Da Lotta continua a Lagna Continua. Contro le riforme riparte lo ‘sdegno’ della sinistra dei no

19 Giu 2024 14:00 - di Romana Fabiani

“Spaccano l’Italia con il favore delle tenebre”, “la notte della vergogna”, “Meloni sfascia Costituzione”, “Voto di scambio sulla pelle degli italiani”. Sono alcune delle chicche firmate dai leader della sinistra che, all’indomani del via libera alle riforme (premierato e autonomia differenziata), tornano a intonare la stanca litanìa della dittatura alle porte e si tracciano le vesti per la tenuta democratica a rischio.

Contro le riforme riparte la lagna della sinistra dei no

Un copione ben collaudato e poco credibile di un’opposizione impotente e arrabbiata che non trova di meglio delle barricate, nel Palazzo e nelle piazze. Con la complicità della stampa amica, Repubblica non fa che intervistare esimi costituzionalisti militanti che temono la deriva dell’uomo solo al comando, riparte la lagna. La tesi è maldestra: con l’autonomia il ‘governo del male’ spacca l’Italia e penalizza il Sud, con l’elezione diretta del presidente si prepara il ritorno del ventennio. Poca fantasia, tante amnesie e retorica un tanto al chilo. Da Lotta Continua a Lagna Continua con megafoni e pugni chiusi.

Conte: spaccano l’Italia con il favore delle tenebre

Grillini con la bava alla bocca che si scoprono patrioti e custodi della Costituzione, dem in versione salva popolo che rinfocolano l’antifascismo di piazza abbracciandosi con i compagni di Avs, garanzia. Tra i più lagnosi spicca Giuseppe Conte. “Sono le 7.39: da ieri e per tutta questa notte stiamo contrastando la maggioranza decisa ad approvare, in questa seduta fiume alla Camera, il disegno di legge Spacca-Italia. Continueremo a contrastarli in tutti i modi: in Parlamento e nelle piazze“. Così su Facebook l’ex premier dei Dpcm e dei discorsi notturni alla nazione.

Schlein: un provvedimento approvato nella notte della vergogna

La compagna Elly, reduce dalla piazza (non proprio piena) che fu di Prodi, non è da meno. “Un provvedimento che divide e crea diseguaglianze che viene approvato di notte nella vergogna. Con questo voto sancite che esistono cittadine e cittadini di serie e A e serie B”, tuona la segretaria dem. Che nell’escalation oratorio non bada a spese: “E così Fratelli d’Italia si piega all’antico sogno secessionista della Lega. Suggerirei che a questo punto cambiassero il nome in Brandelli d’Italia. O Fratelli di mezza Italia”.

La sinistra abbaia al secessionismo e alla deriva autoritaria

Nel piagnisteo, neanche a dirlo, c’è pure l’orrore per lo scambio di favori tra gli alleati “sulla pelle degli italiani”. Si chiama accordo – rispondono dal centrodestra – ma per le opposizioni una maggioranza compatta che spinge con il tridente “giustizia, premierato e autonomia” non è ammissibile. Il governo Meloni rischia di fare sul serio e mantenere la parola data: non deve passare. La disperazione è palpabile per i difensori dello status quo,  i nostalgici dei governi tecnici/balneari e i nemici della sussidiarietà. Così l’antifascismo militante va a braccetto con la montatura della rissa in Aula, gonfiata ad arte per giorni e giorni.

“Li contrasteremo in Parlamento e nelle piazze”

L’unica arma delle opposizioni allergiche al dialogo è quella di abbaiare al secessionismo e alla deriva autoritaria con il tentativo maldestro di chiamare in causa il Colle che, neanche a dirlo, con la riforma Casellati vedrebbe ridotto il suo ruolo (“contro il presidente della Repubblica e contro il Parlamento. Ecco cos’è il Premierato. Una destra che non vuole governare ma comandare”, scrive su X Chiara Braga, capogruppo dem a Montecitorio). “Li contrasteremo in Parlamento e nelle piazze. Non passeranno” è il motto di un’armata Brancaleone che naviga a vista, divisa su tutto tranne che sui no. No pasaran. Con i centristi, Renzi e Calenda, a barcamenarsi: contro in Aula ma assenti dalla piazza rossa di Schlein e Conte.

 

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