Rafah, Israele non sente ragioni: la Corte dell’Aja intima lo stop. Ma da Tel Aviv scattano i raid

24 Mag 2024 18:56 - di Bianca Conte
Rafah

Il video dell’orrore perpetrato sulle soldatesse israeliani ancora deflagra nell’etere, rimandando immagini che suscitano indignazione, rabbia e dolore. Oltre che sconcerto senza fine. Così come la notizia del recupero dei corpi dei tre ostaggi israeliani, portati a Gaza lo stesso giorno in cui furono uccisi senza pietà: i il 7 ottobre, una data che segna nella storia a caratteri di sangue e ferocia inaudita l’attacco di Hamas a Israele, che poi ha fatto partire la controffensiva. Una risposta inesorabile, come spietato è stato l’attacco e che vede coinvolti civili inermi. Ora la questione si addensa su Rafah e sull’atto annunciato e allestito con lo schieramento delle forze armate di tel Aviv che circondano la città e i raid di caccia sul campo profughi di Shaboura nel centro della città di Rafah, segnalati nel sud della Striscia di Gaza.

Offensiva a Rafah, Israele non sente ragioni: e scattano i raid dei caccia

A riferire di una serie di raid è la Bbc che irrompe con la notizia rilanciata sui media del mondo a stretto giro dall’ordinanza della Corte internazionale di giustizia (Cig) che ha chiesto a Israele di interrompere l’offensiva militare contro Rafah. La rete britannica cita un attivista che si trova nel vicino ospedale kuwaitiano e che ha parlato di boati terrificanti e dense colonne di fumo sul campo di Shaboura. Anche il Times of Israel rilancia la notizia da fonti palestinesi, che riferiscono di un massiccio raid aereo israeliano nella zona di Shaboura. Non ci sono al momento informazioni parte delle forze israeliane, sottolinea l’Adnkronos a riguardo. Forze impegnate nelle operazioni militari contro Hamas nella Striscia di Gaza dall’attacco del 7 ottobre dello scorso anno in Israele.

La Corte dell’Aja ordina a Tel Aviv di fermarsi

Già, l’altolà a Tel Aviv arriva – per ultimo – anche dall’Aja. La Corte internazionale di giustizia – tribunale per crimini internazionali che ha sede nei Paesi Bassi – ha ordinato a Israele di fermare l’offensiva militare di terra a Rafah, dove 1,5 milioni di sfollati palestinesi hanno trovato rifugio. E di aprire il valico tra l’Egitto e la Striscia di Gaza per permettere l’ingresso di aiuti umanitari e consentire agli investigatori di entrare nell’enclave palestinese. A renderlo noto, ha provveduto il presidente della Corte internazionale di giustizia dell’Aia Nawaf Salam, non mancando di definire «disastrosa» la situazione umanitaria in cui versa la città città palestinese nel Sud della striscia di Gaza, al confine con l’Egitto.

«La Corte non è convinta che gli sforzi di evacuazione e le relative misure che Israele afferma di aver intrapreso per rafforzare la sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza, e in particolare di quelli recentemente sfollati dal governatorato di Rafah, siano sufficienti ad alleviare l’immenso rischio che cui è esposta la popolazione palestinese a causa dell’offensiva militare a Rafah», ha dichiarato Salam. «Israele – ha poi aggiunto – deve adottare misure efficaci per garantire il libero accesso alla Striscia di Gaza a qualsiasi commissione d’inchiesta o organo investigativo, incaricato dagli organi competenti delle Nazioni Unite di indagare sulle accuse di genocidio».

Netanyahu convoca i ministri del suo governo

Non solo. La Corte ha ordinato alle autorità israeliane di presentarsi entro un mese in tribunale per riferire sui progressi compiuti rispetto alle misure indicate oggi. Finora, ha sottolineato il giudice, le misure provvisorie adottate da Israele dopo il precedente verdetto della Cig su Gaza non hanno affrontato pienamente le conseguenze della situazione. Esprimendo poi «profonda preoccupazione per le sorti degli ostaggi», trattenuti dall’attacco del 7 ottobre in Israele Salam, ha quindi chiesto «il loro rilascio immediato e senza condizioni». «Troviamo particolarmente preoccupante che molti siano ancora prigionieri», ha aggiunto. E il premier israeliano Netanyahu ha sentito ministri del suo governo

Tel Aviv taglia i contatti fra Consolato di Spagna e palestinesi

Ma non è ancora tutto. Israele, infatti, ha deciso di interrompere i contatti tra la “missione spagnola in Israele e i palestinesi”, in risposta alle parole della vicepremier spagnola Yolanda Diaz, secondo cui la Palestina «dovrà essere libera dal fiume al mare». Le pressioni internazionali aumentano. Ma proprio sul nodo nevralgico di Rafah e sulla tragedia degli ostaggi ancora nelle mani dei miliziani palestinesi, il cerchio si stringe.

Gantz: «Obbligati a continuare a combattere anche a Rafah»

E sul drammatico intreccio, proprio poco fa, il ministro del gabinetto di guerra israeliano e leader del partito Unità nazionale, Benny Gantz, in una nota diffusa a seguito di un colloquio telefonico avuto con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, dopo l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia (Cig) su Rafah, ha sostenuto: Israele è «obbligato a continuare a combattere per far tornare i suoi ostaggi e garantire la sicurezza dei suoi cittadini, in qualsiasi momento e luogo. Anche a Rafah». Concludendo subito dopo: «Continueremo ad agire secondo il diritto internazionale a Rafah e ovunque operiamo. E faremo ogni sforzo per evitare di recare danno alla popolazione civile. Non per il Tribunale dell’Aja, ma soprattutto per quello che siamo», ha aggiunto.

Il ministro della Cultura Israele: Avanti a Rafah fino al ritorno degli ostaggi»

Insomma, sembra chiaro che Israele sia intenzionata a proseguire con l’offensiva militare a Rafah, fino alla liberazione degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. Perché è l’unico modo per fare pressione su Hamas. Un concetto rilanciato in queste ore anche dal ministro della Cultura e dello Sport di Israele, Miki Zohar, che commentando la sentenza della Corte internazionale di giustizia ha voluto sottolineare: «I giudici dell’Alta Corte dell’Aia sono invitati a venire a Gaza e convincere Hamas a riportare a casa i nostri ostaggi», ha scritto Zohar su X. «Fino a quando ciò non accadrà, è chiaro che non c’è alcuna possibilità di fermare i combattimenti a Rafah», ha ribadito poi. «La fine delle ostilità sarà uno sputo in faccia ai rapiti che attraversano l’inferno ogni giorno, mentre l’unico modo per salvarli è solo fare pressione su Hamas», ha poi concluso…

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