“Oscar” del cortometraggio dei giovani intitolato a Francesco Valdiserri: Virzì premia i vincitori
Francesco Valdiserri stava tornando dal cinema la sera in cui è stato travolto e ucciso a Roma, su via Cristoforo Colombo, da un’automobilista drogata e ubriaca. E proprio in un cinema romano (la Sala Troisi) si tiene il premio a lui intitolato, una sorta di piccolo Oscar del cortometraggio.
Il concorso Francesco Valdiserri è rivolto ai giovani tra i 16 e i 23 anni
Il concorso, rivolto ai giovani tra i 16 e i 23 anni, è stato organizzato dall’associazione culturale Controchiave in collaborazione con i genitori del ragazzo, i giornalisti del Corriere della Sera, Paola Di Caro e Luca Valdiserri.
Il concorso, giunto alla seconda edizione, ha come titolo “24 frame al secondo”, un cineforum con cinque proiezioni su un tema stabilito: nel 2023 è stato il lavoro, nel 2024 è stato la crescita. Il concorso dei cortometraggi nasce dallo stesso spirito, ha spiegato Marcello dell’associazione. «Il nostro intento è di mettere a confronto i lavori di giovani senza esperienza e i film di successo, quest’anno sul tema della crescita, dell’evoluzione dall’infanzia all’età adulta». Un modo per spingere i giovanissimi a raccontarsi.
Presidente della giuria Paolo Virzì, che ha visionato i cortometraggi insieme ai ragazzi dell’associazione Controchiave e alla famiglia Valdiserri. Le categorie premiate saranno il miglior film, il soggetto più originale, la migliore realizzazione tecnico-artistica, insieme a un premio speciale dedicato alla memoria di Francesco, morto a 18 anni la notte del 19 ottobre 2022.
Virzì: “Commoventi queste anime giovani che si interrogano sul futuro”
Al vincitore assoluto verrà consegnato un voucher per un viaggio in una capitale europea; gli altri premi consisteranno in corsi di aggiornamento, abbonamenti, materiale per approfondimento cinematografico.
«Trovo commoventi — ha raccontato al Corriere Paolo Virzì — queste anime giovani che si interrogano sul presente e sul futuro con una sincerità disarmante. Mi ha fatto simpatia e tenerezza, direi anche felicità, che in ragazzi così giovani ci sia tanta voglia di sperimentare un modo di raccontare. Hanno messo in piedi dispositivi narrativi giocosi, comici, magari più dark o dolenti».