Pericolo fascista? Mieli smaschera la truffa Pd: “Prendete in giro gli italiani. Non giocate con le parole”
E basta con ‘sto fascismo. Il titolo del libro di Daniele Capezzone edito da Piemme fa bene da corollario all’intertvento di Paolo Mieli che ha sbertucciato Pd e sinistre varie per la loro ossessione. Fascismo e pericolo autoritarismo sono gli unici collanti di un centrosinistra in crisi di contenuti. Tirati in ballo sempre e ovunque, si tratti di premierato, di riforme, di immigrazione e quant’altro. Un’ossessione ridicola, inverosimile che, oltretutto, non ha portato bene elettoralmente parlando al centrosinitra. Eppure, ricorda Paolo Mieli a Quarta Repubblica, dem e compagni dimenticano che “il fascismo oggi è Putin”. L’editorialista e storico stronca, con questa osservazione-provocazione, la lettura infantile che la sinistra tira fuori per qualche votarello in più. Perdendo di vista la realtà. Mieli è chiaro e striglia severamente la tattica della sinistra: non prendete in giro gli italiani. Nello studio di Nicola Porro su Rete4 aggiunge: “Dico alla sinistra: non giocate con le parole. Che ci volete prendere in giro e dirci che ogni cosa ci riporta nel regime fascista?”.
Mieli stronca Pd: “Smettetela di prendere in giro gli italiani con il pericolo fascista”
E’ stato tanto opportuno questo intervento di Mieli quanto puntuale e “sul pezzo”. Proprio nella mattinata infatti la canditata del centrosinistra Alessandra Todde si era appellata alla regola “aurea” della “ditta” (anche se lei è grillina) a pochi giorni dal voto in Sardegna: ossia disegnare gli avversari come pericolosi fascisti. L’ex sottosegrataria del Movimento Cinque Stelle, candidata alla presidenza della Regione per il “campo largo” di Partito Democratico e grillini, per galvanizzare gli elettori li ha chiamati alla “resistenza”: “Bisogna usarla nei confronti di chi è fascista. A chi mi riferisco? Il governo nazionale non si può definire diversamente. Sono fascisti e va detto“.
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“Se pensassero veramente al pericolo fascista si sarebbero alleati col primo che capita”
Di fronte a questa ennesima prova di povertà e assurdità di contenuti l’affondo di Mieli in qualche modo è sembrato una risposta al vaniloquio della Todde. Del resto Mieli non è la prima volta che lancia siluri alla sinistra per il suicidio tattico di riperticare il fascismo. Lo fece contro Enrico Letta al tempo della campagna elettorale del 2022. Lo ha sempre ripetuto, con lo stupore di non essere ascoltato, pur essendo lo storico un uomo di sinsitra e non cereto sospettabile di simpatie meloniane. Proprio in vista di quelle elezioni notò: “È ovvio che su alcuni giornali ci saranno ancora intellettuali che agiteranno lo spauracchio del fascismo. Ma conta che non lo facciano il capo del partito di maggioranza relativa a sinistra e il suo gruppo dirigente, insomma i big”. Fa ridere constatare che è accaduto il contrario di quanto si augurava.
Mieli smaschera e sbertuccia Pd e sinistra sul pericolo fascista
E poi arriva lo smascheramento finale da parte di Mieli. Al pericolo fascistga non ci credono nemmeno loro, sinistra e opposizioni. Il motivo è semplice, spiega Mieli, ieri come oggi: “Se ci fosse stata una minaccia fascista si sarebbero comportati in maniera diversa: si sarebbero alleati con chiunque, con Toti, Conte, con chiunque passasse per strada. Questo si fa quando c’è un vero pericolo fascista”. Invece è capitato e sta tutt’ora capitando esattamente il contrario. Già Mieli aveva tuonato nel 20220: “Penoso, resistiamo due mesi a non parlare di Storia”, disse scaraventandosi contro gli agitatori del “pericolo fascismo”. E di recente aveva sbertucciato la monomania del chiadere di dichiararsi antifascista. “Sono fesserie – disse- e non capisco perché il Pd si appresta a cavalcarle. Non fanno opposizione su cose serie”.