La classe operaia volta le spalle alla sinistra: il 39% vota FdI, solo il 16% si fida di Schlein

12 Giu 2024 14:31 - di Vittoria Belmonte

FdI fa il pieno di voti nella generazione dei 35-54enni e tra gli operai. I giovani hanno votato in maggioranza Pd e Avs ma la categoria di riferimento, la mitica classe operaia, ha voltato le spalle alla sinistra. E’ quanto emerge da una analisi Swg Radar sul voto dei segmenti socio-demografici.

Non che a sinistra non lo sappiano. Ma la cosa è ormai ritenuta residuale. Non interessa. Se n’era accorto uno di sinistra come Stefano Fassina commentando 5 anni fa la disfatta dei laburisti nel Regno Unito. “Il dramma del Labour – aveva scritto su HP – è il dramma di tutte le sinistre europee, di governo e sedicenti “radicali”, ma anche dei democratici Usa: sono prevalentemente espressione di classi sociali istruite, benestanti, in grado di stare dentro i flussi globali, residenti nelle aree urbane migliori, concentrate sui diritti civili. Tali sinistre e i sindacati storici ad esse connessi sono principalmente l’interprete politico e sociale di interessi materiali radicalmente diversi dagli interessi delle fasce di popolo che la sinistra dovrebbe tornare a rappresentare”. Non mancarono ironie di opinionisti inglesi come Brendan O’Neill il quale osservò che se il principale problema della sinistra erano i bagni gender free non ci si poteva aspettare il voto operaio.

Ora, non è dato sapere se Elly Schlein, che ha fatto dell’inseparabile borraccia ecologica il segno distintivo del suo mood politico,  è interessata o meno al voto operaio. Magari sì, visto che si vanta di avere riportato i temi sociali nell’agenda Pd. Partito che continua a starle stretto anche se ora tutti la incensano, senza dimenticare che lei dopo il comizio di Padova di chiusura della campagna elettorale se ne è andata allo spettacolo dei centri sociali snobbando i compagni di partito.

Ma vediamo le altre categorie socio-economiche. Tra i lavoratori autonomi sono stati premiati soprattutto FdI e Pd, ma la Lega in questa categoria ottiene un consenso più alto della propria media con l’11%. Tra gli operai sfonda appunto Fdi con il 39% staccando il Pd che segue con il 16%, meno 8 rispetto alla media complessiva che viene invece rispettata nel voto del ceto medio che premia i due principali partiti, Fdi e Pd.

Infine il voto di chi ha difficoltà economiche: qui, spiega Swg, “il Movimento 5 Stelle rimane un importante punto di riferimento per le fasce sociali più basse, nelle quali Pd e Fratelli d’Italia raccolgono un consenso inferiore alla media”: il partito di Giorgia Meloni si ferma 24%, il Pd al 17% mentre i 5 Stelle arrivano al 16%. Ma, sottolinea Swg, “l’astensione in questa categoria raggiunge quasi il 60%”.

Pure le fasce deboli non guardano a sinistra, quindi. Magari perché temono che torni al potere quello che ormai si va sempre più caratterizzando come “partito delle tasse”.

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