Amaro risveglio per Cosenza: 142 arresti per mafia e droga. In strada spacciano anche i bambini
L’isola felice è l’isola che non c’è. Cosenza si sveglia con 142 arresti per mafia e spaccio di stupefacenti e scopre di non essere la città immune dalla criminalità, leggenda piuttosto distante dalla realtà. L’operazione portata avanti dalla direzione distrettuale antimafia ha scoperto un sottobosco, poi nemmeno tanto nascosto, in cui finanche i bambini di undici anni spacciano.
L’operazione recovery individua in Francesco Patitucci, già condannato all’ergastolo e tuttora in regime di 41 bis, il capo assoluto della criminalità cosentina ma va oltre, offrendo uno spaccato che denota un consumo di droga impressionante.
Secondo il procuratore facente funzioni Capomolla, i clan locali intessevano rapporti più che fecondi con le famiglie del reggino, dalle quali ricevevano la droga.
La città, che si appresta alla fusione con l’hinterland per diventare un capoluogo di centomila abitanti, accomuna vecchi delinquenti a colletti bianchi.
Lontani gli anni delle guerre tra clan che mietevano, fino agli inizi degli anni ottanta, tre morti il giorno.
L’affresco di area estranea alla ‘ndrangheta viene smentito dalla magistratura.
In questo anno e mezzo la dotazione di magistrati è aumentata. Ma è aumentata soprattutto, grazie all’impegno del sottosegretario agli interni Wanda Ferro, il numero di poliziotti e carabinieri sulle strade e negli uffici investigativi. Resta l’amaro in bocca per gli sciuscià costretti a vendere cocaina, in una indifferenza che non può che riguardare le istituzioni. C’è un fiume di droga a Cosenza che copre anche il fabbisogno di un’area universitaria importante. E su cui, da tempo, è calato il silenzio.