Supersex, la serie su Rocco Siffredi, finanziata dallo Stato. Il sottosegretario Mazzi: ora si cambia

14 Mar 2024 20:09 - di Penelope Corrado
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Gli abbonati italiani a Netflix che in questi giorni stanno vedendo la serie tv del momento, Supersex, incentrata sulla vita di Rocco Siffredi, oltre al costo dell’abbonamento alla piattaforma hanno finanziato la serie con le loro tasse. Un singolare paradosso, denunciato dal sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, che ha ribadito la necessità di rivedere il sistema del finanziamento pubblico al settore.

Il sottosegretario Mazzi: il sistema finora ha favorito i soliti noti

«Sono un appassionato del settore e credo nell’importanza di sostenere il buon cinema – ha promesso il sottosegretario Mazzi a RTL 102.5 – È fondamentale concentrare le risorse su progetti meritevoli, come dimostra il grande successo di opere come quella di Paola Cortellesi. Non dobbiamo finanziare un sistema che favorisce solo i soliti noti, senza benefici reali per il settore. In passato, il finanziamento del cinema era di 150 milioni di euro, ma con la creazione del fondo nel 2017, è improvvisamente aumentato a 450 milioni all’anno e ora addirittura a 750 milioni. Questa disparità è difficile da accettare per il resto del mondo dello spettacolo».

“È giusto finanziare Supersex su Rocco Siffredi anziché un film sulla Loren?”

«È importante notare – ha proseguito Mazzi – che questo sistema di finanziamento sostiene anche produzioni come le serie su piattaforme come Netflix, incluso quelle su Rocco Siffredi. È rispettabilissimo Siffredi, ma è lecito chiedersi se sia giusto che il sistema di finanziamento italiano supporti una serie su Rocco Siffredi prodotta da Netflix anziché produzioni su icone come Sofia Loren, Roberto Benigni o Raffaella Carrà».

Il film di Ginevra Elkann, finanziato con un milione di euro dallo Stato, ha incassato 12mila euro

A proposito di finanziamento a opere cinematografiche, ha fatto scalpore nei giorni scorsi il bilancio impietoso su “Te l’avevo detto”, l’ultimo film prodotto e diretto da Ginevra Elkann, nipote di Gianni Agnelli e sorella di John e Lapo Elkann, che al botteghino si è rivelato un vero e proprio flop.

Il Fatto quotidiano ha consultato il database del Ministero della cultura, all’epoca guidato dal ministro Franceschini e «viene fuori che i produttori (Wildside) hanno beneficiato di 692.711,12 euro sotto forma di tax credit e 400.000,00 euro come contributi selettivi di produzione, per un totale di 1.092.711,12 euro”. Alla voce incassi, invece, vengono riportati “12,4 mila euro e 25 euro nel primo weekend».

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