Gaza, tregua forse al Ramadan, ma pesa l’incognita ostaggi. Hamas: non sappiano quanti siano vivi

4 Mar 2024 19:11 - di Lorenza Mariani
Gaza

Dopo 150 di guerra a Gaza, gli accordi per una tregua sono nuovamente in alto mare. Secondo il Wall Street Journal, un alto funzionario di Hamas che ha chiesto l’anonimato, ha affermato che un’intesa per il cessate il fuoco di 6 settimane potrebbe essere raggiunta solo nella prima settimana di Ramadan, che comincia il 10 marzo, nonostante le dichiarazioni dei mediatori secondo cui le parti potrebbero raggiungere un compromesso entro pochi giorni. Ma a fare da spartiacque non ci sarebbe solo la fatica data della celebrazione in cui si pratica il digiuno in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto, ma anche la drammatica vicenda degli ostaggi. Ebbene sempre secondo il funzionario politico dei fondamentalisti, l’organizzazione islamista non può fornire allo Stato ebraico una lista degli ostaggi ancora in vita perché non sa quanti siano e dove si trovino.

Gaza, l’ipotesi di una tregua per il Ramadan, ma pesa l’incognita ostaggi

Così, con gli accordi appesi a un filo, oggi a Knesset si è tenuto un corteo silenzioso dei familiari degli ostaggi trattenuti dai miliziani palestinesi dal 7 ottobre nella Striscia di Gaza. Un’iniziativa per ricordare che i loro cari sono nelle mani dei rapitori da 150 giorni. Si ritiene che 130 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre siano ancora a Gaza, ma non tutti vivi. Mentre 105 civili sono stati liberati durante una settimana di trattive e negoziati andati a buon fine a fine novembre. Quattro ostaggi erano stati invece rilasciati prima. Dunque ora, lo spartiacque sembra essere quello del Ramadan, anche se i toni usati dagli esponenti di Hamas non invitano certo al dialogo negoziale e all’accordo.

Hamas: «Non sappiamo quanti ostaggi siano ancora vivi»

A testimoniarlo ulteriormente l’appello di fuoco che un esponente di Hamas ha rivolto ai palestinesi del Medio Oriente: «Trasformare ogni giorno in una giornata di scontri». Un invito veemente a insorgere contro Israele durante il mese sacro di Ramadan, che inizierà nei prossimi giorni. Sugli ostaggi, invece, ancora solo fumo. Hamas non sa quali e quanti ostaggi siano ancora vivi nella Striscia di Gaza. E lo ha dichiarato a chiare lettere alla Bbc Basim Naim, membro del Politburo di Hamas, sostenendo che è «praticamente impossibile» fornire a Israele una lista degli ostaggi che sono sicuramente ancora in vita.

I rapiti «si trovano in zone diverse con gruppi diversi»

«Fino ad ora non abbiamo presentato alcuna lista – ha riconosciuto l’esponente di Hamas –». Inoltre gli ostaggi «si trovano in zone diverse con gruppi diversi, e quindi abbiamo chiesto un cessate il fuoco per poter raccogliere i dati». Paletti a cui i guerriglieri palestinesi continuano ad aggiungere una condizione di base a loro detta inalienabile: il gruppo non accetterà un accordo senza la fine della guerra e il ritiro completo delle Forze di difesa israeliana (Idf) da Gaza.

Gaza, Hamas consegna i criteri sui detenuti palestinesi da liberare

E ancora. L’alto funzionario di Hamas ha inoltre dichiarato che il gruppo ha consegnato «i criteri sui detenuti palestinesi da liberare» e quindi ora «la palla è nel campo di Israele». Non sono stati indicati nomi precisi, ma si dice che almeno una ventina di detenuti siano tra quelli condannati all’ergastolo. Hamas, ha aggiunto la fonte, non ha chiesto un ritorno immediato degli abitanti di Gaza nel nord della Striscia per il rischio di sovraffollamento. Il gruppo è infatti a favore di un ritorno ordinato e graduale di oltre 500 famiglie al giorno durante il periodo del cessate il fuoco, con la partecipazione della Mezzaluna Rossa e dell’Unrwa.

Spartiacque Ramadan

Secondo quanto sostiene un funzionario di Hamas citato a condizione di anonimato dal Wall Street Journal, il primo fine settimana di Ramadan, il mese sacro all’Islam che inizierà sabato 10 marzo, potrebbe essere l’occasione propizia per il raggiungimento di una tregua e per lo scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi. Secondo la fonte è improbabile che si raggiunga un accordo prima dell’inizio del Ramadan, ovvero in questa settimana. Nel frattempo, sullo sfondo dello scenario bellico si agitano nuove ombre: quelle generate, per esempio, dall’ondata di dimissioni tra i portavoce dell’esercito israeliano.

Gaza, ondata di dimissioni tra i portavoce dell’esercito israeliano

E allora, oggi ha rassegnato le sue dimissioni il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari, l’uomo che quotidianamente e più volte al giorno, attraverso i social, ha aggiornato sull’andamento della guerra contro Hamas dal 7 ottobre scorso. La notizia, rilanciata da Channel 14, fa il giro del mondo, sottolineando che Hagari avrebbe deciso di lasciare l’incarico per «questioni professionali e personali». Non solo. Insieme a Hagari avrebbero annunciato le loro dimissioni molti altri funzionari dell’unità di informazione dell’Idf, tra cui il suo vice, il colonnello Butbul, il colonnello Moran Katz e il portavoce internazionale delle Forze di difesa israeliane, il tenente Richard Hecht.

Hagari lascia, e non solo lui…

L’ultimo tweet di Hagari riguarda un incontro tra il Capo di Stato Maggiore, il Rabbino dello Shin Bet e il Commissario ieri sera per una valutazione congiunta della situazione in vista del Ramadan al fine di rafforzare il coordinamento tra gli organismi e la prontezza operativa per tutti gli scenari. Tutto questo con la volontà, aveva scritto Hagari, di consentire la libertà di culto agli arabi israeliani ed ebrei, con restrizioni che riguardano la sicurezza e la protezione.

«Nessun contatto con Sinwar da una settimana»

Come se non bastasse, infine, sempre secondo il Wall Street Journal, funzionari di Egitto e Qatar ritengono che almeno da una settimana si siano persi i contatti con i leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar. Secondo fonti citate a condizione di anonimato da Channel 12 e Ynet, invece, Sinwar non ha alcuna intenzione di raggiungere un accordo sul cessate il fuoco con Israele nei prossimi giorni. E spera in una escalation di violenza durante il Ramadan…

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