Lunedì è il “giorno di liberazione fiscale”. Per i primi 5 mesi del 2024 gli italiani hanno lavorato per il fisco

1 Giu 2024 13:07 - di Carlo Marini

Da lunedì 3 giugno, infatti, scatta il cosiddetto “giorno di liberazione fiscale”: una scadenza che da almeno 20 anni, grazie all’annuale elaborazione effettuata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, per molti italiani è il raggiungimento di un traguardo importante, anche se puramente simbolico.

Siano essi partite Iva, lavoratori dipendenti, pensionati o imprese. “In linea meramente teorica, pertanto – spiega Cgia -, da lunedì lavoreremo per soddisfare i nostri bisogni e non più per pagare le tasse, le imposte, i tributi e i contributi sociali previsti nel 2024″.

Un gettito che per l’erario dovrebbe garantire 909,7 miliardi di euro. Risorse che sono indispensabili allo Stato per far funzionare le scuole, gli ospedali, i bus, i treni, gli uffici pubblici e per pagare le pensioni, gli stipendi agli statali e ai dipendenti degli enti locali. In altre parole, sono soldi che le Amministrazioni pubbliche prima incassano, poi investono nei servizi, nel welfare, nelle infrastrutture sociali ed economiche per migliorare la qualità della vita di ognuno di noi.

“Per non essere fraintesi – sottolinea Cgia – è bene evidenziarlo con forza: ancorché  il giorno di liberazione fiscale’ non costituisca un principio assoluto, questo esercizio dimostra empiricamente quanto sia eccessivo il carico fiscale che continua a gravare sugli italiani. Sebbene quest’anno la pressione fiscale sia destinata a scendere di 0,4 punti percentuali rispetto al 2023′. E grazie a questa contrazione, lunedì 3 giugno gli italiani potranno festeggiare il ‘tax freedom day’; ‘insomma, se dall’ inizio di gennaio sino a domani abbiamo ipoteticamente lavorato per onorare le richieste del fisco, dall’inizio della prossima settimana fino al 31 dicembre, invece, lo faremo per noi stessi e per le nostre famiglie”.

Da questo caso di scuola elaborato dall’Ufficio studi della Cgia, emerge che per l’anno in corso sono stati necessari ben 154 giorni di lavoro (sabati e domeniche inclusi) per adempiere a tutti i versamenti fiscali previsti quest’anno (Irpef, Imu, Iva, Irap, Ires, addizionali varie, contributi previdenziali/assicurativi, etc.). Rispetto al 2023, ci si ‘libera’ dal fisco un giorno prima, anche se da calendario sono due, poiché il 2024 è un anno bisestile.

Giorno di liberazione fiscale: che cos’è il tax freedom day

Come ha fatto l’Ufficio studi della Cgia a stabilire che il 3 giugno è il tax freedom day del 2024, ovvero il giorno di liberazione fiscale? La stima del Pil nazionale prevista quest’anno è di 2.163 miliardi di euro ed è stata suddivisa per 366 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero pari a 5,9 miliardi di euro. Di seguito, sono state ‘recuperate’ le previsioni di gettito delle entrate e dei contributi sociali2 che i percettori di reddito verseranno quest’anno allo Stato che ammonteranno a 909,7 miliardi di euro3. Pertanto, questo ultimo importo è stato rapportato al Pil giornaliero, ottenendo così il giorno di liberazione fiscale del 2024 che scatta dopo 154 giorni dall’inizio dell’anno, ovvero il prossimo 3 giugno. Come dicevamo è un puro esercizio teorico che, comunque, ci consente di determinare, con una unità di misura non ‘convenzionale’, il carico fiscale in capo ai contribuenti di un Paese qualsiasi.

In Italia quasi 3 milioni di evasori fiscali

Per 2,8 milioni di evasori fiscali, osserva la Cgia, lunedì invece non si festeggia il “tax freedom day”, perché per loro è un giorno come un altro. Sono le persone completamente sconosciute al fisco o che, sebbene parzialmente in regola, omettono di versare una parte delle imposte e dei contributi previdenziali, violando così le norme fiscali e contributive. In termini assoluti le regioni che ne contano di più sono quelle maggiormente popolate: la Lombardia con 439.500 unità irregolari, il Lazio con 366.200 e la Campania con 308.200 sono le realtà territoriali dove il “nero” abbonda maggiormente.

Quanto all’incremento del gettito del 2,6 per cento quest’anno rispetto al 2023, secondo la Cgia “dipende da una pluralità di fattori: il primo è legato alla crescita economica (+1 per cento circa nel 2024); il secondo alla crescita delle retribuzioni, grazie ai rinnovi contrattuali, alla corresponsione degli arretrati nel pubblico impiego e all’aumento dell’occupazione.

Più contenuto, invece, è l’impatto sulle entrate riconducibile agli inasprimenti fiscali previsti per quest’anno, come la maggiore tassazione sui tabacchi, l’incremento dell’Iva su alcuni prodotti per l’infanzia, l’igiene femminile e alle riaperture dei termini per la rivalutazione e il pagamento dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei terreni e delle partecipazioni”.

Infine, “hanno sicuramente condizionato il risultato finale anche le misure che nel 2024 hanno alleggerito il prelievo fiscale sugli italiani, come la riduzione dell’Irpef, tramite l’eliminazione del secondo scaglione di reddito (minor prelievo pari a circa 4,2 miliardi di euro) e il ‘bonus mamme’, con l’esonero contributivo per le lavoratrici dipendenti con due figli”.

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