“Robert Omo incapace di intendere”: il killer nigeriano della mattanza di Monteforte Irpino verso l’assoluzione

23 Mag 2024 13:54 - di Valter Delle Donne
robert omo

La sentenza è attesa per il 10 luglio, ma se la Corte d’Assise di Avellino si baserà sulla perizia dei suoi consulenti, Robert Omo, il 25enne nigeriano che l’estate di due anni fa seminò il terrore a Monteforte Irpino, verrà assolto “perché incapace di intendere e di volere”.

Quella mattina del 30 luglio 2022 il richiedente asilo nigeriano entrò in un negozio, prese due martelli da uno scaffale e colpì a morte il proprietario, un 54enne cinese e ridusse in fin di vita il cliente che era presente in quel momento, un 49enne giardiniere bulgaro. Robert Omo uscì in strada per proseguire la mattanza, puntando una donna con il suo bambino e solo l’intervento provvidenziale di alcuni operai evitò un ulteriore spargimento di sangue.

Nella prima perizia Robert Omo era stato ritenuto capace d’intendere

Con la prima perizia il 25enne nigeriano era già stato dichiarato capace di intendere e volere dal dottore Francesco Saverio Ruggiero, ma per gli episodi successivi avvenuti in carcere, dove è andato in escandescenza diverse volte, il suo legale, l’avvocato Nicola D’Archi, ha chiesto una nuova perizia. In questa nuova perizia, depositata oggi, le conclusioni delle dottoresse Enrichetta Fotino e Rosa Bruno ribaltano la prima: “All’epoca dei fatti il signor Omo Robert era affetto da schizofrenia paranoide. Il quadro psicopatologico di cui era portatore lo ha posto in una condizione di incapacità di intendere e di volere”. Tuttavia, “la sua pericolosità sociale è da considerarsi elevata e potrà essere contenuta in Rems. Almeno nella prima fase del percorso”.

Il migrante nigeriano era stato espulso da Malta tre anni prima. Il venticinquenne è accusato di omicidio aggravato da futili e abietti motivi, tentato omicidio con le stesse aggravanti e furto di due martelli. Ora si attende la decisione dei magistrati, che hanno respinto l’istanza della parte civile di una terza perizia.

Il nigeriano era stato espulso da Malta dopo aver abusato di un cavallo

Omo era stato infatti condannato nel novembre 2020 per avere abusato sessualmente di una cavalla di una fattoria alla periferia di Gozo. Riconosciuto colpevole della raccapricciante accusa, era stato condannato a un anno di reclusione e alla successiva espulsione in Italia, in quanto prima nazione nella quale aveva presentato domanda d’asilo. Un episodio che rende l’idea delle condizioni psicofisiche del richiedente asilo nigeriano, come aveva dichiarato al Secolo d’Italia il legale di Omo, l’avvocato Nicola D’Archi, che aveva denunciato l’assurda situazione che coinvolge tuttora la burocrazia italiana. “Il mio assistito voleva tornare in Nigeria. Aveva presentato lui stesso domanda in Prefettura per essere rimpatriato, ma non c’era riuscito”.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *