La sinistra vede mostri ovunque: per delegittimare Marion Maréchal dipingono Zemmour come il “male assoluto”
Amante dell’Italia, giornalista di razza, una vita a le Figaro, scrittore di bestseller da 500mila copie, polemista pungente, opinionista televisivo e radiofonico, oggi Éric Zemmour è il nuovo mostro che si aggira per l’Europa. Almeno stando al racconto della sinistra italiana che è tornata ad occuparsi del fondatore di Reconquête dopo l’annuncio dell’ingresso nell’Ecr, il movimento dei conservatori riformisti guidato da Giorgia Meloni.
I deliri della sinistra contro Zemmour e Reconquête
Pericoloso almeno quanto Orban, che è ormai il paradigma del male assoluto, Zemmour, e il suo partito che con la numero due Marion Maréchal nei sondaggi è balzato al terzo posto, è il nuovo bersaglio da demolire. Tutto pur di aggiungere nuove frecce avvelenate da scoccare contro la premier Meloni che, scava, scava, rimarrebbe una pericolosa sovranista in compagnia di pericolosi estremisti. Anche a costo di ignorare la collocazione di Reconquête nello scacchiere francese, nel mezzo tra i gollisti e il Rassemblement national di Marine Le Pen.
Prima un intellettuale oggi un mostro da demolire
La parabola di Zemmour parla chiaro: considerato un intellettuale degno di nota, magari con la provocazione sempre a portata di mano, finché non è sceso nell’agone politico nel nome di una crociata laica contro l’islamizzazione della società francese. Oggi per lui si scomodano le definizioni più tranchant: populista, razzista, xenofobo, antisemita. Per chi non va tanto per il sottile è semplicemente un portabandiera dell’estrema destra. Che sia un personaggio controverso e complicato da racchiudere in un recinto ideologico è sicuro. Ma il racconto della gauche fa acqua da tutte le parti.
Nazione e sovranità contro il declino
Lui si considera un gollista-bonapartista. Che non è propriamente una bestemmia se ci si sottrae alla stanca polemica sul cesarismo che sconfina nella dittatura. Tra le sue parole d’ordine anche la difesa dello Stato nazionale dalle spinte regionaliste (un tema molto sentito in Francia) e la sovranità come parola chiave di un moderno nazionalismo che faccia da diga alla decadenza e al declino della storia. Su tutto la forte preoccupazione che il fanatismo religioso di impronta musulmana rappresenti un pericolo globale. Tanto è bastato per confinarlo nel cerchio dei dannati accusati di razzismo e scaricargli addosso una campagna di insulti e aggressioni.
Gli attacchi dei 5Stelle, le amnesie del Pd
Dopo l’annuncio dell’ingresso di Reconquête nell’Ecr (“Il gruppo dei Conservatori e riformisti è la nostra famiglia naturale, per la battaglia contro l’immigrazione clandestina, per difendere l’identità dell’Europa, per difendere un equilibrio tra ecologia e l’esigenza economica e la sovranità nazionale, ma anche per lottare contro la propaganda Lgbt e woke”), la sinistra italiana e i giornali più schierati sono passati all’attacco. I 5Stelle hanno polemizzato su una battuta (“non c’è differenza tra Nizza e Milano”) ignorando lo straordinario amore sempre confessato per l’Italia. “È il Paese del bello”, ha detto in diverse interviste. “I paesaggi sono sublimi, le città sono magnifiche. L’Italia ha insegnato tutto alla Francia”. La distratta Pina Picierno, europarlamentare del Pd, lo ha definito “un anti-semita molto discutibile” dimenticando le sue origini ebraiche (si definisce un ebreo-berbero) e le sue denunce forti nei confronti delle crescenti aggressioni di cittadini ebrei nelle banlieu. Non a caso Zemmour è il candidato più votato dalla comunità ebraica francese. Campione di questo racconto ideologico è Massimo Giannini che, ospite di Lilli Gruber, lo ha dipinto come un personaggio inquietante, una “Vattani francese” seppure più seducente. Strumentali anche le accuse di intelligenza con Mosca. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina la condanna di Putin è stata totale, senza se e senza ma. “È stato un grande presidente – ha ripetuto Zemmour – ma ora le sue azioni sono inqualificabili”.