Definì Meloni “neonazista nell’animo”: Canfora a processo. E Anpi, Cgil e Arci s’affrettano ad assolverlo

27 Mar 2024 19:47 - di Chiara Volpi
Meloni Canfora

Lo sfondo: quello di un incontro con gli studenti di un liceo scientifico di Bari. Il pretesto: un dibattito sulla guerra in Ucraina. Il solito, livoroso fine: aggredire verbalmente e insultare Giorgia Meloni. È questo il contesto in cui Luciano Canfora, filologo e storico, professore emerito dell’Università di Bari, ha attaccato con virulenza la premier, arrivando a definire l’attuale premier «una neonazista nell’animo»: offesa di cui ora è chiamato a rispondere di fronte alla legge. Infatti, il prof di sinistra che si è cimentato a lezione di insulti va a processo con l’accusa di diffamazione. È prevista per il 16 aprile prossimo l’udienza pre-dibattimentale a suo carico.

Definì la Meloni «neonazista nell’animo»: Luciano Canfora a processo

Il capo d’imputazione, dunque, fa riferimento alle parole pronunciate in occasione di un incontro con gli studenti del liceo scientifico Fermi di Bari nel corso del quale era stato affrontato anche il caso della guerra in Ucraina. L’accusa è chiara e inequivocabile: Canfora, filologo e storico, docente emerito dell’Università di Bari, nell’arile del 2022 definì «neonazista nell’animo» Giorgia Meloni, che ad ottobre dello stesso anno è diventata presidente del Consiglio. Un epiteto affibbiato con acredine per sostenere una posizione che lo storico ha argomentato all’epoca dei fatti in modo a dir poco farraginoso, e in nome della sua visione vetero-comunista, anti-occidentale e sotto sotto (forse poi neanche troppo) filo-putiniana.

Meloni a Canfora: «Parole inaccettabili»…

Un’offesa che la Meloni ha rispedito immediatamente al mittente, annunciando la querela in tempo reale. «Il filologo Luciano Canfora, in un istituto scolastico di Bari, mi definisce “neonazista nell’animo”. Parole inaccettabili, ancora una volta pronunciate da una persona che si dovrebbe occupare di cultura e formazione, e che invece finisce a fare becera propaganda a dei giovani studenti. La querela non gliela toglie nessuno…», era stata la reazione arrivata quella stessa sera da parte di Giorgia Meloni. Ora il prof è chiamato a rispondere di azioni e parole.

Offese di Canfora alla Meloni, oltre all’ingiuria, la beffa: la solidarietà delle associazioni allo storico

E neanche a dirlo, a tempo di record, arriva la sollecita solidarietà di circa trenta associazioni e organizzazioni e oltre duecentocinquanta cittadini e cittadine (tra prof universitari, registi ed ex amministratori locali), solerti nel firmare un appello di solidarietà nei confronti del querelato Luciano Canfora, per cui la Procura ha chiesto la citazione diretta in giudizio e fissato l’udienza predibattimentale per il 16 aprile prossimo. E nell’esprimere solidarietà al prof che ha diffamato, i firmatari del documento tutt’altro che equo, ma dichiaratamente solidale, ostentano rivendicazioni che rimarcano il potenziale offensivo per cui Canfora è stato querelato.

Un documento di solidarietà che rivendica l’indifendibile

Così, nel tentativo di assolvere il professore di sinistra, i firmatari puntualizzano l’indifendibile, argomentando genericamente: il giudizio di Canfora «sulle idee e sui sentimenti dell’on. Meloni – sottolineano – va ricompreso nel legittimo esercizio della critica politica. E l’opinione da lui espressa in quella circostanza può essere discussa, non certo ritenuta del tutto infondata, oppure motivata da una semplice volontà denigratoria». E giù con la sviolinata all’accademico, non sia mai: guai a sottolinearne lo sgarro… «Desideriamo manifestare la nostra piena solidarietà con Luciano Canfora» – concludono infatti compiacenti i sottoscrittori del documento – rimarcando con l’occasione «la sua levatura di studioso». Se poi in calce emerge pure l’opportunità di evocare il solito spettro dell’attacco alla libertà di pensiero e di opinione, ben venga.

E il solito spettro dell’attacco alla libertà di opinione…

E così i firmatari concludono aggiungendo al danno la beffa e rincarando la dose delle offese e delle accuse al vetriolo: «Siamo consapevoli – scrivono in conclusione – che il bersaglio ultimo dell’azione legale intrapresa dall’on. Meloni è il diritto costituzionalmente garantito alla libertà di pensiero e di opinione»… Inutile dire, allora, che tra le organizzazioni che sottoscrivono il documento figurano i sei comitati provinciali dell’ANPI pugliese, l’ARCI Puglia e Bari-BAT, la CGIL Puglia e Camera del Lavoro metropolitana di Bari, Libera Puglia, la Fondazione Giuseppe Di Vagno, partiti politici e associazioni politico-culturali e le organizzazioni studentesche riunite a livello regionale nella Rete della Conoscenza. Tutto si spiega, insomma. Ma di certo non si può giustificare…

 

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