A Cannes Bellocchio a sorpresa su La Russa: “Non è più quello degli anni Settanta, è un politico democratico”
Marco Bellocchio torna a Cannes per la quinta volta consecutiva, dal 2019 a oggi (nel 2020 il Festival saltò causa Covid), e dopo “Il traditore“, “Marx può aspettare” (con relativa Palma d’Onore), “Esterno notte” e “Rapito“, l’occasione stavolta è data dalla presentazione in Cannes Classics della versione restaurata di “Sbatti il mostro in prima pagina“, film del 1972 interpretato da Gian Maria Volonté: l’attore vestiva i panni di Giancarlo Bizanti, redattore capo de “Il Giornale” (nome della testata che profetizzò l’arrivo del quotidiano omonimo, solamente due anni più tardi), che in seguito al caso di un omicidio a sfondo sessuale indirizza le informazioni allo scopo di incastrare un militante della sinistra extraparlamentare e strumentalizzare politicamente la vicenda.
“Il rapporto tra il mio nuovo progetto su Tortora, che sarà una serie e non un film semplicemente perché in un film tutta quella vicenda non sarebbe stata contenibile, e Sbatti il mostro in prima pagina è del tutto casuale”, dice senza mezzi termini Bellocchio, che aggiunge: “Il film è stato invitato in Cannes Classics, l’ho rivisto e il mio interesse principale era quello di percepire se ancora oggi ci potesse essere interesse da parte del pubblico. Forse in passato era un film che criticavo di più, ora invece mi rendo conto che era un film semplice tutto sommato, con una serie di triangolazioni abbastanza lineari, con alcune profondità non casuali, determinate anche dalla grande prova di Volonté, di Laura Betti, grandissima attrice che oggi si tende a dimenticare e dello stesso Fabio Garriba, un non attore che nel ruolo di Roveda riusciva però a restituire una verità, quella del giornalista che crede al proprio lavoro, alla propria missione, e che non può tollerare una manipolazione così brutale”.
Il film si apre con una scena iniziale che è quella di un comizio di Ignazio la Russa, giovane esponente missino egli anni Settanta che così parla ai suoi: “Al di sopra delle fazioni, dei partiti, delle divisioni, dell’ormai superato fascismo e antifascismo uniamoci per dire sì alla libertà nell’ordine, è possibile battere il comunismo, i nemici dell’Italia e insieme lo faremo”. Ma oggi Bellocchio non intende accodarsi al coro che mira a demonizzare il presidente del Senato, da lui giudicato con uno sguardo diverso e più maturo: “Il tempo passa, ora La Russa è la seconda carica dello Stato, non solo i terroristi diventano pompieri, o i garibaldini conservatori. Seppure fosse rimasto un nostalgico che conserva le statuette in casa, è un politico democratico senza retropensieri, non lo vedo a sovvertire, anzi – ha detto Marco Bellocchio – piuttosto mi sembra impegnato a difendere questa stabilità governata dalla destra”.