Vasco Rossi: “Oggi mi arresterebbero per il brano Colpa d’Alfredo. Non sopporto i rivoluzionari da salotto”

31 Mar 2024 11:34 - di Luisa Perri

“Il politicamente corretto non mi convince. Non conta come definisci una persona, ma cosa ne pensi e come ti comporti”. Lo dice Vasco Rossi in una intervista al Corriere della Sera, raccontando della sua canzone “Colpa d’Alfredo” e di quel verso “è andata a casa con il negro la troia”.

“In realtà la ragazza che corteggiavo era andata via con Salvino, che non era affatto nero, solo abbronzato. Non mi riferivo al colore della pelle, ma alle dimensioni… Era insomma una canzone da cui i neri uscivano benissimo. Se la riscrivessi oggi mi arresterebbero”.

Vasco nega il like a Palestina libera: non voglio darlo, ecco perché

“Io rifiuto di schierarmi come se fosse una partita di calcio, Israele contro Palestina. Gli ebrei, dopo quello che hanno sofferto, hanno diritto a uno Stato. ‘Free Palestine’ è un bello slogan, da anime belle; ma se implica la distruzione dello Stato di Israele, allora sarebbe più onesto dirlo. E alla distruzione di Israele io mi ribello”.

“Leggo cose superficiali, in cui non mi riconosco; io sono semplice, non facile – sottolinea Vasco- Mi hanno dato del sionista, ma io non so neppure cosa voglia dire. So che se mettessi il like a ‘Palestina libera’ mi amerebbero tutti; ma io non sono fatto così. Se avessi voluto piacere a tutti, non avrei scritto ‘C’è chi dice no’ o ‘Gli spari sopra’. Questo ovviamente non mi impedisce di piangere le vittime civili di Gaza, e di criticare i bombardamenti di Netanyahu, che è pure lui una specie di fascista”.

“Ricordo quelli di Potere operaio che tornavano per cena da mamma”

I rivoluzionari da salotto non gli sono mai piaciuti, spiega il cantante; “Mai. Ricordo quelli di Potere operaio: erano tutti studenti; il pomeriggio giocavano alla rivoluzione, la sera tornavano a cena dalla mamma. A diciassette anni vuoi cambiare il mondo: anche io ci credevo, anche io ci ho provato. Poi ho capito che prima di cambiare il mondo dovevo cambiare me stesso. Anziché distruggere il sistema, dovevo creare il mio sistema. Poi certo i ragazzi che scendono in piazza li rispetto”.

“Ero a Los Angeles, mia mamma mi ha chiesto un parere sugli agricoltori in rivolta. Anche loro hanno ragione. L’importante è trovare una ragione comune. Mettersi a un tavolo, trattare”, dice ancora il cantautore di Zocca. “Io sono nato dopo la guerra, la mia generazione si era illusa che le guerre fossero finite. Invece ora bussano alla nostra porta. E si arriva a minacciare una guerra nucleare, come mai si era fatto in passato”, dice Vasco, secondo cui “Putin è un dittatore guerrafondaio che va fermato. Sostenendo l’Ucraina, ma anche avviando una trattativa che metta fine ai massacri”, spiega.

“Il primo grande amore? Una femminista che mi accusava di patriarcato”

Il primo grande amore? “Paola, una femminista che si era prefissata di distruggermi, e ci è riuscita. Il colpevole di diecimila anni di patriarcato ero io… Dopo di lei, e prima di Laura, mia moglie, è stato solo sesso. Tutte le canzoni in cui sono arrabbiato con le donne me le ha ispirate Paola; dovrei darle i diritti d’autore”.

Albachiara ispirata da una ragazza in corriera

Albachiara “me l’ha ispirata Giovanna, una ragazza che vedevo arrivare a Zocca con la corriera. Anni dopo l’ho ritrovata in discoteca e gliel’ho detto, ma lei non ci credeva: ‘Lo dici a tutte perché te le vuoi fare!’. Così ho scritto Una canzone per te”.

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