Ilaria Salis e Dante: lei se lo legge in carcere, le scuole lo cancellano per non offendere gli alunni islamici

31 Mag 2024 14:22 - di Stefania Campitelli

Le letture dantesche, l’insospettabile ricamo, la solidarietà dei compagni, il rush finale a distanza prima del voto europeo. In un’intervista a tutta pagina in esclusiva su Repubblica Ilaria Salis si racconta. La maestra militante monzese, agli arresti domiciliari in Ungheria con la pesante accusa di aggressione a manifestanti di estrema destra (tre episodi), non è avara di parole. Rivela tanti particolari di vita carceraria e sfodera il suo, un po’ scontato, manifesto elettorale.

Ilaria Salis e il manifesto popolare antifascista

“Per me è importante dare vita ad una nuova cultura popolare antifascista, che affondi sì le proprie radici nella gloriosa tradizione dei partigiani, ma che si nutra anche e soprattutto del presente. Una cultura vicina alle grandi questioni di oggi, come la diseguaglianza sociale, le discriminazioni, le guerre e il cambiamento climatico”. Così la nuova eroina della sinistra italiana candidata da Fratoianni e Bonelli per un seggio a Strasburgo.

Ho letto per ora l’Inferno e il Purgatorio di Dante

Immancabile il ringraziamento sentito ai compagni di Alleanza Verdi-Sinistra per la candidatura, che la Salis definisce “un passaggio molto importante”. Quanto al lungo periodo in carcere, Ilaria, modello Silvio Pellico, rivela di aver avuto dal padre l’Inferno di Dante e poi il Purgatorio. “Sono libri miei, sono contrassegnati dalle mie note. Li ho letti per ore e ore. Poi fogli di quaderno, su cui ho scritto molto”. Il Sommo Poeta tra le letture della compagna Ilaria dietro le sbarre? Ma non sarà troppo? Forse non le è arrivata voce del fatto che a scuola Dante è già in bilico per non arrecare offesa agli alunni islamici.

In carcere ricamavo, il tempo non passava mai

Forse una scelta ‘trasgressiva’, buttata lì per sparigliare. Di sicuro un brutto colpo a chi, tra le file della scalmanata sinistra pro Palestina, ha tentato una goffa censura di Dante perché con la sua opera del 1300 offenderebbe i sentimenti dell’Islam. Forse Salis non è informata del caso di Treviso del prof che esenta due studenti musulmani dallo studio della Commedia di Dante Alighieri.  “E ricamavo, anche. Sono a casa da pochi giorni e la percezione del tempo è completamente diversa, ora il tempo vola”. Anche il ricamo potrebbe rimandare allo stereotipo tanto caro all’universo progressista della donna di destra tutta “angelo del focolare”, vittima del patriarcato.

“Non sono ancora uscita dal pozzo”

Il lungo colloquio con Repubblica è il primo dopo il trasferimento ai domiciliari in un appartamento di Budapest. “Ma non sono ancora uscita dal pozzo”, dice. Per lei in queste settimane ha parlato e fatto promozione elettorale il padre, che non ha lesinato attacchi al governo Meloni. Il giorno peggiore dei suoi 466 giorni in carcere? “Quello in cui ho saputo che non potevo comunicare con nessuno, neanche con la mia famiglia”. Poi le catene durante l’udienza, che hanno aperto scoperchiato il caso provocando un moto trasversale di sdegno e il pressing del governo e della Farnesina su Bucarest per il rispetto dei diritti della detenuta. Chi ha aiutato la militante antifà a resistere dietro le sbarre?. “Solo due cose: la solidarietà delle persone a cui voglio bene”. La seconda – dice con sfrontatezza e orgoglio – niente meno “la consapevolezza di essere dalla parte giusta della storia”.

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