«Ma davvero ancora non si vuole prendere mezza responsabilità di quello che loro stanno facendo, perché loro hanno deciso di far scendere i fondi della spesa sanitaria, non noi». “In questa dichiarazione la segretaria del Pd omette di dire una cosa importante. Partiamo dai numeri. Secondo le stime contenute nel Documento di economia e finanza, pubblicato ad aprile, tra il 2024 e il 2027 la spesa sanitaria italiana continuerà a crescere in valori assoluti, passando da 138,8 miliardi di euro a 147,4 miliardi. In rapporto al Prodotto interno lordo (Pil), però, ci sarà un calo dal 6,4 per cento al 6,2 per cento. Schlein dice che questa riduzione in rapporto al Pil l’ha decisa il governo Meloni, e non il suo partito. In realtà di recente, quando ha supportato il governo Draghi con Roberto Speranza ministro della Salute, anche il PD aveva previsto un calo della spesa sanitaria in rapporto al Pil negli anni successivi al 2021″, scrive il sito di “fact checking”.
Il “fact checking” smaschera le bugie dette da Schlein a Tele-Floris, dalla sanità ai salari (video)
Facile dire cose in tv senza contraddittorio su Tele-Floris, altro che Tele-Meloni. Nel programma di approfondimento de La 7, si sa, la sfilata dei ballerini della politica si realizza tutta in punta di piede, il sinistro, con qualche intermezzo, al massimo un’arabesque di qualche dissidente di destra: l’altra sera, a “Di Martedì”, Giovanni Floris ha inanellato, nella stessa serata, un ex segretario del Pd come Bersani, quello occulto (Massimo Gramellini) e un’attuale segretaria del Pd come la Schlein. Un triplete alla Mourinho. Trattati in punta di fioretto, con domande appoggiate come assist, in stile Peppino con Totò, per favorire la battuta dell’ironico Bersani e scatenare la dentosa risata del conduttore, o servendo vassoi d’argento alla Schlein sui punti del suo programma elettorale su cui appoggiare slogan a favore della claque.
La sfilata dei leader del Pd a TeleFloris, da Bersani a Schlein
Tele-Floris è sottile, raffinata, subliminale, ma non immune da analisi politiche di osservatori specializzati nella complessa (e fondamentale per l’informazione del futuro) operazione di “fact checking“, su cui, finora, si esercitano in modo imparziale solo pochi big del giornalismo, come Enrico Mentana che da subito l’ha imposta sul suo “Open”. Ma c’è un sito, “Pagella politica”, che si segnala per approfondimenti sulla “true politics” interessanti ed equilibrati, come il “fact checking” realizzato sull’intervista di Elly Schlein a “Di Martedì“, su Tele-Floris, dal quale emergono una serie di inesattezze, per non dire bugie, inanellate dalla segretaria del Pd.
Per carità, non sempre, non su tutto, la politica porta a strafare, si sa, in campagna elettorale, e anche a stradire, lo fanno tutti, a destra e a sinistra. Ma le “fake” della Schlein, segnalate tra cose vere da “Pagella Politica” con spirito del tutto imparziale, segnalano la necessità di fare delle forzature, da parte della leader Dem, proprio su alcuni temi “sensibili” su cui lei si gioca la partita più importante non solo con la destra ma soprattutto col M5S e la sinistra, alle prossime Europee.
“Schlein ha commesso alcuni errori”, scrive Carlo Canepa – scrittore, filosofo e fact-checker – su “Pagella Politica“, che sulla home page promette di avere come missione quella di “aiutare i lettori a comprendere che cosa muove le dinamiche della politica, basandosi su numeri e fatti” e spiega di essere membro attivo dell’International Fact-Checking Network (IFCN), la principale rete internazionale dei progetti di fact-checking.
Le cose vere e le cose inesatte o false su sanità, tasse e salari
«Hanno cancellato 330 milioni di fondo per l’affitto che sostenevano le famiglie che non riuscivano a più pagarlo». Qui “Pagella Politica” parla di inesattezza: “E’ vero che con la legge di Bilancio per il 2023 il governo Meloni non ha rifinanziato il fondo che aiuta a pagare le spese per l’affitto previsto da una legge del 1998. Questo non vuol dire però che il fondo sia stato cancellato. Il mancato rifinanziamento del fondo rientrava già nelle previsioni sia del secondo governo Conte sia del governo Draghi e in passato, in almeno cinque casi, non è stato rifinanziato”, sottolinea Canepa-
«Negli ultimi tre anni i prezzi sono aumentati del 17 per cento, i salari reali solo del 4,7 per cento). “Questa dichiarazione è sostanzialmente corretta”.
La bufala del salario minimo a costo zero detta da Elly Schlein a TeleFloris
«Noi abbiamo fatto una proposta che sarebbe a costo zero: quella di dire finalmente con una legge che sotto i 9 euro all’ora non è lavoro, ma è sfruttamento». “Questa dichiarazione invece è scorretta”, spiega il sito. “Laa proposta del PD sul salario minimo ha dei costi, ribatte Pagella Politica. L’articolo 7 della proposta di legge, sostenuta dal PD, proponeva che con la legge di Bilancio per il 2024 il governo Meloni creasse un fondo per compensare gli aumenti dei costi a cui avrebbero dovuto far fronte le imprese dopo l’introduzione del salario minimo. La proposta di legge non indicava però né quanti soldi sarebbero serviti per questo fondo né le coperture economiche. “Un costo in ogni caso, a differenza di quello che dice Schlein, ci sarebbe comunque stato”, aggiunge Canepa.
«Ce la ricordiamo tutti davanti al benzinaio a dire: “Abbasseremo tutte le accise”. E adesso la benzina è tornata sopra ai 2 euro». In questo caso la segretaria del PD ha ragione a metà. Meloni ha rinnovato fino alla fine del 2022 il taglio temporaneo delle accise introdotto dal governo Draghi per far fronte al forte aumento dei prezzi dei carburanti. Dal 1° gennaio 2023 il valore delle accise è così tornato quello in vigore prima del taglio. Schlein sbaglia però quando dice che «adesso la benzina è tornata sopra ai 2 euro». Secondo i dati più aggiornati del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nella settimana tra il 13 e il 19 maggio 2024, un litro di benzina costava in media 1,88 euro, un litro di gasolio 1,73 euro. Nell’ultimo mese i prezzi dei carburanti sono in calo. Da quando è in carica il governo Meloni, la soglia dei 2 euro è stata superata solo per la benzina, a fine settembre 2023.
Vera anche l’affermazione sull’Irpef, anche se riferita solo alla prima parte della riforma fiscale già avviata. «I 4 miliardi che hanno messo sulla riforma dell’Irpef si tradurranno in un risparmio di 15 euro al mese». Vero, ma – diciamo noi – è comunque un segno “meno” alla voce tasse e soprattutto, già dal 2025, con la riforma delle tre aliquote (fino a 28.000 euro, 23%; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35%; oltre 50.000 euro, 43%) i risparmi saranno molto più consistenti.