L’intervista. Gasparri: “Dal Ppe un manifesto di centrodestra. Guardiamo a una maggioranza con Ecr”

7 Mar 2024 16:26 - di Annamaria Gravino
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È stato “un bel congresso, con un manifesto molto ancorato alle ragioni dell’identità, della difesa europea, che dovrà essere organizzata perché il mondo ci impone questa scelta, e molto legato anche ai temi valoriali dell’area del centrodestra cattolico”. Il capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri, fa parte della delegazione azzurra che ha preso parte al congresso del Ppe di Bucarest. Un’assise “molto tonica”, spiega, che ha confermato a larghissima maggioranza la candidatura di Ursula von der Leyen alla carica di presidente della Commissione.

Senatore, c’è molta attesa per la nuova Europa che potrebbe uscire dalle prossime europee. Lei cosa si aspetta?

Il Ppe è il primo partito europeo e lo sarà anche dopo le elezioni. Io auspico che le elezioni diano a quest’area alternativa alla sinistra un’autosufficienza, per avere un’Europa meglio governata. Però questo lo scopriremo l’11 giugno. Votano 27 Paesi, tanti partiti, è un’elezione articolata, non sappiamo come andrà. Ma sui contenuti il congresso di Bucarest è stato molto orientato a una scelta di centrodestra. Faccio l’esempio dei temi dell’ambiente: sono vissuti con realismo, non con le idee alla Greta Thunberg. Al di là degli interventi della presidente von der Leyen e del presidente Weber, anche l’intervento di Antonio Tajani è stato molto apprezzato dalla platea, che era veramente vasta. Ha parlato di Balcani, di difesa, valori. Siamo molto contenti, ha avuto anche un successo personale.

Il ministro Tajani ha parlato dell’importanza di lavorare con i  Conservatori di Ecr e con i Liberali e, a margine dell’intervento, ha anche detto che il ministro Fitto potrebbe fare “il commissario benissimo”. Fitto è un esponente di FdI. In qualche modo ha indicato anche per la futura Commissione l’asse Ppe-Ecr che già esiste nel governo italiano.

Noi guardiamo a una maggioranza fatta di Popolari, Conservatori e altre formazioni, come i liberali. Non sappiamo se l’obiettivo numerico sarà raggiunto, come dicevo le elezioni sono molto articolate. Riteniamo che anche la Lega faccia legittimamente parte di quest’area: è al governo, guida Regioni importanti, tra le quali la Lombardia che da sola avrà il Pil dell’Olanda. Il problema sono gli alleati che la Lega ha scelto nell’Ue, non credo che Afd e per molti versi la stessa Le Pen siano compatibili con un quadro europeo e democratico. Il tema è che uno non può stare in un club contestandone storia, identità e regole. Questo per quanto riguarda i suoi alleati, non la Lega.

Quanto pesa in seno ai popolari europei il fatto che Tajani sia il vicepremier di un governo nazionale che già incarna quello che si auspica anche per l’Europa?

Tajani in Europa ha ricoperto il ruolo di commissario, di vicepresidente e poi presidente del Parlamento, se l’Europa fosse un concorso per titoli lui lo vincerebbe senza problemi. Questo è un vantaggio anche per il governo italiano. In politica contano i numeri, ma anche le relazioni e e Forza Italia oggi con Tajani ha un ruolo e un’influenza che supera anche i numeri. Tajani fu eletto presidente del Parlamento europeo con una maggioranza già alternativa ai socialisti, ma un conto è eleggere il presidente del Parlamento un conto è avere una maggioranza per guidare la Commissione. Bisogna tenere presente che ogni Paese designa il suo commissario, è un meccanismo molto intrecciato con quello dei governi nazionali, che scelgono in base al proprio orientamento. Comunque, si vedrà presto come andrà.

Lei contesta l’idea che il Ppe si sia spostato a destra, ma su alcuni temi si è registrato un cambio di visione anche da parte della presidente von der Leyen: migranti, difesa, green deal…

Il Ppe è il perno dell’alternativa alla sinistra, di una politica che mitighi il ruolo di Verdi e Socialisti. Non è il Ppe che si sposta verso gli altri. Meloni ha chiesto sostegno per la vertenza con la Tunisia, sugli sbarchi a Lampedusa e ha trovato in von der Leyen una interlocutrice attenta, aperta. Lei su quei dossier non rappresentava un partito, non è andata a nome del Ppe, ma dell’Europa. Questo dovrebbe far capire ai Conservatori e, semmai, alla Lega che il Ppe è il baricentro di una politica non subalterna alla sinistra, che non è il Ppe che si sposta a destra. In Italia il Ppe è Forza Italia, che ha un ruolo importante nel primo partito europeo ed è aperta a tutti coloro che vogliono essere alternativi alla sinistra.

Senatore, lei sta seguendo con grande attenzione il caso dei dossieraggi. Che pensa di queste prime audizioni di Cantone e Melillo?

Che non devo aggiungere nulla di più a quello che hanno detto loro. Melillo ha distrutto la gestione dell’antimafia di Cafiero De Raho, che si deve fare un esame di coscienza, deve lasciare la Commissione antimafia. Per il resto, mi dispiace che le audizioni al Copasir saranno secretate, mi resteranno sul gozzo.

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