Roma, corteo contro il governo in salsa Intifada. Scontri con la polizia e l’immancabile ‘rogo’ di Meloni
Dagli all’untore Meloni, cartelli contro i nemici sionisti, bandiere rosse e un tripudio di vessilli palestinesi. Poi lo scontro con le forze dell’ordine. Nel nome dell’antifascismo militante a Roma è andato in scena il corteo contro il governo Meloni in salsa Intifada. “La prima mobilitazione unitaria nazionale contro il governo Meloni”, dicono soddisfatti gli organizzatori di Potere al Popolo. Partito da piazza Vittorio Emanuele II si è concluso a Porta Pia di fronte alla sede del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Corteo pro Pal: insulti a Meloni e bandiere rosse
Con un passaggio intermedio davanti alla Sapienza dove, l’occasione è imperdibile, si uniscono alla marcia anche i collettivi universitari. L’ingresso dello spezzone dei collettivi universitari è salutato da fumogeni e cori per la Palestina (“Genocidio e guerra iniziano dall’università. Stop accordi. Non fermerete la nostra rabbia”). Immancabile il tentativo di un pezzo del corteo, circa duecento persone, di deviare dal percorso previsto. Una volta arrivati in via Vicenza i manifestanti hanno lanciato petardi e bombe carta. Entrati in contatto con le forze dell’ordine schierate in tenuta antisommossa, all’altezza di Castro Pretorio, sono stati respinti da una carica di alleggerimento.
Scontri tra polizia e collettivi universitari
In testa al corteo lo striscione con lo slogan “Contro il governo Meloni. Basta sfruttamento, fascismo e guerre”. E ancora cori, musica rap e striscioni, tra i più gettonati “Stop genocidio, accordi con Israele. Fine dell’occupazione. Palestina libera”. Tante le bandiere della Palestina e le kefiah al collo contro le politiche guerrafondaie del governo.
Bruciate le foto di Meloni e von der Leyen
Immancabile lo sfregio ai “nemici”. Un gruppo di manifestanti per la gioia dei fotografi non hanno resistito al rito del rogo in piazza. Due foto raffiguranti Giorgia Meloni, in compagnia di Ursula Von Der Leyen, e del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sono state bruciate. Il gesto, nei pressi del quartiere rosso di San Lorenzo, è stato “un segno di protesta per denunciare la complicità del governo italiano con l’Unione europea e con la Nato”.
Il repertorio antifascista contro il governo guerrafondaio
Al corteo (meno di 2mila partecipanti, 10mila per gli organizzatori) organizzato da Potere al popolo hanno aderito diverse sigle politiche della sinistra alternativa, movimenti sociali e sindacati. I cartelli esposti ripropongono il più classico dei repertori pro Palestina. “Italia e Ue complici del genocidio”, “Unione europea sdogana i nazisti e si prepara alla guerra”. Ma anche “salario minimo a 10 euro l’ora. Stop appalti” e “Antifascismo è antisionismo”. Scortato dai blindati delle forze dell’ordine, il corteo è partito in contemporanea al comizio di chiusura della campagna elettorale di FdI a piazza del Popolo con Giorgia Meloni.
La retorica della piazza buonista e popolare
La lettura delle due piazze contrapposte è a dir poco scontata e decisamente logora. A sentire il portavoce di Potere al Popolo, “a Piazza del Popolo, con Meloni il Paese delle banche, dei grandi costruttori e dei balneari, degli antiabortisti, di Piantedosi, delle imprese delle armi, degli amici di Netanhyahu e dei complici del genocidio in Palestina. A piazza Vittorio il Paese di Angela che non riesce più a pagare alla banca il mutuo variabile, di Rossella che ha abortito e non si sente in colpa e non vuole l’Inquisizione nei consultori, di Giulia che da mesi partecipa a tutti i cortei per la Palestina”.