Dossier, Meloni: “Legge sulla cybersicurezza ancora più urgente, il Parlamento la approvi”

9 Mar 2024 9:50 - di Luciana Delli Colli
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Un appello al Parlamento, affinché acceleri sulla legge cyber, diventata ancora più “urgente” alla luce del caso dossieraggi. A lanciarlo è stata Giorgia Meloni, ricordando che “abbiamo già fatto un intervento sulle banche dati che è nel disegno di legge sulla cybersicurezza, se ci fossero già state queste norme sarebbe stato più difficile fare quello che abbiamo scoperto”.

Meloni: “Legge sulla cybersicurezza ancora più urgente, il Parlamento la approvi”

La legge è stata approvata dal Consiglio dei ministri a fine gennaio, e ora è attesa alla Camera per la prossima settimana. “Anche in termini di  pene la risposta sarebbe stata più significativa”, ha spiegato ancora il premier, aggiungendo che “quello che posso fare è auspicare che il Parlamento le approvi il prima possibile, perché sono norme che a questo punto ancora di più diventano molto, molto urgenti”.

Il caso dossier all’attenzione del Consiglio dei ministri

Intanto, già lunedì il tema di ciò che sta emergendo dall’inchiesta di Perugia potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri. Ad anticiparlo è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, rispondendo a una domanda dei cronisti a margine della firma dell’Accordo di coesione tra governo e Friuli Venezia Giulia. “Io credo che noi parleremo lunedì in Consiglio dei ministri che è convocato alle ore 16”, ha spiegato Ciriani, ribadendo che “il fatto è molto grave”.

Ciriani: “Vicenda grave, la libertà di stampa non c’entra nulla”

“La presidente Meloni è già intervenuta in maniera molto netta”, ha detto ancora Ciriani, ribadendo che “è molto grave quello che è accaduto e, secondo me, è molto grave che nessuno abbia controllato, che nessuno abbia verificato”. “La responsabilità qualcuno dovrà anche averla di quello che è successo. Si dice, da quello che è emerso nell’audizione dell’Antimafia, che sono molte migliaia le persone, le intercettazioni abusive, illegali, che sono state compiute da queste persone. Va fatta assolutamente chiarezza”, ha sottolineato il ministro, per il quale “non si può assolutamente sottovalutare quello che è avvenuto, né si può giustificarlo in nome della libertà di stampa, perché la libertà di stampa non c’entra assolutamente nulla”.

La violazione della privacy e i rischi per la democrazia

“Qualcuno pensa che, siccome parliamo della privacy dei vip, dei politici o degli imprenditori, questa cosa ci interessi relativamente. Ma oggi può colpire me, domani – ha avvertito l’esponente di FdI – può colpire lei, un cittadino normale. Se passa il principio che in nome di una presunta libertà di stampa, presunta libertà di informazione, la vita personale, la vita privata delle persone può essere messa in pubblico, allora sono i fondamenti della democrazia che vengono messi in discussione, perché la democrazia – ha concluso il ministro – si basa sulla riservatezza, sulla privacy, sul diritto alla riservatezza dei propri dati personali e della propria vita personale”.

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