Olindo e Rosa sono innocenti? Si apre il processo di “revisione”: ecco le prove che li scagionano

16 Apr 2024 8:22 - di Monica Pucci

Dimostrare il più grande errore giudiziario della storia. E’ l’impegno che la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba, si sono assunti con la richiesta di revisione del processo e che oggi sono pronti a sostenere in aula davanti ai giudici della seconda sezione della corte d’appello di Brescia. In un’udienza, che si preannuncia lunga e probabilmente non definitiva, gli avvocati Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux proveranno a mettere in fila l’elenco di nuove prove che potrebbero cambiare la verità giudiziaria della mattanza dell’11 dicembre del 2006 quando, sotto i colpi di spranga e coltelli, morirono – nella palazzina di via Diaz – Raffaella Castagna, il figlio Youssef di soli due anni, la nonna del piccolo Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, moglie dell’unico sopravvissuto Mario Frigerio.

Olindo Romano e Rosa Bazzi sono innocenti?

A più di 17 anni dai fatti la difesa tenta di ribaltare un verdetto che ha retto per ben tre gradi di giudizio mettendo in fila le prove nuove, le criticità dell’indagine e mettendo in discussione i tre pilastri dell’accusa: le confessioni degli imputati, il ricordo dell’unico testimone oculare e la prova scientifica. Le confessioni sono “false”, infarcite di “errori” e “discrepanze” è la tesi difensiva. L’analisi di un proprio pool di esperti offre agli avvocati conclusioni nette: i racconti sulla strage da parte della coppia “risultano piene di errori, molti elementi della scena del crimine vengono ‘sbagliati’ (tra il 50 e il 70%)”. Le versioni “non sono dettagliate, non sono sovrapponibili, non sono combacianti, non sono coerenti e non sono costanti e dunque hanno tutte le caratteristiche delle false confessioni”. Olindo colleziona “centinaia” di ‘non lo so’, ‘non mi ricordo’, ‘mi sembra’, ‘questo adesso mi sfugge’, lo stesso Rosa. “Quelle che vengono definite confessioni sono, in realtà, una serie di ‘sì’ a suggerimenti”. E “incontrovertibilmente falsa” è anche la ricostruzione sull’omicidio di Valeria Cherubini che, a dire della difesa, è stata finita nella sua mansarda.

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