“La formula pop di Sanremo? Tenere insieme i boomer agiati coi figli che fanno la trap”

12 Feb 2024 6:45 - di Vittoria Belmonte
Sanremo

Sanremo, 74% di ascolti: un record, un trionfo, un supersuccesso. E anche uno schiaffo ai critici della Rai sovranista. Merito di Amadeus, ma anche di ciò che Sanremo è ormai diventato. E’ il risultato – dice il professor Ivo Germano, docente di Sociologia dei media digitali all’Università degli studi del Molise – del “principio di inglobazione-integrazione“. Amadeus tiene tutto dentro “per non muovere niente”.  Un’eredità “pesantissima” per il suo successore. Ma alla fine sarà vero che è l’ultimo festival per lui? “Mah, alla fine potrà durare sette anni come un presidente francese, già vedo la patria che lo richiama in servizio e lui che non potrà dire di no…”.

Un Sanremo intergenerazionale

E’ stato un Sanremo “spalmato sulla intergenerazionalità. In platea la società signorile di massa che assiste compiaciuta ai suoi delfini che si esibiscono e fanno la trap”. Qual è stato il fil rouge di tutte le serate? “Questo continuo passaggio di testimone tra i boomer e i figli che rappano, con i vecchi leoni che sono poi molto più giovani degli altri”. Tipo i Ricchi e Poveri? “Loro sono pura metafisica pop. Basta vedere la clip della canzone che hanno portato a Sanremo che è una sintesi della cultura pop del Novecento”.

Geolier? Un “Ultimo più partenopeo”

Parliamo della scoperta Geolier. “Non è poi così nuovo, mi appare come un Ultimo più partenopeo. Si iscrive in una tradizione che a Sanremo si è già vista, come Fabrizio Moro che cantava “Pensa”. Siamo nell’ambito di una trasgressione conformista. I bad boys che vanno di moda. Lo stilema è quello gangsta che c’è da decenni e che a Sanremo arriva in ritardo ma Sanremo te lo fa vedere, tutta l’Italia se ne accorge ma chi va in metropolitana lo sa già…”. Quindi? “Quindi Geolier mi sembra un continuum della produzione mediale contemporanea. Avrebbe detto Battiato che è l’impero della musica che è giunto fino a noi”.

Angelina una “piccola brigantessa”

E Angelina? “Una piccola brigantessa che viene da un mondo a parte, la Lucania. Da un’Italia che non è centro, che non è connessa, che non si raggiunge facilmente. E ha fatto saltare il banco”. Ci sono polemiche sulle tre giurie però…  “Le trovo peggiori delle chiacchiere da bar sul fuorigioco, mi prende un sonno immediato, le egemonie, le contro-egemonie. Tutta roba che ormai il pop ha superato. Viviamo un’epoca che trapassa queste liturgie novecentesche da think tank, da sezione. La cultura pop gira e basta”.

I 14enni hanno fuso le sim…

“Quelli di 14 anni – continua Ivo Germano – hanno fuso le sim per portare in testa il loro beniamino e ci sono riusciti. Non ha vinto ma non fa niente. E’ arrivato secondo. Avessi potuto io a 14 anni far vincere a Sanremo Diana Est... Invece vinceva Albano. Pensa che avremmo potuto mandare in vetta Sergio Caputo, o Vasco Rossi con “Vado al massimo”. Mezza Italia lo avrebbe portato in testa. Poi certo la peristalsi dell’Italia è lenta, ci mette un po’ ma alla fine la novità viene recepita”.

Sanremo grande romanzo di iniziazione

Chi altro ti è piaciuto? “Irama. Mentre trovo stucchevole la retorica del festival vinto da una donna. Sogno un mondo dove uomini e donne non devono avere classifiche. Tre quarti della mia cultura è fondata su scrittrici e saggiste”. Ma alla fine che cos’è Sanremo? “Un grande romanzo d’iniziazione, come la vita”.

 

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