Migranti, Ricolfi promuove l’accordo con l’Albania: è l’unica idea nuova in campo. Quali sono i vantaggi

7 Giu 2024 13:06 - di Federica Argento
Ricolfi Italia- albania

L’articolo più equilibrato sull’accordo tra Italia e Albania sul tema immigrazione è del sociologo, scrittore ed editorialista Luca Ricolfi sul Messaggero oggi in edicola. Un editoriale che è una boccata d’ossigeno di realtà nell’ambito di cronache quotidiane isteriche: dopo lo scontro in Albania fra Giorgia Meloni e il segretario di +Europa, Riccardo Magi il tema immigrazione è stato risucchiato dalle polemiche. Il presidente della Fondazione Hume, com’è nel suo stile,  fin da subito vuole richiamare alla pacatezza per potere entrare nel vivo del tema e delle soluzioni fin qui offerte dalla politica e dai governi. Il modello Meloni – è l’analisi di Ricolfi-  “è l’unica idea nuova in campo. Ma più che un’idea, è un esperimento, che subirà molti aggiustamenti. E di cui per ora nessuno è in grado di prevedere accuratamente l’esito. Ecco perché, schierarsi a priori a favore o contro, è irrazionale: di fronte agli esperimenti, l’unico atteggiamento razionale è la curiosità”.

Italia-Albania, Ricolfi: “Schierarsi a priori è irrazionale”

Bando agli ideologismi, Ricolfi, analizzando le stragegie tentate nel passato, ritiene il metodo del governo Meloni una “terza via” da sperimentare di fronte ai fallimenti del passato. “Quello dei migranti è un problema irrisolto non solo sul versante dell’immigrazione irregolare, ma anche su quello dei flussi regolari. È di pochi giorni fa la scoperta di enormi squilibri, specie in alcune regioni del Sud, fra il numero di contratti di lavoro nominali (connessi ai decreti flussi) e il numero di posti di lavoro effettivamente attivati”. Una scoperta- come documentato- a cui la premier ha dato seguito con un’esposto all’Antimafia.

Ricolfi: Non si può ignorare il fallimento delle  strategie del passato sull’immigrazione

Focalizzando l’attenzione sui flussi  irregolari, Ricolfi fa notare: “Il dato che non possiamo ignorare è che nessuna fra le politiche adottate fin qui dall’Italia è stata capace di risolvere il problema. Fermare le partenze nei paesi di origine, una politica perseguita in epoche diverse da Berlusconi e da Minniti, si scontra con la instabilità dei governi che dovrebbero bloccare i flussi all’origine”. “Non meno problematica è l’altra linea di condotta, per lo più sponsorizzata dalla sinistra e dai vertici dell’Unione Europea. E che punta sulla cosiddetta redistribuzione (di fatto: dall’Italia agli altri paesi)”. Lo studioso analizza senza remore cosa non abbia funzionato anche con questa soluzione, togliendo alibi alla sinistra: “Contrariamente a quanto si sente spesso lamentare, quel tipo di politica non è fallita solo per un deficit di solidarietà imputabile anzitutto all’Ungheria del “cattivo” Orban. Ma perché il meccanismo della redistribuzione è intrinsecamente poco efficace; dal momento che non è obbligatorio, e comunque coinvolge solo una modestissima frazione degli sbarcati”.

Ecco, dunque che “l’accordo con l’Albania si presenta come un terzo modello di gestione dei flussi irregolari. L’idea è di deviare una parte dei soccorsi in mare verso un paese extra-Ue; e di espletare lì le pratiche di identificazione e valutazione della domanda di asilo. I vantaggi, rispetto ai due modelli storici, sono principalmente due”, scrive Ricolfi.

I due vantaggi dell’accordo Italia-Albania

Primo vantaggio, si contrasta la dispersione sul territorio italiano di migranti irregolari, per lo più soggetti ad entrare nell’illegalità. Il secondo vantaggio dell’accordo con l’Albania è introdurre “(o si spera di introdurre) un elemento di deterrenza e freno alle partenze”. Funzionerà? Solo il tempo potrà rispondere al quesito. Per questo per ora “è forse il caso di prendere atto che ben 14 paesi dell’Unione europea hanno manifestato interesse per l’idea di coinvolgere paesi extra-Ue, come l’Albania, nella gestione dei flussi migratori”.

Ricolfi: “14 paesi Ue hanno manifestato interesse”

Al netto del fatto che questo “inatteso interesse per il modello italiano sia strumentale, ossia dettato da ragioni elettorali”, specifica Ricolfi, resta uun dato di fondo: sul tema degli ingressi irregolari in Europa, le alternative in campo o sono troppo radicali – come le deportazioni in Ruanda ventilate tempo fa dalla Danimarca – o sono troppo blande, come la mera riproposizione dei recenti, traballanti, accordi di redistribuzione”.

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