“L’ascesa della Meloni? La gente vuole leader forti che guardino al futuro”. L’analisi di Galli della Loggia

9 Mar 2024 14:11 - di Redazione

“Per che cosa votarono un anno e mezzo fa gli elettori che determinarono il successo decisivo di FdI e quindi la vittoria della destra? Di certo non per Atreju, e neppure per la mitica sezione missina di Colle Oppio o per l’ancor più mitico Tolkien. Non votarono un passato insomma. Votarono per un futuro, ma soprattutto per Giorgia Meloni. In una sorta di anticipo di ‘premierato’ votarono per una persona, credendo che quella persona fosse qualcosa di sostanzialmente diverso da tutto quanto detto sopra e — anche in ragione della sua età — capace di cambiare”. Lo scrive Ernesto Galli della Loggia, in un editoriale sul ‘Corriere della Sera’ dal titolo ‘Lo scatto (dovuto) dei leader’.

“Di cambiare se stessa e insieme l’infinità di cose del nostro Paese che quegli elettori (più o meno come qualsiasi italiano di buon senso) pensavano andassero cambiate. Era in qualche modo la richiesta, magari inconsapevole, di una persona sola al comando? Sì, in qualche modo era questo. Ma non per farne un dittatore – osserva – Piuttosto per avere al governo una persona nuova, percepita come diversa, più in sintonia psicologicamente e per carattere con il sentire degli elettori; soprattutto capace di comandare e di essere obbedita. In Italia crisi del Paese e crisi della democrazia sono tutt’uno. Ed entrambe hanno un’unica origine a due facce: da un lato una crisi degli apparati dello Stato i quali rispondono ai bisogni dei cittadini sempre meno e con sempre minore efficacia, e dall’altro una crisi del potere politico, il quale si rivela incapace di porre rimedio al disfunzionamento dell’amministrazione essendo incapace di intervenire con l’autorità e le decisioni necessarie, in una parola di comandare e di farsi obbedire”.

“Sì che ormai gli apparati dello Stato e la politica, perdute quelle che dovrebbero essere le loro funzioni, quelle per cui sono nati, si sono entrambi in un certo senso autonomizzati – aggiunge Ernesto Galli della Loggia – Ormai lo Stato e la politica sembrano esistere e operare sempre più per se stessi, obbedire innanzi tutto al proprio interesse. La crisi del Paese e della democrazia italiana sono il prodotto di una tragica assenza di Stato e di Politica che si prolunga da anni. Sono il frutto di questo grande vuoto”.

Per continuare a leggere l'articolo sostienici oppure accedi