Carlo Buttaroni (Tecnè) al Secolo: “Il governo ha segnato un gol fuori casa che vale doppio”

11 Giu 2024 9:00 - di Antonella Ambrosioni
carlo buttaroni governo

Ottima giornata per il centrodestra, che ha vinto una partita straordinaria. Il presidente di Tecnè, Carlo Buttaroni, usa una metafora calcistica per definire la partita europea della coalizione che guida l’Italia. “Una volta in Champions League si diceva che un gol fuori casa valeva doppio. Ecco, il centrodestra ha fatto un gol fuori casa che vale doppio”. FdI sfiora il 29%, Forza Italia sfiora il 10%, la Lega è al 9,1 per cento. E’ un fatto eccezionale – ci dice- che elezioni di medio termine premino i partiti di governo. Di tutto questo parliamo con il presidente di Tecnè, esperto e analista di lungo corso di politica e comunicazione. Che già ai tempi delle Regionali in Sardegna aveva “gelato” i bollenti spiriti delle opposizioni. Rilevando come al di là del successo personale della Todde l’unico vento che registrava era un vento favorevole al governo.

“Il centrodestra ha fatto un gol fuori casa che vale doppio”: dottor Buttaroni, uscendo dalla metafora? 

Mentre gli altri partiti di governo degli altri Paesi europei segnano tutti un segno negativo, in Italia si è verificato l’opposto. Le elezioni regionali che si sono succedute prima di questa tornata elettorale lo avevano già rilevato. Le Europee restituiscono il dato di una coalizione che ha più consensi di quelli di partenza. Segno che il governo sta lavorando e sta consolidando il favore degli italiani. Dall’astensione, alta, ricaviamo un altro dato: che se un elettore non è contento del governo, preferisce non andare a votare piuttosto che votare altri partiti che non rappresentano un’opzione alternativa.

Il valore doppio di questo risultato elettorale, quindi?

Mentre le Europee  delineano un governo in salute, ci consegnano, all’opposto, un’ opposizione che deve aprire un cantiere. Mi spiego: il successo del Pd va letto in un’ottica di riorganizzazione interna. E deriva dai voti che vengono trasferiti dal bacino del M5S. Dunque, il campo largo è finito, il dato è inquivocabile.  E al partito di Elly Schlein va il compito di assumere l’egida di questa fase riorganizzativa.

Il dato che più colpisce un sondaggista qual è?

Che mentre in tutto il mondo le elezioni di medio termine puniscono chi è al governo, in Italia è successo il contrario. Tutti i partiti del centrodestra hanno aumentato i loro consensi rispetto alle politiche. Era successo soltanto in due occasioni. Una volta nel 2014 quando Matteo Renzi prese il 40 per cento. Una seconda volta con il successo di Salvini nel 2019. Ma erano casi molto particolari.

La vittoria netta in un’elezione di medio periodo è dunque un unicum?

Sì, perché in entrambi i casi citati Renzi e Salvini costituivano un’opposizione interna alla maggioranza che era  al governo. Renzi costituiva un’opposizione al Pd. E infatti, successivamente, subentrò ad Enrico Letta. Salvini rappresentava l’opzione di centrodestra in un governo di coabitazione col M5S. Il caso di queste Europee è, quindi, eccezionale: crescono tutti i partiti della coalizione. Nonostante le settimane precedenti il voto Lega e FI venissero date per spacciate e anche FdI venisse dipinto come in difficoltà. Possono esserci momenti di felssione ma non abbiamo mai ravvisato una crisi di consensi.

Qual è il valore aggiunto di questa luna di miele tra governo ed elettori che non accenna a venire meno?

Lo riassumerei così: in Italia c’è una coalizione che poteva andare in crisi con il sistema proporzionale. Nonostante le differenze tra i singoli partiti, i partiti del centrodestra si sono dimostrati più solidi di prima. E questo è una garanzia: geometrie e perimetri certi sono garantiti agli italiani da 30 anni circa. Gli elettori, quindi, riescono a capire qual è l’offerta politica. L’opposizione, all’opposto, ci consegna un cantiere da aprire.

 

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