Torna in libreria “Il sangue dei vinti”. Quando Pansa disse: l’antifascismo autoritario è come la mafia

2 Apr 2024 14:32 - di Valter Delle Donne
il sangue dei vinti

Torna sugli scaffali “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, il libro del 2003 che fu uno straordinario successo editoriale e mandò in crisi la retorica agiografica delle lotte partigiane.

La nuova edizione, a distanza di oltre 21 anni, rappresenta un’occasione per le nuove generazioni per conoscere il lato oscuro della Resistenza dopo il 25 aprile: dalle vendette mirate contro i fascisti alle stragi di innocenti, finite non troppo stranamente nel dimenticatoio.

Per quella coraggiosa operazione culturale Giampaolo Pansa, morto nel gennaio 2020, fu oggetto di reazioni furibonde (non solo politiche, con proteste e minacce davanti alle librerie) di una violenza senza precedenti.

In un’intervista pubblicata sul Secolo d’Italia il 30 settembre 2007 gli chiesi se si era mai spiegato le ragioni di tanta ostilità nei confronti della sua opera storiografica. Pansa mi rispose senza mezzi termini: «Mi stupisce che chi lavora al Secolo me lo domandi. Per tanti anni chi ha vissuto quegli anni dalla parte dei vinti è stato costretto con il sasso in bocca. L’antifascismo autoritario si è comportato come la mafia. Il messaggio era chiaro: “Tu non devi parlare, stai zitto».

A oltre vent’anni dall’uscita di quel libro è giusto domandarsi se sia cambiato qualcosa. Lo stesso Pansa, in un libro successivo, dedicato alle reazioni della sinistra, ebbe a scrivere. «Sono un vero ingenuo. In questi anni ho sempre pensato che, prima o poi, la sinistra si sarebbe resa conto di una verità: una lettura serena della guerra civile non era soltanto un obbligo etico o politico, ma rientrava pure nei suoi interessi di bottega. Infatti, il parlare di quella tragedia con equità, e senza soffocare le voci dei vinti, le avrebbe dato un’immagine più liberale. E soprattutto meno arrogante, meno proterva, meno ringhiosa. Mi sono sbagliato».

Una posizione che l’autore del Sangue dei vinti ha ribadito fino alla morte, nel corso dei successivi 15 anni di produzione editoriale. «La storia della Resistenza così come la conosciamo è quasi del tutto falsa e va riscritta da cima a fondo. Gli storici professionali ci hanno mentito», aveva detto nell’intervista rilasciata il 20 febbraio 2018 ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera. «Le guerre civili – aveva ricordato – furono due: quella tra partigiani e fascisti, da un lato, e quella «condotta dai comunisti contro chi non la pensava come loro», dall’altro.

Commenti

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  • Giuseppe 3 Aprile 2024

    Ho letto “il sangue dei vinti” di Pansa e, considerato quanto ci è stato e ci viene ancora propinato dai testi scolastici dal ’47 ad oggi, ho capito qual’e’ il livello di ipocrisia e di odio ideologico della sinistra italiana. Direi che adesso sarebbe ora di scrivere sui testi scolastici la verità.