Riforme, arriva l’ok alla norma anti-ribaltone in commissione al Senato. Opposizioni sulle barricate
E’ arrivato l’ok della commissione Affari Costituzionali del Senato alla proposta del governo di modifica dell‘articolo 4 del ddl sulle riforme che contiene il premierato: la cosiddetta norma anti ribaltone. Il testo riguarda la gestione delle crisi di governo. Testo che in extremis, dopo l’ok a sorpresa di martedì a un sub-emendamento di Avs, non presenta più l’aggettivo ‘volontarie’ per ‘qualificare’ alcune ipotesi di dimissioni del premier eletto.
Premierato, ok alla norma antiribaltone. Lunga discussione in commissione
Questo l’articolato: “In caso di dimissioni del Presidente del Consiglio eletto, previa informativa parlamentare, questi può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al Presidente della Repubblica, che lo dispone”: si legge ora nel testo rivisto dal governo. Invariato il resto dell’emendamento: “In caso di revoca della fiducia al Presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere. In caso di dimissioni del Presidente del Consiglio eletto, previa informativa parlamentare, questi può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al Presidente della Repubblica, che lo dispone”.
La riformulazione del governo dell’articolo 4 del ddl sulle Riforme
E ancora, nel comma successivo: “Qualora non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il Presidente della Repubblica può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il Presidente del Consiglio”. La Commissione guidata da Alberto Balboni si riunirà nuovamente alle 20 per passare all’esame dell’art.5. Lunga è stata la discussione su tale proposta di riformulazione. Era stato il senatore Marcello Pera ad avanzare la proposta di effettuare alcune correzioni “meramente formali” che a suo giudizio rendevano più chiaro il testo. In particolare, la proposta di modifica avanzata da Pera prevedeva che il presidente del Consiglio eletto “ha la facoltà di chiedere” lo scioglimento delle Camere. Mentre nel testo iniziale la dicitura è “può proporre”. Inoltre, si ritoccava l’ultimo comma, precisando che il soggetto è il presidente del Consiglio. Correzioni che, a giudizio del relatore e dello stesso governo, rappresentato dalla ministra Elisabetta Casellati, erano una mera operazione di drafting che non toccava la sostanza del testo.
Pd e opposizioni sulle barricate
“Noi siamo contenti del testo”, con le modifiche rispetto alla versione originale, ha detto il capogruppo di FdI Marco Lisei: “Chiaramente può subire altri miglioramenti di drafting”. Il vicepresidente della commissione, il senatore Paolo Tosato, ha espresso “l’auspicio che il testo possa essere ulteriormente migliorato in Aula attraverso il contributo del collega Pera”. Sul piede di guerra le opposizioni, che bocciano qualsiasi opzione di modifica. Per il senatore Pd Dario Parrini la norma è “una aggressione al ruolo del presidente della Repubblica; fatta in maniera confusa e forviante ma sempre una aggressione resta. Certifica l’impossibilità di qualsiasi libertà di movimento nel presidente della Repubblica nel sciogliere le Camere”. “Il presidente della Repubblica è ridotto a maggiordomo”, ha strillato la senatrice M5s Alessandra Maiorino, “lasciandogli solo poteri accessori. Togliendo la facoltà di sciogliere le Camere si è neutralizzato il ruolo del presidente della Repubblica”. “Privarci della possibilità di un governo tecnico è molto ardito e ottimistico”, ha tuonato la senatrice di Azione Mariastella Gelmini, che ha ribadito la richiesta “di non escludere del tutto uno strumento che la presidenza della Repubblica ha dimostrato di sapere utilizzare con saggezza”.