Riforme, si allontana la pace tra Balboni e Boccia. Torna in pista la richiesta del giurì d’onore
Non si spengono le polemiche sulle parole del capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia, nella sua ‘ricostruzione’ dell’intervento di Alberto Balboni in materia di riforme (“qui comando io”). Ormai è scontro in Senato tra Fdi e Pd, dopo la richiesta di ricorrere al gran giurì d’onore da parte del senatore di Fratelli d’Italia. “Se il capogruppo dem riconosce che non ho mai pronunciato quella frase che mi ha attribuito, per me il problema è risolto”, dice in mattinata Balboni. Parole che sembrano aprire a una conciliazione con il dem, come auspicato anche dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Che ieri sera aveva detto: “Li convoco tutti e due nel mio ufficio per una conciliazione amichevole”. Ma più tardi la vicenda appare tutt’altro che chiusa.
Riforma, Balboni e Boccia non conciliano
“La senatrice Musolino ha già dato atto che la frase ‘qui comando io’ attribuitami da Boccia non l’ho mai detta”, sottolinea Balboni. Lo stesso Boccia interviene a breve giro di posta, dimostrandosi pronto a chiudere la querelle: “Nulla di personale contro Balboni. Quando ho fatto riferimento al ‘comando’ -dice all’Adnkronos- ho detto che quello era il suo comportamento, cosa che confermo, e non che lui avesse detto quelle parole”. Parole che riaccendono la polemica. “Non credo ci sia bisogno di incontri riparatori e lascerei da parte i gran giurì”, aggiunge il dem. Che poi però punta l’indice contro il “comportamento da parte di esponenti di maggioranza, che esercitano la funzione di presidenti di commissione, di insofferenza alle regole parlamentari e agli accordi presi”.
Il senatore di FdI: rinnovo la richiesta di giurì
Nuove accuse, insomma, che fanno tornare in pista l’ipotesi del giurì d’onore. “Queste sono accuse ancor più gravi – sbotta Balboni- perché posso dimostrare di aver sempre rispettato le decisioni prese in ufficio di presidenza e soprattutto di aver sempre garantito i diritti delle minoranze. Per queste ragioni mantengo la richiesta di giurì estendendo la domanda di accertare la verità anche in ordine a queste ulteriori e false accuse”.