Il regalo di Umberto Tozzi prima dell’ultimo tour: il duetto con Sangiorgi in “Donna amante mia”

22 Mar 2024 14:45 - di Elia Cevoli
Umberto Tozzi

A una esatta settimana dall’annuncio dell’addio alle scene dato all’Olympia di Parigi Umberto Tozzi esce sulle piattaforme digitali e regala una nuova scintillante veste del suo disco d’esordio, “Donna amante mia”. Registrato allo studio Forum di Roma a 48 anni dalla sua incisione, il nuovo singolo, a parte l’insuperabile supporto vocale dato da Sangiorgi, meraviglia per il prezioso arrangiamento degli archi dell’ l’orchestra del grande Ennio Moricone. L’annunciata uscita dalle scene pare essere pianificata come uno schianto, non una lagna. Il 20 giugno il suo “l’Ultima Notte Rosa tour” partirà dalle Terme di Caracalla di Roma, città amata dal cantante dove visse a lungo prima di trasferirsi a Montecarlo, per toccare quattro continenti e i luoghi più iconici dello Stivale, da Piazza della Loggia a Brescia a Piazza San Marco a Venezia, per poi trasferirsi in Europa, Canada e concludersi (sarà davvero così?) in Australia.

Per l’ultimo tour un’orchestra di 21 professionisti

Per questo tour il cantante torinese ha ingaggiato, oltre alla sua band, un’orchestra di 21 grandi professionisti per accompagnare con archi, fiati e cori le sue hit di sempre (da “Ti amo” a “Gloria”, “Stella Stai” e tutti gli atri successi) e ben 4 inediti dell’album in uscita in autunno . Umberto del resto non è nuovo a simili operazioni. Memorabile il tour del 1980, con un palco affittato dai Supertramp e una band che contava calibri come Lee Ritenour alla chitarra (noto per le sue collaborazioni con Dizzy Gillespie, Herbie Hancock, Pink Floyd, Steely Dan, Sonny Rollins) Geoff Bastow alla tastiera (autore tra l’altro per Elton John), il grande Greg Mathieson Music (che ha curato le musiche di “Grease” e suonato per artisti come Barbra Streisand, Al Jarreau, Jimmy Cliff, Donna Summer, Julio Iglesias, tra gli altri) alle tastiere. Per realizzare questo tour Umberto Tozzi diede quasi fondo ai suoi risparmi, considerato il livello altissimo della sua band e la non proprio fortunatissima risposta del pubblico. Questa volta, con un grande organico fatto di archi, fiati e cori intende spazzare via i brutti ricordi. Come il brutto rapporto con i critici, che neanche di fronte alla vittoria nell’87 con Ruggeri e Morandi di “Si può dare di più” gli diedero tregua: «Non sopportavano che vendessi milioni di copie», spiega Tozzi. «Ci provavo a spiegare che non erano solo canzonette per un’estate al mare, poi, la verità l’ha dimostrata il tempo” dichiarò due anni fa.

Non erano solo canzonette…

“Si può dare di più” arrivò a vendere circa 250 000 copie, tra Europa e Giappone, rispetto alle abituali 10/15.000 dei brani sanremesi, e rimane tuttora un inno legato alla promozione d’iniziative di beneficienza. Pochi si ricordano che Umberto Tozzi non ha scritto solo canzoni d’amore, ma anche molti pezzi impegnati. Su tutte la famosissima “Gabbie”, dove si parla di emarginazione , droga e criminalità delle nostre periferie, la cui versione live con l’assolo di Lee Ritenor rimane un capolavoro, e “Gli altri siamo noi” , del Sanremo 1991. Un pezzo che tratta il tema dell’immigrazione quando l’ Italia cominciava a confrontarsi con i primi grandi arrivi di stranieri dalle zone disagiate del mondo e che rimane, con i suoi “Allah come Gesù in Chiesa o dentro una Moschea”, un inno per chi non vuole lasciare indietro nessuno. “Gesù che prendi il Tram”, dello stesso album, immagina la vita delle tante tute blu e tocca con garbo il tema drammatico delle morti bianche. E’ con l’album “Il Grido” che Tozzi, prendendosi un grosso rischio, si lancia in uno dei suoi progetti più impegnati e più amati, spiazzando tutti con sonorità rock per lanciare parole di denuncia. L’uscita de “Il Grido” segna una grande spaccatura con il mondo discografico, che, seppure riconoscendo il valore della produzione, decise che “era meglio metterla nel cassetto”.

Sangiorgi: spero che Umberto non smetta

A quel punto Tozzi si ribellò e decise di uscire lo stesso, ma il lavoro non ebbe nessun successo. In quegli anni, contava molto l’appoggio discografico. Di tutti i dischi che ha realizzato, “Il grido” pare essere rimasto particolarmente nel suo cuore. Tra i tanti fan che piangeranno il suo addio alle scene c’è sicuramente proprio Giuliano Sangiorgi, che tra l’altro ha chiamato la figlia Stella (chissà perché): “Spero che Umberto non smetta, vorrei sentirlo ancora per cento anni. Piuttosto lo faccio cantare a casa mia perché appena ha aperto bocca mi ha spettinato”. A tutti i comuni mortali, che non avranno mai Umberto Tozzi ospite a casa a rallegrarli, rimane solo “L’Ultima Notte Rosa Tour” per celebrare canzoni tra le più belle della musica italiana , che non tramonteranno e non stancheranno mai.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *