Il film. “Un altro Ferragosto” fustiga destra e sinistra. Ma una risata ci salva da tic e luoghi comuni
Chi di noi ogni estate non è caduto nella tentazione di rivedere per l’ennesima volta il film “Ferie d’agosto” di Paolo Virzì, che costantemente viene riproposto in televisione? Questa commedia del 1996, che aveva molti ingredienti del cinepanettone (due famiglie diversissime si incontrano, o meglio si scontrano, in un luogo di villeggiatura), in realtà rappresenta la battaglia epocale di quegli anni tra il nascente berlusconismo e una sinistra in crisi d’identità, logorata dall’emorragia dei consensi. Tale racconto ovviamente usava personaggi caricaturali, tipici della commedia, e cavalcava i luoghi comuni cari alla sinistra intellettualoide: chi vota a destra è ignorante, qualunquista, antiecologista e superficiale. È chiaro però che all’epoca lo scopo di Virzì era dare una scossa alla sinistra che non sapeva più parlare al popolo e in particolare al ceto medio che, finalmente, si sentiva rappresentato dalla rivoluzione liberale berlusconiana. Le mille anime della sinistra tra fricchettoni, intellettuali e soldati LGBT avevano difficoltà a ritrovare una linea comune che potesse essere capita e apprezzata dagli elettori di tutti i livelli sociali e culturali. Ebbene, giovedì 7 è uscito nelle sale “Un altro ferragosto” e dopo quasi trent’anni ritroviamo la famiglia allargata dei Molino e quella dei Mazzalupi nuovamente in vacanza a Ventotene.
Ritroviamo più meno gli stessi attori tranne gli indimenticabili e compianti Ennio Fantastichini (Ruggero) e Piero Natoli (Marcello) e a fare le loro veci come uomini della famiglia Mazzalupi ci sono Vinicio Marchioni (Cesare) e Christian de Sica (l’ingegnere). All’appello mancano anche Antonella Ponziani (il personaggio di Francesca probabilmente aveva esaurito la sua funzione con “Ferie d’agosto”) e Vanessa Marini che non ritroviamo inspiegabilmente ad interpretare Sabrina Mazzalupi sostituita dalla comunque brava Anna Ferraioli Ravel. Al di là dello scontro di “civiltà” a livello politico, la Sabrina interpretata dalla bravissima Marini in “Ferie d’agosto” era la voce che urlava più forte (“Stronzo ti amoooo!”) le tragedie umane che consumavano i vari personaggi, tutti intimamente infelici. Come dimenticare la scena strappalacrime di questa adolescente con la pistola in bocca che, come quasi tutti gli adolescenti, si sente perennemente inadeguata nella spasmodica ricerca di aderire a modelli di successo perfetti, ma vacui, nel ’96 propinati dalla TV spazzatura e oggi prevalentemente dai social?
Il nuovo film “Un altro ferragosto” riporta in scena dinamiche simili nonostante il contesto politico-sociale italiano sia completamente cambiato. La sinistra ancora non riesce ad amalgamare le sue anime e ne deve accogliere di nuove che il malconcio Molino vetero comunista e feticista della memoria mal digerisce: la contaminazione con il grillismo, una fluidità di genere che confonde anche chi per natura è progressista, una segretaria di partito che non viene dalla militanza, la galassia radical chic (bestemmia!), ecc. La destra viene ancora una volta descritta per luoghi comuni (ignorante, omofoba e gretta), schiava del mito della “società civile” che scende in campo per dare risposte politiche, con il rischio di aggregare per lo più palazzinari corrotti, burini ripuliti e personaggi discutibili dello show business.
Ma ecco che nel nuovo scontro tra Molino e Mazzalupi, il vecchio giornalista comunista non fa altro che tirare in ballo la dicotomia antifascismo/fascismo che forse non è più sentita neanche da tutta la sua tribù che un po’ lo deride. Se a destra sembra prevalere solo la dimensione privata (seppure i personaggi sono perlopiù moralmente riprovevoli), a sinistra viene esaltata solo la dimensione pubblica con il risultato di rimanere autocelebrativi e con poco appeal per il popolo. Eloquente è l’invito a divertirsi e a coltivare gli affetti che fanno i vecchi partigiani Pertini e Spinelli apparsi a Molino in sogno. “Un altro Ferragosto” è sicuramente un film che va visto da chi ha amato “Ferie d’agosto”, che nella sua rappresentazione grottesca di una commedia che spesso sfocia nella tragedia familiare, offre spunti di riflessione sia per la sinistra che per la destra, ma che ha anche il pregevole merito di strapparci delle sincere risate soprattutto grazie alla strepitosa Emanuela Fanelli: “Stamo a morì e andiamo a salvare le balene?! Chi se le inc*** le balene!”.