Ratzinger e l’impegno cristiano nella vita pubblica. Un libro di Pedrizzi sul Papa dell’identità e del rigore

14 Feb 2024 11:41 - di Luisa Santolini *

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Il sottotitolo del libro di Riccardo Pedrizzi “La ragione dell’uomo sulle tracce di Dio” è già una guida sicura per capire le intenzioni che l’autore ha avuto non solo nello scrivere i suoi articoli, ma anche nel raccoglierli nel volume che è stato pubblicato da Cantagalli. La ragione dell’uomo sulle tracce di Dio è la grande sfida di questo millennio appena iniziato e lo sarà ancora per lungo tempo. E l’amico e collega Riccardo Pedrizzi ha colto con piena lucidità questa sfida e si è fatto guidare nell’affrontarla dal pensiero straordinario del grande Papa Benedetto XVl scomparso da poco più di un anno. Sono 13 articoli, scritti da Pedrizzi dopo la morte di Ratzinger, in cui elabora le cose dette e scritte dal Papa, non solo durante il Suo pontificato ma lungo tutto l’arco della sua lunga vita, e ne trae spunto per considerazioni personali da cui emerge non solo la sua adesione piena e convinta al pensiero di Papa Ratzinger, ma anche la cristallina chiarezza della sua visione personale. sulle cose del mondo.

Il ruolo del cristiano nella vita pubblica

La prima immediata considerazione è che mi pare di cogliere in tutti gli articoli un filo rosso che li unisce ed è la domanda: come deve configurarsi la presenza della fede cristiana nella sfera pubblica? È chiaro che la presenza della fede cristiana nella sfera pubblica non esaurisce la significatività che la fede cristiana ha nella vita delle persone. A ben pensarci non ne è neanche l’aspetto più importante dal momento che la proposta cristiana si situa nella sfera del destino eterno della umanità. Tuttavia, questa indiscussa primazia non esclude interessi penultimi, anzi forse li motiva e li rinforza, per cui la vita dell’uomo credente nella sfera pubblica è argomento quanto mai attuale, vista ormai la sua dichiarata e penosa irrilevanza nell’agorà dei nostri giorni.

Questo filo rosso si deduce anche dai titoli dell’indice che vanno da “Ratzinger e il ruolo pubblico del cristianesimo” a “Quando fu attaccato per il discorso di Ratisbona”, da “La difesa dei principi non negoziabili” a “Ratzinger e la sua economia” e così via. Ebbene si coglie la passione dell’autore per questi temi anche perché vissuti sulla “sua pelle” come sul dirsi e vissuti con una convinzione ed una coerenza esemplari. Pedrizzi uomo delle Istituzioni, uomo fedele al suo credo, ma anche al suo mandato di Senatore della Repubblica, profondamente credente ed attaccato alla sua famiglia e alla educazione dei suoi figli, ha certamente sentito in questo grande Papa un alleato prezioso che lo confortava nella determinazione di continuare a vivere la vita, spesso travagliata e dolorosa, alla luce del Vangelo e della Costituzione. Da qui le sue sottolineature del magistero ratzingheriano: la fede non è un fatto privato, Dio non è un fatto privato, i cattolici hanno il dovere di essere coerenti con la propria fede, il crescente disimpegno dei cattolici sul fronte della presenza nel mondo della politica e della rappresentanza è un pericolo per la democrazia, il “costruire la Città dell’uomo senza riferimenti alla trascendenza”  è una minaccia, è necessario “trovare la difficile sintesi tra contemplazione ed azione, tra preghiera ed impegno diretto nella società”, “la vita democratica ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire di principi etici che per loro natura non sono negoziabili”.

La condanna del relativismo storico

Ecco, sono principi affermati dal Papa nei contesti più diversi, sono concetti che hanno riempito le pagine dei giornali sollevando polemiche feroci, sono parole che Riccardo fa proprie perché esattamente conformi alla sua vita. La condanna del relativismo etico, del nichilismo libertario, del laicismo secolarizzato, il riconoscere che i diritti fondamentali dell’uomo non derivano dalle varie legislature di un Paese ma dalla sua stessa natura umana, quello che in estrema sintesi è stato chiamato “il suicidio dell’occidente” si ritrova in ogni pagine del libro e quando Pedrizzi riporta la frase di Ratzinger “ Non si arretri e non ci si rassegni” vengono in mente analoghe frasi pronunciate dal Suo predecessori da Lui tanto amato, San Giovanni Paolo ll “ Non possiamo cedere” “Alzati, prega e cammina”. Chi, come me, le ha ascoltate di persona non le può dimenticare, come non potrà mai dimenticare l’immenso contributo di Papa Ratzinger alla riflessione sull’uomo, sulla fede, sulla ragione, sui giovani, sulla pace e sul dialogo tra religioni. Pedrizzi richiama tutto questo nel suo prezioso libro e noi dobbiamo davvero essergli grati per questo sforzo di ricordare a tutti noi gli insegnamenti e le parole di Benedetto XVl, un Papa non capito; tuttavia, molto amato come ha dimostrato il suo funerale, e come Riccardo Pedrizzi non ha trascurato di sottolineare.

Da quanto detto si potrebbe pensare che sia una lettura impegnativa perché complicata. Invece no: questo libro ha il notevolissimo pregio di essere di facile e piacevole lettura e questa non è cosa da poco. Di solito chi si addentra in questioni che attengono l’Uomo (con lettera maiuscola) desidera fare sfoggio di grande cultura e profondità di studi per cui scrive con frequenti citazioni, con argomentazioni difficili da comprendere, con una voluta complessità che non invoglia il lettore. Ecco l’amico Pedrizzi non è caduto in questa trappola e fa intendere chiaramente il suo pensiero senza lasciarsi andare a voli pindarici, ma rimanendo sempre nel solco di una scrittura semplice e scorrevole che tuttavia non va a scapito della comprensione degli argomenti trattati. Un libro alla portata di tutti, ma mai banale o scontato. Un libro ricco di spunti e di rimandi alle cose ultime che dovrebbero accompagnare le giornate di ognuno di noi. Ed è la sua semplicità una delle ragioni, anche se non la principale, per cui la lettura di questo libro è davvero consigliabile.

Il suicidio dell’Occidente

Un’ultima riflessione ispirata da questo libro: ho accennato in precedenza al “suicidio dell’Occidente”, ma va ricordato che sia il Papa polacco che il Papa tedesco erano profondamente legati all’Europa e ne hanno dato anche le ragioni, sempre. L’Europa che respira a due polmoni, l’Europa che ha rifiutato di riconoscere le sue indiscutibili radici cristiane, l’Europa che ha suscitato in questi due Papi grandi speranze con la caduta del muto di Berlino e grandi sofferenze con la negazione della sua cultura e delle sue tradizioni. Ecco Papa Ratzinger ha sempre sostenuto e difeso l’Europa e la sua storia, pur riconoscendone i tanti errori e le gravi colpe. E questo è stato ed è, a mio avviso, fondamentale in un’epoca in cui l’Europa (e con essa tutto l’Occidente) ha sviluppato una sorte di senso di colpa che ci porta a credere che tutto ciò che di peggiore accade abbia l’origine in casa nostra e nostra sia la responsabilità. Joseph Ratzinger ne era consapevole, ne soffriva molto e ci ammoniva che la causa di questo errore di prospettiva risiede nel fatto che avendo negato le radici storiche della nostra società, ivi comprese le radici cristiane, abbiamo negato le nostre categorie fondamentali di orientamento e dunque alla fine non abbiamo più una identità precisa a cui rifarci. Avere una identità non è una colpa anzi è indispensabile perché senza identità siamo senza argomenti, senza difese e abbiamo paura dell’altro, chiunque esso sia e da qualunque parte venga. Per respingere la paura e i sensi di colpa è urgente recuperare il senso di sé. E una volta ritrovata la propria identità, occorre difenderla e sostenerla anche se è un esercizio faticoso dal momento che occorre trovare “le buone ragioni” per farlo, in attesa che la tradizione cristiana torni a giocare un ruolo positivo nella vita pubblica dell’Europa e dell’Occidente. La cancel colture e woke sono figli di questa mancanza di identità, di questa apostasia silenziosa denunciata da S. Giovanni Paolo ll 30 anni fa e la grande eredità di Ratzinger è proprio quella di averci insegnato che è possibile unire la ragione e la fede per salvare il mondo.

*già Presidente del Forum delle Associazioni Familiari

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