Lodi, il Comune opta per la dieta della Sharia a scuola: a mensa solo carne “gradita” agli islamici. Genitori furiosi: noi emarginati

9 Apr 2024 18:46 - di Ginevra Sorrentino
mensa scuola Lodi

Famiglie sul piede di guerra a Lodi: l’Islam entra nelle scuole dalla mensa. Secondo quanto denunciato ieri a Quarta Repubblica, con tanto di interviste ai genitori furiosi coinvolti loro malgrado dal provvedimento inclusivo a metà, il Comune opta per la dieta della Sharia. Non solo: stando a quanto sostenuto dalle mamme interpellate nel servizio che Rete 4 ha dedicato alla vicenda, tutto avvenuto nel silenzio dell’amministrazione: senza avvisare i genitori di bambini non islamici, premurandosi però di comunicare l’avvenuta variazione del menù scolastico a madri e padri dei piccoli di culto islamico. Un ennesimo inchino a costumi e dettami cultural-religiosi altrui che nasce però da un ennesimo sgambetto a chi accoglie. Un’ultima iniziativa varata sotto il simbolo politicamente corretto dell’inclusività, arbitrariamente adottata però a corrente alternata.

Lodi, il Comune cambia il menù a scuola: a mensa solo carne halal e via il prosciutto cotto

Dunque, tant’è: solo carne halal e via il prosciutto cotto dalle mense delle scuole elementari e degli asili di Lodi. Questa la decisione passata a detta delle famiglie sotto silenzio dell’amministrazione comunale della cittadina a guida Pd, che ha deciso di seguire la dieta della Sharia, la dottrina islamica. «I bambini dal gennaio 2023 stanno mangiando solo carne Halal», è la protesta della consigliera comunale leghista, Eleonora Ferri, rilanciata ieri dall’approfondimento giornalistico di Rete 4 e dal Tgcom24 che ne dà conto oggi.

Monta la protesta dei genitori di bambini non islamici: noi non siamo stati avvertiti

Per inciso va detto che la carne halal è, per i musulmani, una carne certificata per il consumo dei fedeli islamici: la certificazione halal (che significa “lecito” ndr) garantisce la conformità di un prodotto alimentare rispettando tutti i dettami religiosi, a partire dalla procedura di macellazione. La richiesta del ricorso al menù consentito dalle norme religiose dell’Islam sarebbe partita un anno fa dalla comunità musulmana locale, che l’ha indirizzata all’amministrazione comunale. E il Comune, senza avvisare tutte le famiglie, avrebbe accolto la domanda e introdotto carne halal nei pasti serviti nelle mense scolastiche di asili e scuole elementari della città. La consigliera leghista Eleonora Ferri allora, raccolte indignazione e proteste delle famiglie non islamiche, non ci sta. E facendosi portavoce di malumore e recriminazioni, alle telecamere di Quarta Repubblica ha denunciato e commentato quanto accaduto.

La denuncia della consigliera leghista Elena Ferri sul menù della mensa della scuola a Lodi

E, soprattutto, nella sua denuncia ha tenuto a rimarcare la mancanza di attenzione per una linea condivisa, di una volontà di studiare una soluzione non discriminante per tutti. «Il Comune di Lodi – ha puntualizzato sulla vicenda l’esponente del Carroccio a Quarta Repubblica – avrebbe potuto chiedere alla ditta appaltatrice che offre il servizio di mensa scolastica due linee separate: un menù con carne halal, e uno normale come quello che i nostri bambini stavano seguendo». E invece, lamentano tra sgomento e malumore i genitori degli alunni non islamici, «ci sentiamo emarginati e ghettizzati – dicono alcuni di loro ai microfoni di Rete 4 –. Sarebbe stato opportuno almeno un avviso. Avremmo voluto essere noi a decidere».

L’indignazione delle famiglie: ci sentiamo noi gli emarginati e i ghettizzati

Siamo alle solite insomma: in nome di un principio astratto che mescola inclusività ed ecumenismo sbandierati a ogni occasione utile, ma poi utilizzati arbitrariamente, si sceglie di andare incontro a qualcuno a scapito di qualcun altro. E così, ancora una volta, come nel caso della scuola di Pioltello chiusa per il Ramadan, che nega l’accesso ai sacerdoti per le rituali benedizioni pasquali. O come nel caso dei lavoretti per la festa del papà rinnegati in una materna di Roma, sotto il simbolo del politicamente corretto – e con buona pace dell’ossequio ai nostri usi e costumi (compresi quelli alimentari) – si è deciso per recidere alla base la possibilità di una soluzione indolore per tutti. E senza neppure provare a darne conto o quanto meno informare chi di dovere.

 

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