Migranti, primi sì della Ue alla linea Meloni ma non basta. Sinistra europea spaccata, no del Pd
Il termine sarà anche un po’ abusato e un po’ troppo di sinistra, ma sono in tanti, a Bruxelles, a parlare di “rivoluzione” dopo l’approvazione del “patto Ue sui migranti”, che detta regole nuove e più restrittive sul fronte dell’immigrazione e dell’asilo politico. Un termine eccessivo, per i conservatori europei e la destra italiana, che non parlano di “rivoluzione”, salutano con favore alcune misure più restrittive più volte invocate anche dal premier Meloni ma ritengono che ancora tanto si possa fare per la gestione ordinata del fenomeno. La normativa sulla gestione dell’asilo e della migrazione è l’elemento principale e dovrebbe sostituire il Regolamento Dublino, che stabilisce norme per determinare quale Stato membro è competente per l’esame di una domanda di asilo. Per bilanciare l’attuale sistema, in base al quale pochi Stati membri di ingresso (tra cui l’Italia) sono responsabili della stragrande maggioranza delle domande di asilo, prevede un nuovo meccanismo di solidarietà obbligatorio, nonché misure per prevenire abusi e movimenti secondari.
Primi passi, ma non basta…
L’Italia, come chiedeva da tempo la Meloni in tutte le sedi, non sarà l’albergo dei migranti per conto dell’Europa, ma gli altri membri dovranno accollarsene gli ingressi e le espulsioni. Ma non basta, è solo un primo passo. Rispetto ai testi iniziali della commissione Ue sono stati fatti miglioramenti, ma questo pacchetto risponde solo parzialmente al problema dell’immigrazione irregolare, secondo i conservatori europei e la destra italiana. Il pacchetto, infatti, si occupa di gestire i migranti che arrivano mentre il vero focus è e deve rimanere porre un freno alle partenze irregolari, lavorando sulla dimensione esterna come sta facendo il governo Meloni. “Nella prossima legislatura riprenderemo questi temi per ottenere risultati migliori”, annuncia Nicola Procaccini, presidente del gruppo Ecr e capogruppo di Fratelli d’Italia.
Il Parlamento Ue approva il piano migranti
Il Parlamento Europeo ha approvato dunque a maggioranza tutti i testi del patto Ue sull’asilo e la migrazione, nella miniplenaria a Bruxelles, con la sinistra che s’è spaccata, tra socialisti e ala più radicale, tra cui gli europarlamentari italiani del Pd che considerano troppo “securitarie” le regole della Ue. No anche dall’estrema destra francese e tedesca, ma per i motivi opposti a quelli della sinistra, ovvero per l’eccessiva “morbidezza”, rispetto alle richieste, del sistema di controllo degli ingressi. Via libera dei Conservatori europei ad alcuni dei punti che accolgono, nel patto, le sue richieste. No della Lega. che parla di “patto deludente”.
“Oggi votando il patto sulle migrazioni e l’asilo il Parlamento Europeo ha “fatto la storia. Abbiamo creato un solido quadro legislativo su come gestire la migrazione e l’asilo nell’Ue. Sono passati più di dieci anni di lavoro. Ma abbiamo mantenuto la parola data. Un equilibrio tra solidarietà e responsabilità: questa è la via europea”, ha commentato la presidente dell’Aula Roberta Metsola, via social.
Dieci punti nel pacchetto: la destra vota a favore di alcune misure
Gli europarlamentari di Fratelli d’Italia hanno votato alcuni dei “documenti” del pacchetto migranti che andavano nella direzione di una “stretta”. Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr e capogruppo di Fratelli d’Italia, ha spiegato prima del voto che il patto Ue sulle migrazioni e l’asilo prevede “pochi passi” nella giusta direzione, ma “importanti”. Il pacchetto, ha detto, può “migliorare la situazione attuale: questa è l’unica ragione per votare a favore di alcuni dei regolamenti presenti nel nuovo patto”. “La direzione è giusta, come dimostrano le proteste delle Ong e della sinistra. Accogliamo i primi passi ma contiamo di portare avanti nella prossima legislatura il nostro piano….”. Carlo Fidanza ha spiegato che “abbiamo votato sì a tutti quei provvedimenti che aumentano i controlli, la sicurezza e gli screening alle frontiere, ma non siamo soddisfatti per il mancato riconoscimento del principio di primo approdo”.
I voti favorevoli di FdI su tutto ciò che attiene alla sicurezza
Tra i voti favorevoli di FdI, quelli sulla “istituzione della procedura di rimpatrio alla frontiera e modifica del regolamento”, sulla “risposta alle situazioni di crisi e di forza maggiore (CRISIS)”, sulla “istituzione della procedura di rimpatrio alla frontiera e modifica del regolamento (UE)
2021/1148”, sul “sistema europeo di informazione sui casellari giudiziali per cittadini extra UE (ECRIS)”, sulla “istituzione di Eurodac per il confronto delle impronte digitali per l’efficace applicazione del regolamento”, sugli “accertamenti nei confronti dei cittadini di paesi terzi alle frontiere esterne (Screening)”, che rafforza i controlli sulle persone alle frontiere esterne, creando centri di identificazione che si trovino al di fuori del territorio europeo.
No, invece, alle norme sulla “gestione dell’asilo e della migrazione”, perché il testo “ci consente di fare dei piccoli passi in avanti per quanto riguarda l’identificazione dello stato responsabile attraverso, per esempio, il criterio dei diplomi o dei legami familiari ma non c’è una soluzione decisiva per sgravare il peso migratorioche sperimentano i paesi di primo approdo”, fa sapere il gruppo di FdI.
La sinistra si spacca, il Pd vota contro
Contro il patto si sono schierati già la Sinistra, per cui votandolo la maggioranza “pianta l’ultimo chiodo nella bara del diritto d’asilo”, e i Verdi. Il popolare svedese Tomas Tobé (Moderaterna) si è rivolto ad entrambi: “Voi molto spesso fate discorsi sull’estrema destra, ma la verità è che la verità è che oggi voi volete fermare il patto sull’immigrazione insieme a Marine Le Pen e all’Afd”. Ieri il presidente del Ppe Manfred Weber ha chiamato in causa direttamente il Pd, seconda delegazione dell’S&D, che ha poi votato votare contro.
“Oggi abbiamo dato un voto contrario all’accordo sul patto sulla migrazione, perché il compromesso raggiunto è caratterizzato non soltanto da gravi e inaccettabili manchevolezze sul versante dei diritti umani, ma anche dal punto di vista degli interessi specifici dell’Italia. Non è il superamento del sistema di Dublino per cui abbiamo lavorato in questi anni, che avrebbe dovuto alleggerire la pressione sui Paesi di primo ingresso, non rafforza il sistema d’asilo Europeo in maniera soddisfacente ed è fortemente improntato a un approccio securitario nella gestione del fenomeno migratorio”, è stata poi la nota della delegazione degli eurodeputati del Pd.
Votando il Pd contro il patto, si è di fatto realizzata una spaccatura del gruppo S&D: gli spagnoli del Psoe, che a differenza del Pd sono al governo e che sono la prima delegazione del gruppo, hanno votato a favore. Juan Fernando Lopez Aguilar, socialista delle Canarie e presidente della commissione Libertà civili, ha detto che dovrebbe essere votato “ogni provvedimento del patto”, perché, con “tutti i limiti, ma anche le garanzie”, bocciarlo vorrebbe dire “semplicemente abbandonare gli Stati membri al loro destino”. Contro il patto si sono schierati apertamente il Rassemblement National francese, con il presidente del partito Jordan Bardella, e Alternative fuer Deutschland, con Gunnar Beck. Per Bardella, è “un patto di sommersione”, al quale “ci opporremo. Voi – ha continuato – calpestate la democrazia. I popoli d’Europa non vogliono essere sostituiti, né sommersi. Aspirano alla protezione e al rispetto della loro volontà: ascoltateli”.
L’intero contenuto del patto per i migranti
I testi approvati sono dieci, ricorda il Parlamento. Il regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione, presentato dal relatore Tomas Tobé (Svezia Ppe), è stato approvato con 322 voti favorevoli, 266 contrari e 31 astensioni. Per aiutare i Paesi Ue più esposti alle pressioni migratorie, gli altri Stati membri dovranno contribuire, a scelta, accogliendo una parte dei richiedenti asilo o dei beneficiari di protezione internazionale nel loro territorio, stanziando contributi finanziari o fornendo un sostegno tecnico-operativo.
Saranno inoltre aggiornati i criteri che attribuiscono a uno Stato la responsabilità di esaminare le domande di protezione internazionale (le cosiddette norme di Dublino). Il regolamento sulle situazioni di crisi, presentato dal relatore Juan Fernando Lopez Aguilar, istituisce un meccanismo di risposta agli aumenti improvvisi degli arrivi, garantendo solidarietà e sostegno agli Stati membri che devono far fronte a un afflusso eccezionale di cittadini di paesi terzi. Le nuove norme affronteranno anche il tema della strumentalizzazione dei migranti, ossia il loro uso da parte di paesi terzi o attori non statali ostili con l’obiettivo di destabilizzare l’Ue.ù
I controlli sanitari e biologici
Il regolamento screening, presentato dalla relatrice Birgit Sippel (Germania, S&D), è stato approvato con 366 voti favorevoli, 229 contrari e 26 astensioni. Stabilisce, in sintesi, che le persone che non soddisfano i requisiti per entrare nell’Ue saranno soggette a un accertamento preliminare della durata massima di sette giorni, comprensivo di identificazione, raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza. Gli Stati membri dovranno istituire meccanismi di controllo indipendenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali. I deputati hanno approvato anche un nuovo regolamento sul sistema centralizzato di informazioni sulle condanne (Ecris-Tcn), con 414 voti favorevoli, 182 contrari e 29 astensioni.
Le nuove regole per la protezione internazionale
La legge che prevede una nuova procedura Ue per il riconoscimento e la revoca della protezione internazionale, presentata dalla relatrice Fabienne Keller (Francia, Renew), è stata approvata con 301 voti favorevoli, 269 contrari e 51 astensioni. Con le nuove regole, il trattamento delle domande di asilo alle frontiere dovrà diventare più rapido, con scadenze più brevi per le domande infondate o inammissibili. La nuova procedura per il rimpatrio alle frontiere è stata approvata con 329 voti favorevoli, 253 contrari e 40 astensioni. Il regolamento Eurodac, presentato dal relatore Jorge Buxadé Villalba (Spagna, Ecr), è stato approvato con 404 voti favorevoli, 202 contrari e 16 astensioni.
I dati delle persone che entrano irregolarmente nell’Ue, comprese le impronte digitali e le immagini del volto di chiunque abbia più di sei anni, saranno memorizzati nella banca dati Eurodac aggiornata. Le autorità potranno anche segnalare gli individui aggressivi, armati o che rappresentano una minaccia alla sicurezza. Il regolamento sul riconoscimento dello status di rifugiato o di persona che gode di protezione sussidiaria e sui diritti applicabili, presentato dal relatore Matjaž Nemec (Slovenia, S&D), è stato approvato con 340 voti favorevoli, 249 contrari e 34 astensioni.
Gli Stati membri avranno il compito di valutare la situazione nel Paese di origine sulla base dei dati forniti dall’Agenzia Ue per l’asilo. Una volta concesso, lo status di rifugiato sarà sottoposto a verifiche regolari. Chi ha richiesto protezione dovrà rimanere nel territorio dello Stato membro responsabile di esaminare la domanda o dello Stato che ha concesso la protezione.
Le norme sui richiedenti asilo
La direttiva sull’accoglienza dei richiedenti asilo, presentata dalla relatrice Sophia In’t Veld (Olanda, Renew), è stata approvata con 398 voti favorevoli, 162 contrari e 60 astensioni. In base alle nuove norme, gli Stati membri dovranno garantire che gli standard di accoglienza dei richiedenti asilo, ad esempio per quel che riguarda alloggi, istruzione e sanità, siano gli stessi in tutta l’Unione. I richiedenti asilo registrati potranno iniziare a lavorare al più tardi entro sei mesi dalla data di presentazione della domanda. Si procederà anche a regolamentare le condizioni di detenzione e la limitazione della libertà di circolazione, in modo da disincentivare gli spostamenti da un Paese Ue all’altro.
Il regolamento sul nuovo quadro Ue per il reinsediamento (nel gergo comunitario è il trasferimento di un rifugiato da un Paese terzo all’Ue), presentato dal relatore Malin Bjoerk (Svezia, The Left), è stato approvato con 452 voti favorevoli, 154 contrari e 14 astensioni. Il nuovo quadro per il reinsediamento e l’ammissione umanitaria prevede che gli Stati membri possano offrirsi di ospitare i cittadini di paesi terzi riconosciuti dall’Onu come rifugiati, ai quali sarà garantito un accesso all’Ue legale, organizzato e sicuro. Una volta approvate formalmente anche dal Consiglio, le leggi entreranno in vigore dopo essere state pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. L’applicazione dei regolamenti è prevista dopo due anni. Per quanto riguarda la direttiva sulle condizioni di accoglienza, gli Stati membri avranno due anni di tempo per introdurre le modifiche nelle loro leggi nazionali.