La miniserie Rai su Mameli premiata da ascolti e storici: esalta i valori fondanti dell’Italia
Grande successo di pubblico per la prima puntata della miniserie-evento “Mameli. Il ragazzo che sognò l’Italia”, sugli ultimi due anni di vita dell’autore dell’Inno nazionale, che ieri – lunedì 12 febbraio, in prima serata su Rai 1 – è stata vista da 4 milioni 247 mila spettatori con uno share del 23,5%, aggiudicandosi il prime time.
La Rai, in una nota, rimarca di come i telespettatori abbiano «apprezzato una storia epica che intreccia patriottismo e sentimento ed esalta la vitalità e lo slancio della giovinezza. Significativo, in questo, il seguito nelle fasce d’età 15-24 con il 26.7% degli uomini e il 26.3% delle donne».
Il link alla prima puntata della miniserie Rai
«Abbiamo avuto l’onore e il privilegio di presentare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella un racconto che esalta la memoria e i valori fondanti del nostro Paese – dichiara la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati – e ringrazio per questo bel risultato Pepito Produzioni di Agostino Saccà, il gruppo di giovani attori, i registi e gli sceneggiatori per l’entusiasmo con cui hanno affrontato questa produzione».
La soddisfazione della direttrice di Rai Fiction
Per lo storico Cosimo Ceccuti la miniserie Rai ha ricreato il clima di quella fase storica mettendo in rilievo «lo spirito di generosità e gli ideali che veramente animarono Mameli e tutta quella generazione».
Le piccole imprecisioni storiche: “Mameli era biondo con gli occhi azzurri e non moro”
Lo storico del Risorgimento e presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia ricorda all’Adnkronos che «per poter essere seguito dal pubblico non può mai essere una cosa rigorosamente fedele alla storia”. Ma “giudico in modo positivo il clima che viene creato». Al tempo stesso Ceccuti valuta in modo positivo anche il fatto di «aver reso visibile quel clima a un pubblico di non addetti ai lavori che è affascinato dalla telenovela. C’è anche, ovviamente, un po’ di feuilleton. Per quello che riguarda il destinatario finale, ovvero il pubblico, la serie però è fatta bene. Intanto si richiama il nome di un personaggio, Mameli, che la gente conosce solo per l’inno. In secondo luogo, l’altro aspetto positivo è quello di aver ricreato il clima del tempo. Inoltre, ho trovato molto felice la figura di Nino Bixio, questo genovese scanzonato e pieno di entusiasmo che era assai meno complessato di Mameli».
“Ragazzi che si sono fatti ammazzare per un ideale e non per il reddito di cittadinanza”
Secondo Ceccuti “la cosa più importante è cercare di far capire oggi come mai dei giovani di vent’anni si andavano a fare ammazzare non per chiedere il reddito di cittadinanza ma solo per agitare il nostro tricolore. Sono morti per un ideale, una cosa che oggi può sembrare ridicola perché tutto viene fatto per calcolo”. Ceccuti, però, registra anche qualche imperfezione nel racconto televisivo. «Mameli aveva degli occhi celesti bellissimi, come Garibaldi, e riccioli biondi. L’hanno fatto bruno, con gli occhi neri. Le giacche rosse indossate dagli attori non esistevano perché nel ’47 e ancora nel 1848 si utilizzavano abiti grigi e neri. Tutti erano vestiti di scuro. L’attore che ha interpretato Mameli, però, è stato molto bravo, ha dato l’idea del giovane preso dai suoi ideali. Al di là delle imperfezioni, che magari poco interessano al grande pubblico, la prima puntata mi è piaciuta», conclude Ceccuti.