Verso l’8 marzo. Le “straordinarie” secondo noi. Franca Viola, la ragazza che disse no

7 Mar 2024 14:32 - di Annamaria Gravino
franca viola

Franca Viola aveva 18 anni quando alla fine del dicembre 1965 fu rapita, tenuta sotto sequestro per giorni e abusata dal suo ex fidanzato, Filippo Melodia. Lui la voleva a tutti i costi e sapeva di avere il Codice penale dalla sua parte: l’istituto del matrimonio riparatore consentiva la cancellazione del reato di stupro, a quel tempo classificato come contro la morale, non contro la persona. Franca, di fatto, era una vittima senza scampo dei costumi e della legge dell’epoca: se non voleva rimanere col marchio di “svergognata”, non aveva altra scelta che piegarsi al matrimonio forzato. E, invece, disse “no”, consegnando alle donne italiane l’avvio di una rivoluzione sociale e culturale che è stata fondamentale per l’emancipazione.

Il coraggio di papà Bernardo, sempre al fianco della figlia

Francesca, detta Franca, figlia di mezzadri di Alcamo, in Sicilia, con il consenso della famiglia, si era fidanzata 15enne con Filippo, figlio di una famiglia benestante e nipote di un boss della mafia locale. Quando il giovane fu accusato di furto e di far parte di una banda mafiosa, Bernardo Viola, il padre di Franca, decise di rompere il fidanzamento. Una scelta che confermò anche quando Melodia si fece nuovamente avanti pretendendo la mano della ragazza, dopo essere tornato da un periodo trascorso in Germania. Bernardo, sempre al fianco di Franca, resistette a ogni tipo di pressione e minaccia fisica. Lo stesso fece in seguito, quando appoggiò la scelta della figlia di rifiutare il matrimonio riparatore proposto da Melodia, dopo il drammatico, violento sequestro messo in opera insieme alla sua banda.

I tanti no della “ragazza di Alcamo”: le parole di Indro Montanelli

Ne scaturì un processo dirompente, che divenne cronaca nazionale, e durante il quale Franca fu oggetto di una feroce “vittimizzazione secondaria”, come si direbbe oggi, acuita dall’isolamento sociale subito da lei e dalla famiglia, “colpevoli” di aver ostato lanciare alla consuetudine una sfida di tale portata. “Franca Viola e suo padre non hanno detto di no soltanto a Filippo Melodia. Hanno detto di no a tutto un sistema di rapporti basato sulla sopraffazione del maschio sulla femmina. Hanno detto di no a un ‘onore’ confuso musulmanescamente col sesso. Hanno detto di no al diritto dell’uomo di strappare il consenso della donna con la violenza e di renderlo definitivo col matrimonio. Hanno detto che lo stupro non è un surrogato dell’amore, e insozza non chi lo subisce, ma chi lo commette. Insomma hanno detto di no a tutti i tabù e feticci che fanno da pilastro a queste arcaiche società”, scrisse Indro Montanelli in un memorabile editoriale sul Corriere della sera dedicato a quella che passò alle cronache come “la ragazza di Alcamo”.

Quando Franca Viola ammonì: “Io non sono proprietà di nessuno. L’onore l’ha perso lui”

“Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”, affermò Franca, quando quella consapevolezza faceva appena capolino nella società italiana e sarebbe entrata solo decenni dopo nel Codice penale. Il matrimonio riparatore, insieme al delitto d’onore, fu cancellato nell’agosto del 1981; lo stupro è diventato reato contro la persona nel 1996. Nonostante il lunghissimo tempo trascorso non c’è analisi di queste conquiste di civiltà che non le metta in relazione con quel primo, coraggioso “no” di Franca Viola.

Il titolo di Grande Ufficiale per il ruolo svolto nell’emancipazione delle donne italiane

Melodia fu condannato a 11 anni di carcere e morì assassinato con due colpi di lupara, dopo aver scontato la pena. Franca si è sposata, ha avuto due figlie ed è diventata nonna. Nel 1970 la sua storia ispirò il film di Damiano Damiani con Ornella Muti La moglie più bella. L’8 marzo 2014 Giorgio Napolitano la insignì del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per il coraggioso gesto di rifiuto del ‘matrimonio riparatore’, che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese”.

Il ringraziamento di Franca Viola al padre e al marito: “Devo dedicare a loro questo premio”

Franca, che in quell’occasione partecipò per la prima volta a un evento ufficiale, volle dedicare il riconoscimento a due uomini: “Mio padre mi ha sostenuta e grazie anche a mio marito che mi ha sposata pur sapendo che era in pericolo di vita. Devo ringraziare e dedicare a loro questo premio, mio padre e mio marito”, disse visibilmente commossa la ragazza di Alcamo, sempre bellissima, esemplare, capace di insegnare qualcosa: quella per le donne è una battaglia che non si vince senza padri, mariti, fidanzati, fratelli, amici. Senza uomini che facciano gli uomini.

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