L’intervista. Davide Faraone (Iv): i dossier sono una porcata da deriva sudamericana. Chi li ha ordinati?

6 Mar 2024 8:03 - di Vittoria Belmonte
dossier Faraone

Per il ministro della Giustizia Carlo Nordio la vicenda dei dossier su cui indaga la Procura di Perugia è un fatto  “estremamente grave, che si innesta in una situazione ormai sedimentata da anni: il diritto alla privacy, garantito dall’articolo 15 della nostra Costituzione, è diventato ormai una sorta di aspirazione metafisica”. Eppure la sensazione è che da parte della sinistra si tenda a voltarsi dall’altra parte, riducendo la portata di ciò che sta venendo a galla: ottocento accessi abusivi. Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, auspica che il governo metta fine a questa “deriva sudamericana”.

Innanzitutto, lei vede sui media un tentativo di minimizzare la vicenda?

È un meccanismo consolidato, che questa volta usa la sinistra. Altre volte, è successo alla destra di farlo. Altre ancora, girano tutti la testa. Quando ad esempio successe a Matteo Renzi nel 2019, la destra partecipò all’assalto insieme ai Pm, eppure il meccanismo era lo stesso, compreso l’accesso illegittimo al database. Per questo oggi dico che serve un vero cambiamento, i responsabili vanno sicuramente perseguiti, ma vanno creati anche gli anticorpi affinché tutto questo non accada più. Possibile che destra e sinistra non accettino la regola aurea di scontrarsi nel Paese ed in Parlamento e non nelle aule di giustizia, e per di più costruendo finte notizie di reato?

Può spiegare bene quello che i giornali hanno chiamato il “caso Cafiero de Raho”?

Sostenere che Cafiero De Raho debba astenersi dal partecipare alle sedute della commissione antimafia che tratteranno l’inchiesta di Perugia sul dossieraggio mi pare assolutamente di buonsenso. Talmente di buonsenso che l’ex Procuratore nazionale antimafia ed attuale senatore 5 stelle avrebbe dovuto pensarci da solo e autonomamente a trarre questa conclusione. Mi chiedo come sia possibile che il vicepresidente della commissione antimafia, partecipi, prenda parte a sedute che riguardano proprio il periodo in cui era procuratore antimafia. Un corto circuito evidente, da evitare assolutamente. Semmai dovrebbe essere sentito come ex procuratore nazionale antimafia. E poi anche basta con i procuratori antimafia che lasciano le procure e si fanno eleggere in Parlamento.

Il dossieraggio è sempre esistito: lei lo definirebbe un contropotere o cosa?

Lo definisco sic et simpliciter una porcata, sia che venga randellata la sinistra, sia che coinvolga la destra. Oggi colpisce il ministro della difesa Guido Crosetto, domani chissà. Torno alla questione fondamentale, lo Stato deve mettere fine a questa pericolosissima deriva sudamericana, altro che bavagli. Se lo farà il governo di Giorgia Meloni, ci troverà in prima fila a sostenere quei provvedimenti.

Concorda sul fatto che l’elemento più preoccupante di tutta l’affare dossier siano le notizie riservate carpite e non usate piuttosto che gli articoli già usciti?

A chi servivano, chi li ha ordinati? Mi auguro davvero che le procure di Perugia e di Roma vadano fino in fondo, ed appurino tutto quello che ancora non sappiamo di questa sporca vicenda. Ascoltare su commissione leader politici ci porta sicuramente fuori dall’agone democratico. Chiunque lo faccia e qualsiasi motivo lo animi.

La convince la difesa di De Benedetti del diritto di informare e essere informati?

Una difesa molto debole. C’è un circuito giudiziario e mediatico che si muove intorno alle Procure, difficile, veramente molto difficile che lo faccia in nome della libertà di stampa, che invece è un principio costituzionale, che tutti difendiamo. Ecco la libertà di stampa non può essere in nessun modo libertà di infangare, di inventarsi le notizie, di costruire trappole per azzoppare gli avversari politici.

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