha raggiunto i risultati che vediamo. C’è una cittadinanza stanca di quello che è stato fatto negli ultimi anni in Europa. L’Ecr guidata da Meloni e l’Id messi insieme raggiungono il 35% dei consensi. Parliamo di cittadini che hanno scelto un’alternativa alle attuali maggioranze a Bruxelles e Strasburgo e hanno fame di cambiamento».