Meloni a Trento con 100 milioni in dote. “Questo governo è concretezza e velocità” (video)
Soldi veri, molti, benedetti e subito. Giorgia Meloni arriva a Trento per la cerimonia di firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Provincia autonoma di Trento e dà subito numeri importanti: “Assegniamo risorse per 95 milioni di euro, di cui 18 già assegnati in anticipo. Si tratta di risorse importanti. Non mi dilungo su tutti i progetti che verranno fianziati – dice ancora – ma ci tengo a dire che 68 milioni andranno per la costruzione di tre nuovi istituti scolastici”, e si tratta di interventi “già in avanzato stato di avanzamento ed entro sette anni il territorio potrà contare su tre nuove scuole”.
Meloni a Trento, tra foto di gruppo, progetti e orgoglio del governo
Una mattinata di progetti, idee e confronto con gli amministratori locali, nella quale la premier ha toccato tutti gli argomenti di stretta attualità, dall’inchiesta di Perugia al fisco, trasferendo alla platea trentina l’entusiasmo per quanto realizzato finora dal governo.
Con una foto di gruppo fuori programma, sollecitata dalla premier Giorgia Meloni, si è conclusa a tarda mattinata la cerimonia, in piazza Dante. Mentre gli ospiti si alzavano in piedi, al termine del suo intervento, la presidente del Consiglio è tornata davanti al microfono posizionato sul palco allestito nella sede della Provincia, in piazza Dante. “Se i sindaci hanno piacere potremmo fare una foto tutti insieme”, la proposta accolta dai primi cittadini, che si sono schierati alle spalle della premier, del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto e del presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti.
Il lavoro, la crescita e l’unità non in discussione
“Sono fiera di alcuni dati economici: l’Italia ha il record di occupazione, di crescita del lavoro femminile, di crescita dei contratti stabili. L’Italia è una delle due nazioni nei Paesi Ocse a poter avere una crescita del reddito reale delle famiglie. Il reddito nei Paesi Ocse è diminuito dello 0,2%, con due soli Paesi in controtendenza: in Gran Bretagna è aumentato dello 0,2% e in Italia dell’1,4%, sette volte di più rispetto alla media. E’ una scelta politica: abbiamo concentrato le poche risorse sulla crescita dei redditi delle famiglie”, è stato uno dei passaggi più significativi del suo discorso, prima di fornire le cifre dell’accordo di programma, già firmato con tante altre regioni. “Vorremmo che la cifra di questo governo fossero concretezza e velocità”.
L’Italia è unita e lo sarà, altro che. “Con i fondi di coesione finanziamo proposte sulle quali chiediamo ci sia da parte del governo la possibilità di condividere, non perché si voglia limitare l’autonomia, ma perché rispondano a un’unica strategia” perché “non siamo monadi. Sono previsti poteri sostitutivi” ma anche il “definanziamento per le opere che non vengono ultimate”. Si tratta di applicare il “principio di responsabilità, che non sempre viene valorizzato, anche l’autonomia differenziata risponde a questo principio, mette tutti nelle condizioni di avere le massime opportunità, ma poi” devi sfruttarle con senso di “responsabilità. Ad alcuni non piace ma è una grande sfida, una sfida che si fonda sulla responsabilità e sul merito”.
I conti pubblici in ordine
I conti pubblici restano in cima alle preoccupazioni del premier, che guarda con fiducia al contesto finanziario internazionale. “I titoli di Stato definiscono quanto una economia è percepita come solida. Abbiamo raggiunto il record di titoli di Stato italiani sul mercato estero. Pur nelle tante difficoltà, l’Italia è percepita come un’economia solida, è molto importante perché è un fatto di serietà”. Di “Paese modello” la Meloni parla anche a proposito del Pnrr: “Da molti veniva considerato per noi troppo gravoso – dice -, sostenendo che se noi, governo Meloni, lo avessimo rinegoziato avremmo rischiato di perdere risorse. Noi abbiamo sempre ritenuto che andasse rinegoziato, banalmente perché ci trovavamo in una in realtà diversa rispetto a quella in cui ci si trovava quando il Pnrr è stato scritto. Il Pnrr è uno strumento e gli strumenti vanno adeguati al mutare del contesto. Le cose sono andate diversamente da come alcuni temevano”, dice Meloni snocciolando i risultati di Roma: “rinegoziarlo si poteva e si doveva fare”.
Quindi il tema del fisco: “Io penso che una nazione seria debba ricordarsi che la ricchezza non la produce lo Stato, ma è lo Stato che deve mettere le aziende e i lavoratori nelle migliori condizioni possibili per creare ricchezza”. E’ in questa direzione, che la presidente del Consiglio cita la riforma del fisco che il governo sta portando avanti “con un nuovo approccio”, perché “non si disturba chi produce ricchezza. Uno Stato che vessa, che è visto come un nemico, che non collabora quando ti vede in difficoltà, è uno Stato di cui è più difficile fidarsi”.
L’inchiesta di Perugia: “Andare fino in fondo”
“Bisogna arrivare fino in fondo, quello che sta emergendo e’ obiettivamente incredibile e vergognoso per uno Stato di diritto”, aveva detto la Meloni arrivando in mattinata a Trento. Oggi sta lavorando la commissione Antimafia, che ha poteri di inchiesta. Bisogna vedere dove riesce ad arrivare la commissione Antimafia, poi valutare se c’è bisogno di qualcos’altro – dice ancora Meloni -. È anche un tema di tempistiche, per istituire una nuova commissione ci vuole qualche mese. Oggi abbiamo già una commissione che ci sta lavorando e bisogna farla lavorare nel miglior modo possibile. All’esito del lavoro della commissione Antimafia va valutato se servono altri strumenti”.